Delibera 1781 del 2015

Articolo 31, comma 4, della L.P. n. 24/91 e s.m. (Norme per la protezione della fauna selvatica e per l''esercizio della caccia): applicazione del regime di deroga di cui all''articolo 9 della direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 nei confronti del Cormorano (Phalacrocorax carbo L.) e relativa disciplina.

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
Pag. di 12 RIFERIMENTO: 2015-S044-00368

Reg.delib.n. 1781
Prot. n. 11/2015

VERBALE DI DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA PROVINCIALE

O G G E T T O:
Articolo 31, comma 4, della L.P. n. 24/91 e s.m. (Norme per la protezione della fauna selvatica e per l'esercizio della caccia): applicazione del regime di deroga di cui all'articolo 9 della direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 nei confronti del Cormorano (Phalacrocorax carbo L.) e relativa disciplina.

Il giorno 19 Ottobre 2015 ad ore 08:35 nella sala delle Sedute
in seguito a convocazione disposta con avviso agli assessori, si è riunita

LA GIUNTA PROVINCIALE

sotto la presidenza del

PRESIDENTE
Ugo Rossi

Presenti:
VICE PRESIDENTE
Alessandro Olivi

ASSESSORI
Carlo Daldoss

Michele Dallapiccola

Sara Ferrari

Mauro Gilmozzi

Tiziano Mellarini

Luca Zeni

Assiste:
IL DIRIGENTE
Giovanni Gardelli

Il Presidente, constatato il numero legale degli intervenuti, dichiara aperta la seduta
Il relatore comunica:
la legge provinciale 9 dicembre 1991, n. 24 e s.m., recante "Norme per la protezione della fauna selvatica e per l'esercizio della caccia", adeguata ai principi fondamentali stabiliti dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157 con la legge provinciale 26 agosto 1994, n. 2, prevede, all'articolo 31, comma 4, che la Giunta provinciale, su proposta del Comitato faunistico provinciale, sentito l'Osservatorio faunistico provinciale, determina, ai sensi e per i motivi di cui all'articolo 9 della direttiva 2009/147/CE del 30 novembre 2009, la cosiddetta "Direttiva Uccelli", le specie non comprese nell'allegato II della citata direttiva che eventualmente possono essere abbattute, specificando i tempi, i mezzi, gli impianti e le condizioni, nonchè le modalità di cattura e di abbattimento.
In merito alla attivazione delle deroghe di cui al citato art. 9 della Direttiva n. 2009/147/CE, viene in rilievo anche l'art. 19 bis della L. n. 157/1992 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), relativa a "Esercizio delle deroghe previste dall'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE", il quale subordina l'attivazione delle deroghe in esame all'assunzione del preventivo parere dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, ora Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ISPRA in sigla, ed esplicita il contenuto che debbono avere le medesime deroghe, tra cui vi sono le condizioni di rischio, i controlli e le forme di vigilanza a cui il prelievo è soggetto e gli organi incaricati della stessa. Sempre l'art. 19 bis attribuisce alle regioni il potere di disciplinare l'esercizio delle deroghe in parola, "conformandosi alle prescrizioni dell'articolo 9, ai principi e alle finalità degli articoli l e 2 della stessa direttiva ed alle disposizioni" della L. n. 157/1992.
Alla luce del quadro normativo descritto nonché della posizione assunta dalla Commissione europea con decisione del 28 giugno 2006, la Giunta provinciale, al fine di completare il quadro normativo provinciale, ha stabilito, con deliberazione n. 284 del 15 febbraio 2008, i criteri generali per l'applicazione dell'art. 31, comma 4, della L.P. 9 dicembre 1991, n. 24, relativo al sistema delle deroghe previste dall'art. 9 della direttiva 2 aprile 1979, n. 79/409 CEE del consiglio (ora 2009/147/CE), concernente la conservazione degli uccelli selvatici.
Ciò premesso, il Servizio Foreste e Fauna presentava al Comitato Faunistico Provinciale, nella seduta del 22 settembre 2015, la relazione "Il cormorano in provincia di Trento: proposta di attuazione del sistema di deroghe previste all'art. 9 della direttiva 2009/147/CE".
In tale documento si rappresenta l'ultimo aggiornamento dello status del cormorano rispetto al lavoro "Ipotesi di un piano d'azione per la gestione degli impatti del cormorano sulla fauna ittica del reticolo idrografico trentino" d.d. 08/10/2004, redatto dal dott. Lorenzo Betti, su incarico del medesimo Servizio Foreste e Fauna, e sottoposto alla valutazione del Comitato faunistico provinciale nella seduta del 14 febbraio 2005; in quella seduta il Comitato aveva poi formulato la propria proposta, con deliberazione 449/2005, indicando la specie, il cormorano (Phalacrocorax carbo L.), nei cui confronti dare applicazione ai disposti dell'art. 9, comma 1, della direttiva n. 79/409/CEE e da assoggettare agli interventi di cui all'art. 31, comma 4, della L.P. 24/91. La Giunta provinciale, con deliberazione n. 2174 del 14 ottobre 2005, aveva dato applicazione, in via sperimentale, all'art. 31, comma 4 della L.P. 24/91 e approvato la disciplina relativa al controllo in deroga del Cormorano (Phalacrocorax carbo L.).
Si riassumono, per completezza, i contenuti del lavoro "Ipotesi di un piano d'azione per la gestione degli impatti del cormorano sulla fauna ittica del reticolo idrografico trentino" su cui era fondata la proposta del Comitato faunistico e la decisione della Giunta Provinciale.
Esso evidenziava come, in provincia di Trento, le popolazioni di Cormorano, nel periodo di svernamento, avessero registrato una evoluzione numerica considerevole a partire dai primi anni '90, con aumento della pressione predatoria di questo uccello ittiofago. Sottolineava, inoltre, come ciò avesse comportato, in Trentino, un impatto notevole nei confronti di specie ittiche di alto valore naturalistico (Trota marmorata, Temolo e Coregone), valutando che il quantitativo prelevato dal singolo esemplare di Cormorano corrisponde ad una massa media giornaliera di 450 gr.
Secondo il medesimo documento, l'impatto del Cormorano sul patrimonio ittico va anche valutato tenendo conto particolarmente della localizzazione dei siti, oggetto di assidua e intensiva predazione da parte di questi uccelli ittiofagi, nonché della vulnerabilità delle singole specie ittiche, del loro valore biologico e della loro situazione attuale. Proponeva, quindi, un piano sperimentale per la gestione dell'impatto del Cormorano, che prevedeva, tra l'altro, azioni di dissuasione, da effettuarsi in determinati ambiti territoriali della provincia di Trento.
La relazione portata all'attenzione del Comitato Faunistico provinciale nella seduta del 22 settembre 2015, evidenziava l'evoluzione della popolazione del cormorano come risulta dai periodici monitoraggi effettuati dal personale forestale, la localizzazione delle aree di alimentazione, lo stato di avanzamento delle attività svolte a favore della conservazione ed incremento della trota marmorata, i risultati dei monitoraggi ittici condotti sui fiumi di fondovalle, l'andamento del pescato della trota marmorata a livello provinciale raffrontato con gli interventi messi in atto a tutela ed incremento di questa specie. Venivano illustrati, infine, i risultati del controllo attuato nel corso dell'ultimo quinquennio, a seguito dell'assunzione della deliberazione della Giunta provinciale n. 2218 del primo ottobre 2010.
Di seguito si riporta una sintesi dei contenuti della relazione.
Il numero di cormorani svernanti nel periodo di massima presenza (dicembre-gennaio) si è stabilizzato intorno ai 500 individui. Nello stesso periodo, i cormorani in alimentazione sono in numero leggermente maggiore di quelli svernanti, a causa delle giornaliere migrazioni dai dormitori siti nelle province limitrofe.
Le azioni di controllo attuate non pare abbiano influenzato il numero dei cormorani svernanti, che si è mantenuto pressochè costante negli ultimi 5 anni; hanno, però, influito sulla distribuzione e nella selezione dei siti di alimentazione. E' stata osservata, infatti, la diminuzione del numero di cormorani in alimentazione sulle acque correnti rispetto a quelli in alimentazione nelle acque ferme.
Le indagini condotte confermano, comunque, la varietà dei siti di alimentazione selezionati dal cormorano.
In particolare, i monitoraggi diurni estesi a tutto il territorio provinciale hanno confermato che la dispersione dei cormorani dai dormitori segue il corso dei fiumi principali: Adige, Noce, Avisio, Sarca, Chiese, Brenta, sui quali, o sui laghi presenti lungo il loro corso, trovano alimento. I laghi giocano un ruolo importante nell'alimentazione dei cormorani: oltre al lago di Garda, i principali sono: il bacino artificiale di Santa Giustina, formato dal Noce; il lago di Caldonazzo, sorgente del Brenta; il lago di Ponte Pià, formato dal Sarca, il lago di Ledro, i laghi di Toblino, S. Massenza e Cavedine, poco distanti dal fiume Sarca, Molveno. A questi, generalmente non soggetti a gelare, si aggiungono altri laghi: Stramentizzo, Terlago, Madrano, Canzolino, Lases frequentati soprattutto nella prima parte della stagione, quando sono liberi dai ghiacci. Presso alcuni laghi si sono formati nell'ultimo quinquennio dei dormitori, la cui frequentazione è variabile anche in dipendenza delle condizioni climatiche: Ledro, Stramentizzo, Terlago, Molveno, Mollaro.
Benchè la frequentazione delle acque correnti mostri una tendenza alla diminuzione, a favore delle acque ferme, è, comunque, ancora robusta la pressione predatoria a carico delle popolazioni ittiche dei fiumi e torrenti di fondovalle, in particolare nella prima parte della stagione di svernamento, fin verso dicembre, nel periodo di riproduzione della trota marmorata.
Se, in linea generale, lo stato di conservazione delle specie ittiche delle acque ferme non è motivo di preoccupazione, diversa è la situazione delle popolazioni di trota marmorata, specie compresa nell'allegato II della direttiva "habitat". A favore di questa specie, l'Amministrazione provinciale ha posto in atto molteplici azioni per la sua conservazione ed incremento, in particolare a seguito della revisione della carta ittica provinciale del 2001, dove si evidenziava la sua forte contrazione numerica ed anche territoriale dovuta a vari fattori: modificazioni del suo habitat -artificializzazione e banalizzazione degli alvei fluviali, inquinamenti, riduzione delle portate d'acqua per gli usi multipli della risorsa idrica- ma anche la sovrapposizione con la trota fario che ha innescato fenomeni di regressione genetica.
Al fine di garantire la conservazione della marmorata, la carta ittica ha dettato, quindi, gli indirizzi che hanno trovato esplicazione nel "Piano speciale per la trota Marmorata". Esso definisce le strategie per la conservazione, il recupero genetico e le misure urgenti da intraprendere per il ripopolamento delle acque libere vocate a questa specie. Tale Piano costituisce pertanto la pianificazione di settore delle azioni da attuare a breve e medio periodo esclusivamente per il Salmo (trutta) marmoratus.
Riguardo lo stato di attuazione del progetto si riportano in sintesi le seguenti informazioni.
Il Servizio Foreste e Fauna ha effettuato, a sostegno della trota marmorata, significativi investimenti che hanno riguardato la costruzione di 16 impianti ittiogenici per la moltiplicazione delle linee genetiche di trota marmorata locali. Gli impianti ~ comprendenti pescicolture a ciclo completo, impianti per le fattrici, avannotterie e incubatoi ~ sono gestiti dalle Associazioni pescatori con il coordinamento e l'assistenza tecnica del Servizio Foreste e Fauna, nel rispetto di un apposito "Protocollo di conduzione degli impianti ittiogenici gestiti dalle Associazioni pescatori per il ripopolamento delle acque libere" approvato con determinazione del dirigente n. 647 del 22 dicembre 2006.
Ogni bacino idrografico provinciale (Adige, con i suoi affluenti Noce e Avisio; Sarca; Chiese; Brenta, con i suoi affluenti Cismon e Vanoi), è servito da almeno due impianti ittiogenici che consentono una coltivazione a marmorata in maniera diffusa ed omogenea su tutto l'areale della specie.
In tali impianti, nell'autunno 2014, sono state prodotte oltre 4.000.000 uova, mentre durante il medesimo 2014 sono stati immessi nelle acque pubbliche circa 2.500.000 avannotti e trotelle, che confermano l'impegno nei confronti di questa specie. Per confronto, si evidenzia che nel 2010, le uova prodotte erano meno di 2.000.000 e le immissioni hanno riguardato circa 1.500.000 di avannotti e trotelle.
Parallelamente alle attività di sostegno alla riproduzione, l'Amministrazione provinciale è intervenuta con misure di protezione e di limitazione dei prelievi: in particolare, con Decreto del presidente della Giunta provinciale 22 marzo 2004, n. 3-13/leg, il numero di catture giornaliere di trota marmorata è stato limitato a due e la misura minima legale da 25 è stata portata a 40 cm per i fiumi Adige e Brenta e a 35 cm in tutti gli altri corsi d'acqua.
Nella salvaguardia della trota marmorata e, più in generale, della fauna ittica, l'Amministrazione provinciale interviene nel ripristino e conservazione degli habitat. Sono ormai prassi comune, negli interventi di sistemazione idraulica dei corsi d'acqua, il ripristino della continuità fluviale (attraverso la realizzazione di rampe di risalita), di rilascio o ripristino della vegetazione ripariale, di modellazione degli alvei secondo morfologie naturaliformi e funzionali al mantenimento della più ampia variabilità compatibile con le esigenze di sicurezza idraulica.
Sul fronte delle portate, dopo gli accordi del 2000, che prescrivevano il rilascio a valle dei bacini idroelettrici di una portata di rispetto pari a 2 litri per km quadrato di bacino sotteso, dal primo gennaio 2009 i deflussi minimi vitali sono stati adeguati ai nuovi valori previsti dal Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche, più elevati e commisurati alle caratteristiche idrologiche dei corsi d'acqua sottesi dalle derivazioni.
Anche a seguito dei maggiori rilasci, la qualità dell'acqua è migliorata nel corso degli anni: la realizzazione degli impianti di depurazione, prima in Trentino poi anche in Alto Adige, e l'aumentata attenzione alla prevenzione di fenomeni di inquinamento ha portato l'indice IBE ad un generale miglioramento.
Infine, a seguito dell'approvazione dell'aggiornamento della carta ittica, sono stati predisposti i piani di gestione della pesca, strumenti attuativi, calati nella realtà dei singoli corsi d'acqua, dei principi generali definiti nella carta ittica medesima. In totale sono stati predisposti 179 piani per le acque correnti e 58 per le acque ferme. Sulla base dello stato reale dei popolamenti, definiti con i monitoraggi, i Piani danno indicazioni vincolanti per il ripristino dei popolamenti ittici in sintonia con le caratteristiche dell'ambiente. Nelle acque rientranti nella Zona della marmorata i ripopolamenti sono effettuati con trota marmorata di cui è indicato il numero di uova embrionate o avannotti che si consiglia di immettere per metro quadrato di alveo bagnato. A tal proposito si è tenuto conto della disponibilità di materiale ittico geneticamente qualificato prodotto negli impianti ittiogenici gestiti dalle Associazioni pescatori.
Sotto l'aspetto dei miglioramenti ambientali, i piani indicano puntualmente le opere necessarie a tale scopo, discusse e concordate con la struttura competente in materia di sistemazioni idrauliche, che le realizza nell'ambito delle sue attività istituzionali.
Nei piani sono inoltre segnalate le più significative aree di riproduzione.
Secondo i Piani di gestione della pesca, rientrano nella zona della marmorata 540 km di fiumi e torrenti di fondovalle distribuiti nei diversi bacini idrografi.
A fronte degli sforzi intrapresi, uniti alle azioni di contenimento e prevenzione dei danni del cormorano attuata nell'ultimo quinquennio a seguito dell'assunzione della deliberazione della Giunta Provinciale n. 2218 del primo ottobre 2010, si è assistito ad una ripresa localizzata delle popolazioni di trota marmorata.
Le popolazioni provinciali di trota marmorata, però, necessitano del proseguimento di tutte le azioni di sostegno già attuate. Per questa specie, infatti, si ritiene fondamentale, oltre agli interventi di ripristino ambientale e di miglioramento qualitativo delle acque, già in atto, operare anche nei confronti dei predatori naturali, segnatamente il cormorano, la cui presenza costituisce un elemento di interferenza negativa sulla dinamica delle popolazioni ed un ostacolo alla loro ripresa, al fine di porre in essere un'adeguta azione di tutela, a completamento dei progetti di conservazione e reintroduzione in esecuzione. In particolare, sulla scorta delle esperienze attuate, si ritiene necessario continuare con le azioni di disturbo accompagnate da prelievi rafforzativi sulle aree di alimentazione coincidenti con siti di particolare importanza per la salvaguardia della trota marmorata, con la finalità di allontanare il cormorano da queste aree verso zone di alimentazione, i laghi o altre acque popolate da pesci che non destano preoccupazione di tipo conservazionistico, rafforzando la tendenza già riscontrata nel passato quinquennio.
Con nota n. 363195 del 13 luglio 2015, il Servizio Foreste e fauna ha chiesto all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) il parere sulla proposta di attivazione del controllo dei danni da cormorano al fine di mitigarne l'impatto negativo sulle popolazioni di trota marmorata, ai sensi dell'art. 9, comma 1, lettera a), quarta alinea, della direttiva 2009/147/CE, da attuarsi con le modalità sopra accennate e già attuate precedentemente: dissuasione mediante disturbo acustico e abbattimenti rafforzativi sulle aree di alimentazione di maggior pregio ittiofaunistico, con esclusione delle aree protette, delle zone a pesca facilitata e dei laghi, i quali, costituendo le aree di alimentazione del cormorano alternative alle acque in cui alligna la marmorata, rappresentano il perno su cui si fonda la strategia del controllo. Rispetto alla precedente disciplina, fermi restando i principi, quella prospettata ad ISPRA è stata meglio tarata, in termini di ambiti di intervento e abbattimenti, sulla base della dinamica della popolazione riscontrata nel passato quinquennio.
ISPRA ha espresso il parere di competenza con nota n. 35688/T-A16 del 6 agosto 2015. In particolare l'Istituto, nel dare parere favorevole all'attivazione del controllo ai fini della protezione della trota marmorata, ha accolto le proposte del Servizio Foreste e Fauna sulle zone e sul numero di abbattimenti, definendo il periodo di intervento fra il primo ottobre e il 15 marzo. Ha, inoltre, sottolineato che:
le aree di intervento dovranno essere caratterizzate da assenza di immissioni di specie alloctone e di individui di trota fario, considerata una delle cause del cattivo stato di conservazione della trota marmorata a causa dell'ibridazione fra le due specie;
le azioni di controllo mediante abbattimento non dovranno essere esercitate in corrispondenza dei dormitori o a una distanza inferiore a 300 m da questi;
a cadenza annuale, a chiusura delle attività di controllo e di monitoraggio, dovrà essere inviata a ISPRA la rendicontazione delle attività svolte e la contestuale richiesta di attuazione del controllo nella stagione successiva con riferimento al parere emesso con la nota citata per l'impostazione generale delle attività, che considera valida per 5 anni. Sulla base della rendicontazione, ISPRA procederà alle valutazioni di competenza, emettendo il parere sulla prosecuzione del controllo;
al termine dei cinque anni, dovrà essere effettuata una valutazione complessiva dell'efficacia del piano di controllo in termini di raggiungimento degli obiettivi di conservazione.
L'Osservatorio faunistico provinciale, attivato per l'espressione del parere di competenza nella seduta del 15 settembre 2015, ha analizzato la questione ed espresso parere favorevole sulla strategia proposta per il controllo dei danni da cormorano, che, in analogia con quanto espresso da ISPRA, considera valida per un periodo di 5 anni.
Il Comitato Faunistico provinciale nella seduta del 22 settembre 2015, con propria deliberazione n. 676, ha, quindi, formulato la propria proposta indicando la specie nei cui confronti dare applicazione ai disposti del precitato articolo 9, comma l, della direttiva n. 2009/147/CE.
In particolare, il Comitato Faunistico, tenuto conto degli elementi conoscitivi portati dal Servizio Foreste e Fauna, sopra riassunti, ribadita la validità del documento "Ipotesi di un piano d'azione per la gestione degli impatti del cormorano sulla fauna ittica del reticolo idrografico trentino", valutata l'evoluzione dello stato delle popolazioni di cormorano intercorse negli ultimi anni, non solo a livello provinciale, ma a livello europeo, valutati gli impatti sulla fauna ittica di elevato pregio naturalistico, ha ritenuto di individuare, quale specie da assoggettare agli interventi di cui all'art. 31, comma 4 della L.P. n. 24/91, il Cormorano (Phalacrocorax carbo L.).
Considerati gli atti di cui sopra, si è giunti, per le motivazioni riportate a seguire e comunque per le motivazioni contenute nei predetti singoli atti, alla disciplina di deroga di seguito specificata, in aderenza ai criteri per l'applicazione dell'art. 31, comma 4, della legge provinciale n. 24/91, approvati con deliberazione della Giunta provinciale n. 284 del 15 febbraio 2008.
Si dà in particolare applicazione al regime di deroga previsto dall'articolo 9, comma 9, lettera a), della più volte citata direttiva n. 2009/147/CE, risultando, infatti, l'intervento proposto conforme anche alle ragioni indicate alla precitata lettera a), quarta alinea (per la protezione della fauna).
Circa gli elementi richiesti dal comma 3 dei criteri approvati con la deliberazione 284, si specifica quanto segue.
1. Specie che può essere catturata o abbattuta in applicazione delle deroghe previste all'art. 9 della citata direttiva.
Per quanto concerne le specie per le quali si propone l'applicazione del regime di deroga, ci si riferisce unicamente al Cormorano (Phalacrocorax carbo L.). Si tratta, infatti, di specie ad ampia distribuzione, gregaria, caratterizzata da una rapida evoluzione numerica positiva, che non risulta essere inserita nell'elenco delle specie cacciabili sia a livello nazionale, articolo 18 della L. n. 157/92, che provinciale, articolo 29 della L.P. n. 24/91 e s.m., ed è assente dall'allegato II della direttiva n. 2009/147/CE, comprendente le specie cacciabili con riferimento ai singoli stati membri.
2. Specifiche motivazioni riguardo alle finalità che giustificano le deroghe nei casi previsti dall'art. 9 della direttiva 2009/147/CE.
Risulta fondamentale per il recupero delle popolazioni di trota marmorata, oltre agli interventi di ripristino ambientale e di miglioramento qualitativo delle acque, operare anche nei confronti dei predatori naturali di detta specie, la cui presenza costituisce un elemento di interferenza negativa sulla dinamica delle sue popolazioni ed un ostacolo alla loro ripresa, al fine di porre in essere un'adeguata azione di tutela, a completamento dei progetti di conservazione e reintroduzione in esecuzione.
3. Specifiche motivazioni riguardo all'assenza di altre soluzioni soddisfacenti.
Occorre rilevare che allo stato attuale non vi sono altre soluzioni soddisfacenti per perseguire lo scopo illustrato, tenuto conto delle caratteristiche etologiche della specie ed in particolare della sua gregarietà, nonché della scarsa efficacia dei sistemi di disturbo basati esclusivamente su mezzi meccanici, acustici o di altra natura rilevata nel corso degli anni.
4. Obiettivi concreti perseguiti.
La disciplina proposta mira all'allontanamento del cormorano dai siti da tutelare perché popolati dalla trota marmorata, specie ittica di pregio e compresa nell'allegato II della direttiva "Habitat", allo scopo di prevenire e limitare localmente i danni a suo carico, e consiste in un intervento di disturbo durante la fase di alimentazione diurna, attraverso colpi di fucile a salve, consentendo, inoltre, prelievi in un numero limitato e definito di esemplari di Cormorano, in condizioni rigorosamente controllate, con mezzi selettivi, diretti a rafforzare l'azione di disturbo e di dissuasione nella fase di alimentazione.
5. I mezzi di abbattimento
Per quanto concerne i mezzi utilizzabili, volendo assicurare forme selettive di prelievo ed escludere catture o abbattimenti di massa, si prescrive il fucile con canne ad anima liscia di calibro non superiore a 12 nel rispetto dei disposti di cui all'art. 13 della L. n. 157/92, articolo cui rinvia l'articolo 25 della L.P. n. 24/91 e s.m.
L'azione di disturbo, invece, verrà svolta mediante emissione sonora utilizzando fucili a salve, alla sola presenza di esemplari di Cormorano.
6. Circostanze di luogo e di tempo.
Alla luce dei dati riferiti ai monitoraggi, eseguiti sui dormitori e sulle aree di alimentazione, nel periodo compreso tra ottobre e aprile, condotti dal personale forestale, in provincia di Trento, la presenza della specie è, principalmente, localizzata nei seguenti tratti di pregio ittiofaunistico, distinti per corpo idrico, con problemi di impatto delle popolazioni di Cormorano sulla trota marmorata:

Corso d'acqua
Proposta tratti di controllo

Fiume Adige
Dal confine con prov. di Bolzano al P.te della Cacciatora di S. Michele

Dal P.te della Ferrovia in Comune di S. Michele alla confluenza del Vela

Dalla confluenza del Fersina alla confluenza del Rio Cavallo

Dalla confluenza del Rio Cavallo alla confluenza del Rio Coste

Dalla diga di Mori alla confluenza del torrente Ala

Dalla diga di Ala a Borghetto (confine provinciale)

Torrente Avisio
Dalla Serra di S. Giorgio, in comune di Lavis, a diga di Stramentizzo (con l'esclusione del tratto compreso fra la confluenza del rio Regnana e il depuratore di Faver)

Dal lago di Stramentizzo escluso alla confluenza del torrente Travignolo

Fiume Noce
Dalla Rocchetta alla confluenza in Adige

Dalla Rocchetta alla diga di S. Giustina

Dal lago di S. Giustina (escluso) a Ossana

Fiume Chiese
Dalla diga di ponte Morandin alla foce nel lago d'Idro (con esclusione dei seguenti tratti: dallo scarico della centrale di Storo per 500 m a monte e 500 m a valle; a monte dell'attraversamento dell'acquedotto di Daone fino alla diga di ponte Morandin)

Fiume Sarca
Dalla confluenza del Sarca di Genova alla confluenza dell'Arnò (con esclusione dei seguenti tratti: dal ponte di Villa Rendena a monte per 450 m; dalla briglia ferma tronchi a Strembo a monte per 650 m; da ponte di S. Vigilio a Tione per 300 m a valle)

Dalla confluenza dell'Arnò al lago di Ponte Pià (con esclusione, oltre del lago, del seguente tratto: dal ponte di Ragoli a valle per 600 m e a monte dello stesso fino alla presa della pescicoltura Bolza)

Dalla diga di ponte Pià al Rio Bondai (con esclusione del seguente tratto: dal ponte di Stenico a monte per 200 m e a valle dello stesso fino alla passerella in legno)

Dal ponte del Gobbo al ponte di Drò (con esclusione dei seguenti tratti: dalla briglia a valle del ponte del Gobbo alla traversa della presa VAS presso Pietramurata; dal ponte della variante di Dro al ponte di Dro)

Dal ponte di Drò alla confluenza nel Garda (con esclusione del seguente tratto: dal ponte di Arco alla traversa presso lo stabilimento Aquafil)

Torrente Fersina
Dal cavalcavia della SS 47 al confine col comune di Civezzano

Fiume Brenta
Dalla confluenza del Moggio al confine di provincia

I siti elencati sono quelli ritenuti fondamentali per la trota marmorata: essi comprendono gran parte dei fiumi e torrenti di fondovalle, con esclusione dei tratti che si trovano oltre il raggio d'azione del cormorano finora verificato o nei quali esso finora si è presentato in maniera sporadica e con scarso numero di individui. I tratti selezionati hanno una lunghezza complessiva di circa 250 km, la metà della lunghezza totale degli ecosistemi a marmorata. Pertanto, nelle predette aree, con esclusione delle zone protette, dei dormitori eventualmente presenti e delle zone a pesca facilitata, si intende attivare il sistema delle deroghe in oggetto per 5 stagioni consecutive a partire dalla presente, nel periodo dal primo ottobre al 15 marzo, tutti i giorni della settimana ad esclusione del martedì e del venerdì, nell'orario compreso fra l'alba e il tramonto; ciò anche al fine di agevolare l'attività di controllo da parte del personale di vigilanza, impegnato anche negli ordinari controlli sulla attività venatoria.
Si specifica che le attivazioni successive a quella del 2015 saranno subordinate all'eventuale parere positivo che ISPRA emetterà a seguito della trasmissione della rendicontazione annuale delle attività svolte.
7. Condizioni di rischio per le specie oggetto di deroga, nonché per le altre specie.
Attraverso prelievi di quantità definite e limitate, da un lato, non si incide significativamente sui livelli di conservazione del cormorano, che, come già detto, è ampiamente diffusa, consentendo un locale intervento di salvaguardia della trota marmorata; dall'altro, si assicura il mantenimento di un prelievo contenuto in termini quantitativi e controllato sulla base di una rigorosa disciplina, al solo scopo di rafforzare l'attività di disturbo.
Poiché l'iniziativa verrà attuata prima dell'inizio dell'attività riproduttiva e, comunque, con esclusione delle acque ferme, essa non comporta interferenze con fasi biologiche delicate per altre specie faunistiche. Inoltre, ogni azione di dissuasione o abbattimento avverrà solo in presenza di cormorani posati sull'acqua o in evidente attività di pesca, al di fuori dei dormitori e delle aree a qualunque titolo protette.
8. Il numero dei capi giornalmente e complessivamente prelevabili nel periodo.
Al fine di assicurare un prelievo controllato a carico della predette specie, si introduce un contingentamento giornaliero e stagionale massimo.
Si propone, infatti, un numero massimo di 375 esemplari di Cormorano da prelevare complessivamente nel periodo primo ottobre 2015-15 marzo 2020, con un numero massimo di 75 abbattimenti a stagione. Si propone inoltre un numero massimo di capi da prelevare stagionalmente per ciascuna area, diverso secondo il maggior tasso di frequentazione del sito da parte del Cormorano, come emerge dai risultati dei monitoraggi condotti.
Si propone, infine, un ulteriore contingente giornaliero massimo di due cormorani per area.
I prelievi rafforzativi andranno effettuati dopo un congruo periodo di dissuasione, comunque non inferiore ad una settimana.
Ciò assicura di intercalare, in modo adeguato, l'azione di disturbo con il prelievo rafforzativo, anche al fine di evitare un rischio ad altre specie, e di concentrare l'intervento nel periodo di massima presenza del Cormorano.
Per quanto concerne le condizioni e le modalità del prelievo, proprio in relazione all'erratismo che caratterizza le popolazioni della specie in questione, gli interventi di prelievo potranno essere esercitati, sia in forma vagante che da appostamento, unicamente all'interno delle zone indicate, localizzate prevalentemente lungo le principali aste fluviali del reticolo idrologico provinciale.
Non si ritiene, invece, di autorizzare in via generale l'uso di strumentazioni o di impianti particolari di cattura o di dissuasione, tenuto anche conto della scarsa selettività specifica dei medesimi in relazione all'esigenza primaria di tutela del patrimonio faunistico. Ciò in conformità a quanto previsto dall'articolo 8 della medesima direttiva n. 2009/147/CE.
9. I controlli e le forme di vigilanza cui il prelievo è soggetto e gli organi incaricati della stessa.
Trattandosi di attività eccezionale, si ritiene opportuno introdurre l'obbligo della preventiva denuncia di uscita al personale di vigilanza, da effettuarsi secondo le modalità, in quanto applicabili, previste dalle prescrizioni tecniche per l'esercizio della caccia in provincia di Trento vigenti, adottate dal Comitato Faunistico, secondo un apposito modello predisposto dal Servizio Foreste e Fauna.
Tutto ciò in considerazione del fatto che, in tal modo, anche alla luce dell'esperienza acquisita nel corso delle passate stagioni, si hanno ampie garanzie che l'intervento previsto ai sensi dell'articolo 31, comma 4 della L.P. n. 24/91 e s.m. si svolga secondo una rigorosa regolamentazione delle attività e dei comportamenti, entro canoni sperimentati ed in grado di assicurare un giusto equilibrio ed un contemperamento dell'obiettivo preminente della conservazione della fauna.
Al fine di assicurare adeguati livelli di controllo e monitoraggio dei prelievi, si ritiene di prevedere che, a fine giornata, i capi di cormorano abbattuti dovranno essere annotati, sull'apposita scheda di abbattimento, predisposta dal Servizio Foreste e Fauna. La scheda di abbattimento va imbucata secondo le modalità previste dalle citate prescrizioni tecniche per l'esercizio della caccia; mentre, gli esemplari di cormorano abbattuti sono consegnati al personale di vigilanza, per il successivo inoltro al Servizio Foreste e Fauna, che decide la loro destinazione.
Ciò, evidentemente, consente anche di avere a disposizione dei dati per valutare l'efficacia degli interventi e la loro compatibilità con le esigenze di conservazione.
Infine, l'attività di prelievo rafforzativo del disturbo sarà condotta nel rispetto della salute e l'incolumità pubblica, applicando il divieto di cui all'art. 38, comma 1, lettera e) della L.P. n. 24/1991.
10. I soggetti incaricati al prelievo in deroga.
Valutata altresì la difficoltà di far intervenire il personale del Corpo Forestale provinciale, il quale verrebbe distolto dai compiti di istituto, con pregiudizio della vigilanza sul territorio, nonché di attivare un sistema di autorizzazione nominativa, tenuto anche conto dello scarso interesse della componente venatoria nei confronti di interventi simili, si ritiene di poter coinvolgere, sul piano meramente teorico e potenziale, tutti i soggetti in possesso dei requisiti di cui all'art. 22 della L.P. n. 24/91 e s.m., che abbiano seguito un apposito corso di formazione, organizzato dal Servizio Foreste e Fauna.

Pertanto, per le motivazioni rappresentate si propone per l'approvazione la disciplina di controllo in deroga sopra delineata e specificata nell'allegato A alla presente deliberazione quale parte integrante e sostanziale.
Pare, infine, opportuno prevedere che il Servizio Foreste e Fauna possa adottare, ove necessario, ulteriori misure operative di dettaglio, a completamento eventuale della disciplina sopra esposta.
Si osserva, da ultimo, che la disciplina elaborata prevede esclusivamente l'esercizio della azione di abbattimento nei siti di elevato pregio ittiofaunistico, che presentino problemi di impatto delle popolazioni di Cormorano sulla trota marmorata, e che sono prescritti adempimenti a carico dei controllori, finalizzati anche al monitoraggio e alla valutazione dell'efficacia dell'azione di controllo.

Tutto ciò premesso,

LA GIUNTA PROVINCIALE

- vista la legge provinciale 9 dicembre 1991, n. 24, recante "Norme per la protezione della fauna selvatica e per l'esercizio della caccia" e successive modificazioni e, in particolare, l'art. 31, comma 4;
- vista la legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per, il prelievo venatorio", ed in particolare l'art. 19 bis (Esercizio delle deroghe previste dall'art. 9 della direttiva 79/409/CEE);
- vista la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 n. 2009/147/CE concernente la conservazione degli uccelli selvatici, ed in particolare l'articolo 9, comma 1, lettere a), quarta alinea;
- vista la proposta di deliberazione formulata dal Comitato faunistico provinciale in data 22 settembre 2015, formalizzata con la deliberazione n. 676 del medesimo organo;
- visto il parere dell'Osservatorio faunistico provinciale espresso nella seduta del 15 settembre 2015;
- visto il parere favorevole dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale espresso con nota n. 35688/T-A16 del 6 agosto 2015 e considerate le prescrizioni in esso contenute, con particolare riguardo alla necessità di subordinare l'attivazione annuale del controllo al parere positivo del medesimo;
- viste, per quanto applicabili, le Prescrizioni tecniche 2015/2016 per l'esercizio della caccia in provincia di Trento di cui alla delibera del Comitato Faunistico Provinciale n. 665 di data 23 aprile 2015;
- vista la propria deliberazione n. 284 del 15 febbraio 2008
- vista la propria deliberazione n. 2218 del primo ottobre 2010;
- visti gli altri atti citati in premessa;
- udita la relazione, considerate e condivise le proposte e le motivazioni tecniche ivi formulate;
con voti unanimi espressi nelle forme di legge

delibera

di dare applicazione per le motivazioni esposte in premessa, all'articolo 31, comma 4 della L.P. n. 24/91 e s.m. e di approvare la disciplina relativa al controllo in deroga del Cormorano (Phalacrocorax carbo L.) specificata nell'allegato A, che costituisce parte integrante e sostanziale della presente deliberazione;
di stabilire che la disciplina di cui all'allegato A ha validità per 5 stagioni autunno-invernali a partire dalla presente, quindi fino alla stagione 2019-2020, al termine delle quali dovrà essere predisposta una valutazione complessiva dell'efficacia del piano di controllo in termini di raggiungimento degli obiettivi di conservazione;
di stabilire che, per la sola stagione 2015-2016, la disciplina specificata nell'allegato A. è attivata a partire dalla data di adozione della presente deliberazione;
di stabilire che le attivazioni del piano di controllo successive a quella della stagione 2015-2016, sono subordinate al parere positivo che l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale potrà emetterà a seguito dell'invio delle rendicontazioni annuali delle attività di controllo predisposte dal Servizio Foreste e Fauna;
di demandare le attivazioni annuali, a seguito di parere positivo di ISPRA, nonché la definizione degli abbattimenti massimi per area, entro il limite massimo di 75 capi annui, fissato dalla presente disciplina, ad un provvedimento del Servizio Foreste e Fauna;
di dare atto che rimangono valide le abilitazioni al controllo del cormorano conseguite ai sensi e per gli effetti delle proprie deliberazioni n. 2174 del 14 ottobre 2005, n. 2625 del 17 ottobre 2008, n. 2341 del 2 ottobre 2009 e n. 2218 dell'1 ottobre 2010;
di pubblicare la presente deliberazione sul sito istituzionale della Provincia Autonoma di Trento.

FB