Determinazione 556 del 2016 adottata da S044 - SERVIZIO FORESTE E FAUNA

Approvazione del nuovo manuale "Linee tecniche per pianificazione forestale aziendale", ai sensi dell''articolo 9 comma 3 del D.P.P. n. 35 del 26 agosto 2008.

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
Prot. n.
DETERMINAZIONE DEL DIRIGENTE N. 556 DI DATA 19 Dicembre 2016
SERVIZIO FORESTE E FAUNA
OGGETTO:
Approvazione del nuovo manuale "Linee tecniche per pianificazione forestale aziendale", ai sensi
dell'articolo 9 comma 3 del D.P.P. n. 35 del 26 agosto 2008.
RIFERIMENTO : 2016-S044-00606
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La legge provinciale 23 maggio 2007 n. 11 prevede all'articolo 57 che i beni silvo pastorali
vengano gestiti in base a piani semplificati di coltivazione o a piani di gestione forestale a carattere
aziendale. Tali elaborati, obbligatori per le proprietà dei comuni e degli altri enti pubblici, per le
proprietà private sono facoltativi, ancorché limitatamente alle proprietà che raggiungono una
estensione minima di 100 ettari o di 50 ettari accorpati.
Essi rappresentano gli strumenti principali per l'individuazione e il coordinamento di tutti gli
interventi di gestione e valorizzazione delle proprietà silvo pastorali e dei prodotti delle stesse e
vengono approvati dalla struttura provinciale competente in materia di foreste con le procedure
definite dal regolamento D.P.P. n. 35 del 26 agosto 2008.
Tale regolamento, all'articolo 9, prevede che, al fine di assicurare una metodologia comune,
la struttura provinciale competente in materia di foreste definisca, anche attraverso manuali a
carattere tipologico o esplicativo, indirizzi e livelli qualitativi e di analisi minimi omogenei, a
supporto dei proprietari nella compilazione dei piani aziendali e dei piani semplificati.
La necessità di mantenere delle modalità omogenee nella redazione dei piani aziendali è
indispensabile anche in vista della informatizzazione e gestione unitaria della grande mole di dati
contenuti nella pianificazione di tipo assestamentale, che contribuisce in maniera significativa al
sistema informativo forestale e montano previsto dall'articolo 5 della L.P. 23 maggio 2007.
Una prima versione degli standard di redazione per i piani aziendali forestali era stata redatta
nel novembre 2009 ed approvata con determinazione n. 509 di data 17 dicembre 2009 del Dirigente
del Servizio Foreste e fauna.
Successivamente, con determinazione 557 di data 22 dicembre 2010, è stato approvato un
primo aggiornamento, con il manuale "Linee tecniche per la redazione dei piani di gestione
forestale aziendale e dei piani semplificati di coltivazione".
Un secondo aggiornamento è stato approvato con determinazione 146 del 21 marzo 2013.
Con la presente determinazione viene approvato il terzo aggiornamento del manuale, che
mantenendo l'impianto generale del documento precedente, integra alcune modifiche che
riguardano in particolare il riferimento al Sistema Informativo per la Pianificazione Aziendale
Trentina (SIGFAT) e le procedure di collaudo dell'inventario dendrometrico, in un'ottica di
miglioramento della metodologia alla luce dell'esperienza maturata, nonché altre correzioni
secondarie.
Per quanto attiene al Sistema Informativo della Pianificazione Aziendale Trentina, utilizzato
e migliorato ormai da alcuni anni, viene confermato come il metodo esclusivo per lo scambio di dati
e strati informativi nelle diverse fasi di revisione o prima redazione dei piani, in quanto automatizza
i controlli di coerenza topologica dei dati e mantiene traccia di tutti gli scambi nelle varie fasi di tale
complessa procedura, consentendo il monitoraggio delle tempistiche.
Vengono inoltre modificate le procedure di collaudo dell'inventario dendrometrico,
prevedendo un collaudo a campione sulle proprietà di minori dimensioni, ampliando l'intervallo che
consente il superamento del test di collaudo rispetto ai rilievi di controllo a campione e definendo
una procedura alternativa per la chiusura del piano, nel caso di due collaudi negativi successivi.
Tutto ciò premesso,
IL DIRIGENTE
¿ visto l'articolo 5 e l'articolo 57 della L.P. 23 maggio 2007, n. 11 "Governo del territorio forestale e
montano, dei corsi d'acqua e delle aree protette ";
¿ visto l'articolo 9 del D.P.P. n. 35 del 26 agosto 2008 "Regolamento concernente la procedura di
approvazione dei piani forestali e montani, dei piani di gestione forestale aziendale e dei piani
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semplificati di coltivazione e dei piani degli interventi d'interesse pubblico nonché del piano per
la difesa dei boschi dagli incendi (articoli 2, 6, 57, 85 e 86 della legge provinciale 23 maggio
2007 n. 11)"
DETERMINA
1. di approvare il manuale "Linee tecniche per la pianificazione forestale aziendale" che
costituisce parte integrante della presente determinazione;
2. di trasmettere copia della presente determinazione all'Ordine degli Agronomi e Forestali
della Provincia di Trento;
3. di pubblicare il manuale "Linee tecniche per la pianificazione forestale aziendale" sul sito
del Servizio Foreste e fauna della Provincia Autonoma di Trento.
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001 Linee tecniche per la pianificazione forestale aziendale
Elenco degli allegati parte integrante
IL DIRIGENTE
Maurizio Zanin
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SOMMARIO
PREMESSA........................................................................................................................................... 5
CONTENUTI DEI PIANI DI GESTIONE..................................................................................................... 7
PrimapParte-Iinquadramentogenerale. .......................................................................................................9
Seconda - funzionale.................................................................................................11
Funzione protettiva. ........................................................................................................................11
Funzione ambientale.......................................................................................................................11
Funzione di produzione legnosa. ......................................................................................................12
Funzione pascoliva. ........................................................................................................................14
Funzione turistico ricreativa.............................................................................................................14
Funzione paesistica. .......................................................................................................................15
Funzione scientifica........................................................................................................................15
Funzione faunistica.........................................................................................................................15
Funzione storico-culturale. ..............................................................................................................15Tterza -AanalisSicolturale epProgrammazionegesStionale. ........................................................................17
Analisi di compresa .......................................................................................................................19
Sintesi di piano .............................................................................................................................20
Registrazione utilizzazioni ed interventi............................................................................................21Qquarta -GgesStionedeipPasScolie delle malghe. .....................................................................................29
Generalità sui pascoli della proprietà................................................................................................29
Le unità di pascolo. ........................................................................................................................29Iil rilevamento campPionario. .....................................................................................................................33
Il disegno campionario. ...................................................................................................................33
I risultati inventariali.......................................................................................................................33LlosStudiodi incidenza. ...........................................................................................................................35
LA GEOREFERENZIAZIONE E LA SEGNALETICA. ................................................................................... 39
la georeferenziazione. ...........................................................................................................................39
Generalità.....................................................................................................................................39
Situazioni frequenti. .......................................................................................................................40
Tipi rilievo e limiti di tolleranza........................................................................................................41
Documentazione.............................................................................................................................42
Collaudo della georeferenziazione. ...................................................................................................42
Documentazione cartacea riguardante la georeferenziazione da allegare al piano.................................42
lasSegnaletica.....................................................................................................................................43
L'INVENTARIO TEMATICO..................................................................................................................... 47
Le unità forestali. ...........................................................................................................................47
L'uso del suolo................................................................................................................................48
Dati relativi alle aree boscate. .........................................................................................................49
Dati relativi alle fustaie...................................................................................................................53
Dati relativi ai cedui. ......................................................................................................................55
Stime dendrometriche...................................................................................................................56
Funzioni produttive.........................................................................................................................57
Dati relativi alle formazioni erbaceo arbustive. ..................................................................................57
Il collaudo dell'inventario tematico...................................................................................................58
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L'INVENTARIO DENDROMETRICO E IL DISEGNO CAMPIONARIO............................................................ 59
Il metodo inventariale ....................................................................................................................60
Formazione degli strati....................................................................................................................61
Criteri per la scelta Basal Area Factor (BAF)......................................................................................62
Dimensionamento del campione e localizzazione delle unità campionarie............................................63
I metodi di stima della massa legnosa. .............................................................................................64
Il metodo di stima dell'incremento. ..................................................................................................65
La stima del numero di soggetti arborei. ...........................................................................................66
Collaudo dei rilievi relascopici. ........................................................................................................67
I PROSPETTI DI RIEPILOGO................................................................................................................. 71
LE CARTOGRAFIE................................................................................................................................ 79
Carta sinottica................................................................................................................................79
Carta delle unità forestali................................................................................................................79
Carta delle funzioni. .......................................................................................................................80
Carta degli interventi. .....................................................................................................................80
IL REGISTRO STORICO. ....................................................................................................................... 81
BIBLIOGRAFIA.................................................................................................................................... 83
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La Legge forestale provinciale n.11 del 2007, "Governo del territorio
forestale e montano, dei corsi d'acqua e delle aree protette" individua
nei Piani di gestione aziendale e nei Piani semplificati di coltivazione
gli strumenti principali per la previsione e il coordinamento di tutti gli
interventi di gestione e di valorizzazione delle singole proprietà silvo-
pastorali e dei prodotti delle stesse.
Tali piani debbono corrispondere a principi di gestione forestale sostenibile
e di miglioramento dei patrimoni silvo-pastorali e debbono
conformarsi alle indicazioni di priorità contenute nei Piani Forestali e
Montani, laddove esistenti, relativamente alle esigenze di sicurezza
del territorio e di conservazione della natura.
Se riguardano zone ricadenti nei parchi e nelle aree protette, devono
attenersi alle indicazioni dei rispettivi Piani di Gestione e alle Misure
di Conservazione previste.
Il regolamento di attuazione della Legge 11 del 2007, approvato
D.P.G.P n.35 dell'8 agosto 2008, recante "Regolamento concernente
la procedura di approvazione dei piani forestali e montani, dei piani
di gestione forestale aziendale e dei piani semplificati di coltivazione
e dei piani degli interventi d'interesse pubblico nonchè dei piani per
la difesa dei boschi dagli incendi (articoli 2, 6, 57, 85 e 86 della
legge provinciale 23 maggio 2007 n. 11)", demanda alla struttura
provinciale competente in materia di foreste il compito di definire,
anche attraverso manuali a carattere tipologico o esplicativo, indirizzi
e livelli qualitativi e di analisi minimi omogenei, anche per specifiche
porzioni di territorio, a supporto dei proprietari nella compilazione dei
piani aziendali e dei piani semplificati (art.9). (1)
Lo scopo di questo documento è quindi di definire gli standard che
devono seguire i tecnici incaricati della redazione dei piani di gestione
aziendale perché questi vengano approvati e possano usufruire delle
facilitazioni finanziarie previste dalla legge per la loro realizzazione.
Per tale motivo esso si limita a descrivere quanto ritenuto essenziale
per la redazione dei piani, demandando ad altri documenti o pubblicazioni,
citati in bibliografia o in corso di predisposizione, gli aspetti
di maggior approfondimento teorico e tecnico-scientifico.
Premessa
(1) Per la revisione dei criteri tecnici per la pianificazione aziendale il Servizio Foreste e Fauna
(Ufficio Pianificazione e selvicoltura, resp. dott. Alessandro Wolynski) si è avvalso della consulenza
scientifica di un apposito Gruppo di ricerca del CRA-Mpf (già ISAFA) di Trento (resp.
scientifico dott. Gianfranco Scrinzi), realizzata nell'ambito dei progetti METAFORA (ipotesi progettuale),
RESIA1 (progettazione), RESIA2 e CASTADIVA (sviluppo).
6
La validità del piano dovrà di norma riferirsi ad un periodo di 10
anni, salvo diversa specificazione all'atto della consegna.
Il Piano di gestione forestale dovrà prendere in esame tutto il patrimonio
silvo-pastorale di proprietà, ricorrendo, se del caso, alla integrazione
delle parti di proprietà trascurate o di nuova acquisizione ed
ovviamente scorporando quelle eventualmente alienate.
Per i beni silvo-pastorali di proprietà dei comuni e degli altri enti
pubblici, permane l'obbligo di gestione in base ad un Piano di gestione
aziendale, mentre viene contemplata la possibilità, qualora si
preveda solamente il soddisfacimento delle richieste di uso civico e
non siano previsti interventi significativi di gestione della proprietà,
di redigere un Piano semplificato di coltivazione.
Ciò rimane valido anche per le forme collaborative e per gli enti strumentali
previsti e disciplinati dalla legge regionale 4 gennaio 1993,
n. 1 (Nuovo ordinamento dei comuni della Regione Trentino - Alto
Adige), per le amministrazioni separate dei beni di uso civico nel
rispetto dei principi previsti dalla legge provinciale 14 giugno 2005,
n. 6 (Nuova disciplina dell'amministrazione dei beni di uso civico),
nonché, secondo i rispettivi ordinamenti, per la Magnifica Comunità
di Fiemme, per le Regole di Spinale e Manez e per le associazioni
agrarie di diritto pubblico.
I beni silvo-pastorali di proprietà privata possono essere gestiti, anche
in forma associata, in base a Piani Semplificati di Coltivazione o
a Piani di Gestione Aziendale. Per questi ultimi tuttavia l'estensione
minima deve essere di 100 ettari ovvero di 50 ettari in un unico
corpo.
I dati rilevati attraverso la redazione dei piani di gestione forestale
aziendale vanno a far parte del Sistema Informativo di Gestione Forestale
Aziendale Trentina (SIGFAT), che a sua volta alimenta di dati
territoriali il SIAT provinciale.
Ciò comporta che la trasmissione e lo scambio di dati e strati informativi
geografici tra il tecnico e l'amministrazione provinciale nelle
diverse fasi di redazione dei piani avvenga esclusivamente attraverso
SIGFAT, sistema che automatizza i controlli di congruità e coerenza
dei dati consegnati.
Validità dei piani
SIGFAT
7
Contenuti dei Piani di Gestione
Gli obiettivi generali della gestione territoriale e dell'ambito silvo-
pastorale definiti dalla L.P. 23 maggio 2007, n.11, sono il miglioramento
della stabilità fisica e l'equilibrio ecologico del territorio forestale
e montano, nonché la conservazione e il miglioramento della
biodiversità espressa dagli habitat e dalle specie, attraverso un'equilibrata
valorizzazione della multifunzionalità degli ecosistemi, al fine
di perseguire un adeguato livello di stabilità dei bacini idrografici e
dei corsi d'acqua, di sicurezza per l'uomo, di qualità dell'ambiente e
della vita e di sviluppo socio-economico della montagna.
La Provincia favorisce una gestione integrata e sostenibile delle risorse
forestali e montane, indirizzata a garantirne la multifunzionalità
anche attraverso l'applicazione della selvicoltura naturalistica ovvero
di un approccio selvicolturale basato, in linea generale, sul principio
della multifunzionalità, secondo il quale gli interventi su un determinato
soprassuolo devono tendere a produrre un equilibrio tra le
funzioni che la foresta è in grado di svolgere, assicurando in primo
luogo la funzionalità bioecologica, che costituisce la premessa delle
altre funzioni.
Gli elementi di fondo di tale impostazione prevedono pertanto la conservazione
e il potenziamento della capacità funzionale degli ecosistemi
forestali, che viene considerata il presupposto per un efficace
assolvimento anche della funzione produttiva in un'ottica di multifunzionalità
- nella quale cioè il medesimo soprassuolo sia in grado di
garantire nel contempo più di una funzione, ed in particolare quella
di protezione.
I principi generali cui si ispira la selvicoltura naturalistica ed ai quali
si devono attenere i piani di gestione forestale sono riportati nell'allegato
1 al DPP. 14 aprile 2011, n.8-66/Leg., nel capitolo "Principi
selvicolturali". Tali principi vengono riportati di seguito.
Tutelare la biodiversità della stazione considerata, espressa dagli ecosistemi
naturali e seminaturali, dalle specie animali e vegetali e dalla
variabilità genetica. Preservare il funzionamento degli ecosistemi,
con particolare riguardo ai processi di lungo corso che caratterizzano
la vegetazione, il suolo ed i cicli naturali di energia e materia. Assicurare
la produttività dei suoli e la continuità della copertura forestale.
Fissare degli obiettivi selvicolturali per il popolamento in relazione
alla funzione attesa, all'origine storica, alla tipologia forestale attuale
e potenziale, in modo da perseguire l'integrazione tra gestione forestale
e dinamiche naturali. Contemperare la funzione produttiva, la
tutela dell'ecosistema e le funzioni protettive di persone e cose. Considerare
gli aspetti sociali, culturali e paesaggistici del bosco, valorizzando
gli alberi monumentali ed il paesaggio forestale e montano,
quale espressione del legame tra uomo e territorio.
Favorire la rinnovazione del bosco in modo continuo e per via naturale,
limitando il ricorso alla rinnovazione artificiale solamente ai casi
Biodiversità ed ecologia
Funzioni del bosco
Rinnovazione del bosco
8
di gravi squilibri, e comunque con specie adatte alla stazione e preferibilmente
autoctone. Prevenire i danni alla vegetazione ed al suolo
provocati da squilibri faunistici, come la sovrabbondanza di ungulati,
con la gestione equilibrata delle popolazioni animali. Tutelare l'ecosistema
forestale dall'esercizio del pascolo con soluzioni adeguate.
Adeguare la composizione del popolamento forestale alla stazione,
migliorando la mescolanza delle specie, rispettando le specie minoritarie
e favorendo le specie rare o minacciate. Commisurare il prelievo
all'incremento legnoso in modo da realizzare un soprassuolo di
consistenza ottimale per la tipologia forestale. Perseguire l'equilibrio
tra incremento e prelievo legnoso possibilmente su superfici ridotte e
con interventi frequenti. Migliorare la stabilità meccanica del popolamento
e dei suoi margini attraverso una struttura articolata e ricca
di specie. Considerare con particolare attenzione le specie baccifere
e gli habitat puntiformi, come le cavità di nidificazione, i formicai, i
tronchi marcescenti e le risorse idriche sporadiche.
Realizzare gli interventi in bosco in modo sostenibile. Evitare il danneggiamento
ed escludere forme di alterazione fisico-chimica del
suolo e della vegetazione, come concimazioni, drenaggi, uso di sostanze
geneticamente modificate o di ormoni. Limitare l'uso di sostanze
antiparassitarie, o di altri sistemi di lotta chimica, ai casi di
grave necessità. Svolgere le utilizzazioni forestali, ed in particolare
l'esbosco, nel rispetto della vegetazione e del suolo. Valorizzare al
meglio i prodotti ed i servizi del bosco, tra i quali la funzione ricreativa
e quella culturale.
Operativamente la struttura dei Piani di gestione forestale per definire
le misure da adottare per conseguire gli obiettivi funzionali richiesti,
è la seguente:
~ Relazione tecnica, composta di quattro parti relative all'Inquadramento
generale, all'Inquadramento funzionale, all'Analisi colturale
e programmazione gestionale, e alla Gestione dei pascoli e
delle malghe, laddove presenti.
~ Capitoli, da aggiungere laddove necessario, relativi al Rilievo
campionario (solo Piani di gestione aziendale) e allo Studio di
incidenza, per i piani di gestione che ricadono anche solo in parte
nell'ambito di siti Natura 2000
~ Prospetti di riepilogo
~ Cartografie
~ Registro storico
Gestione del bosco
Interventi in bosco
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Prima parte - Inquadramento generale
Deve servire a fornire un inquadramento generale della proprietà silvo-
pastorale in maniera estremamente sintetica, evidenziando solo
gli aspetti di significato effettivo e con dirette ricadute gestionali.
Il piano di gestione aziendale è fondamentalmente uno strumento di
gestione della proprietà. In quanto tale, nel rappresentare la proprietà
si basa sulle evidenze catastali risultanti al tavolare. Vanno perciò
indicati i riferimenti catastali e tavolari alla base del lavoro di redazione
del piano, le superfici tavolarmente risultanti nei vari comparti in
cui si suddivide la proprietà e quelle eventualmente escluse dal piano.
Il dettaglio delle particelle fondiarie incluse nei diversi comparti
gestionali viene riportato nel Prospetto delle superfici (vedi capitolo
sui Prospetti di riepilogo).
Cenni sulla localizzazione geografica della proprietà con riferimento
ad elementi geografici principali possibilmente noti (catena montuosa,
versante, vallata, ecc.)
Oltre ad alcuni sintetici cenni sulla natura geologica del substrato con
riferimento alle zonizzazioni cartografiche o di altro tipo esistenti, dovranno
essere analizzati i parametri che più direttamente influenzano
lo sviluppo dei suoli forestali, con particolare attenzione alle formazioni
del quaternario (facies detritiche, moreniche, ecc...).
Potranno essere evidenziate eventuali correlazioni fra gli assetti parametrici
del bosco e le rispettive matrici litologiche e pedologiche.
Si eviteranno pertanto elenchi di tipologie o rappresentazioni non
collegati funzionalmente agli obiettivi analitici e propositivi del piano.
Nell'analisi del suolo si argomenterà principalmente a carico dei parametri
funzionali: trasformazione della sostanza organica e qualità
dell'humus, orizzonti fondamentali, potenza e permeabilità, distribuzione
sulla superficie, ecc....
Rappresentazione sintetica della morfologia ed idrologia del territorio,
in primo luogo mirata alla comprensione dei fattori che hanno
influenze dirette ed indirette sul bosco. Fra gli altri particolarmente
importante appare la individuazione degli elementi di significativa
evidenza (es.: marocche, salti di roccia, specchi lacustri, altipiani,
conche, ecc.) e di immediata valenza per la gestione selvicolturale o
per la caratterizzazione funzionale.
Si analizzerano gli aspetti fondamentali del clima con lo scopo di
formularne una espressione sintetica ma sufficientemente precisa,
per la comprensione delle differenziazioni bioecologiche ed evolutive
del sistema boscato.
Evitando ogni dispersione di carattere analitico od interpretativo, si
indagheranno, per quanto disponibile, i principali fattori climatici, fra
i quali:
~ la quantità e distribuzione annuale delle precipitazioni e loro tipologia;
~ l'andamento delle temperature medie mensili e lo scarto stagioInquadramento
tavolare e catastale
della proprietà
Ubicazione geografica
Geologia e pedologia
Idrografia e morfologia
Clima
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nale nonché gli assoluti di significato bio-ecologico;
~ la presenza di nicchie microclimatiche dovute alla locale combinazione
di specifici fattori predisponenti (zone di inversione termica,
punti di maggior insolazione, correnti fredde sotterranee, ecc...);
~ il regime dei venti e le particolarità atmosferiche che esprimono incidenze
dirette o indirette sulla vegetazione (brezze, nebbie, ecc.).
Qualora si dovessero operare interpolazioni, per mancanza di dati
disponibili, si avrà cura di interpretare criticamente i dati grezzi sulla
base delle caratteristiche salienti del territorio in esame (altitudini
medie, esposizione alle correnti umide od ai venti principali, posizione
geografica, pendenze e quant'altro possa ritenersi motivatamente
influente sul regime climatico).
Verranno descritte le varie formazioni forestali ed erbaceo-arbustive
presenti facendo riferimento ai Tipi forestali del Trentino (vedi allegato
1) e alle Categorie erbaceo-arbustive (vedi capitolo sulla gestione
dei pascoli e delle malghe), evidenziando il rapporto con la vegetazione
potenziale e le dinamiche in corso ed eventuali aspetti di
dettaglio che possono avere rilevanza gestionale.
Indagine di respiro generale sulle diverse popolazioni faunistiche e
sul loro significato ecologico correlandone comunque i dati ai parametri
tipologici del bosco. Si porranno in luce inoltre gli impatti visivamente
riconosciuti a carico dell'ecosistema (danni da sfregamento,
costipazione del suolo, effetti sulla rinnovazione naturale ecc...) e si
esprimeranno giudizi sintetici sulle possibilità di carico e sulle potenzialità
del territorio in tal senso anche ai fini della possibilità di
espansione o di variazione di densità faunistica. Verranno altresì evidenziate
le presenze faunistiche di particolare significato ecologico
e ambientale - ad esempio tetraonidi - che possono condizionare o
orientare localmente gli interventi di gestione proposti.
Si eviteranno elenchi di specie il cui dettaglio espositivo non sia finalizzato
alla conoscenza della dimensione selvicolturale e gestionale
della proprietà.
Vengono descritti i principali fatti od eventi di origine antropica o
naturale che hanno condizionato lo stato attuale della proprietà e dei
popolamenti forestali.
Nel piano verranno precisati, riportandone gli estremi di approvazione,
i diritti di uso civico o di altra natura e le servitù esistenti oppure
accertate e riconosciute.
Degli usi civici ancora attivi, verranno riportati alcuni dati storico-
statistici con riferimento alla gestione passata, atti a quantificare il
fenomeno e le necessità ordinarie.
In sede di pianificazione assestamentale dovrà essere verificata e riscontrata
la possibilità, compatibile con la salvaguardia degli aspetti
produttivi e colturali del patrimonio silvo-pastorale, del soddisfacimento
dei diritti di uso civico, eventualmente disciplinandoli nella
quantità di globale disponibilità e nella loro distribuzione territoriale.
Ciò con particolare riferimento al diritto di stramatico, di pascolo e
di legna da ardere.
Vegetazione
Fauna
Cenni storici
Uso civico e servitù
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Seconda parte - Inquadramento
funzionale
Parte destinata ad evidenziare, nell'ambito della proprietà, la presenza
e la distribuzione delle varie funzioni del bosco, funzioni che
possono spesso sovrapporsi sulle medesime superfici. Molti degli
elementi considerati nell'analisi derivano da cartografie disponibili
a livello provinciale o da destinazioni di tipo urbanistico o legislativo
dei terreni, soprattutto per quanto attiene la funzione protettiva o
conservativa.
Inoltre, in presenza di un Piano Forestale e Montano, va fatto riferimento
ai documenti di analisi funzionale di tipo generale già redatti,
in particolare per quanto riguarda la presenza di vincoli od orientamenti
specifici da questo evidenziati.
Per quanto invece riguarda le funzioni sociali ed economiche la loro
evidenziazione dipende soprattutto dalle analisi di piano.
Dell'inquadramento funzionale viene data opportuna rappresentazione
nella Carta delle funzioni.
Funzione protettiva
Riguarda soprattutto quei soprassuoli che per la loro posizione svolgono
una funzione di protezione diretta di abitati o infrastrutture dal
rotolamento di sassi o dal distacco di valanghe. (1)
Le distinte cartografie vengono messe a disposizione dalla provincia
e nell'ambito di piano va evidenziata la collocazione di tale funzione
all'interno della proprietà e l'eventuale sovrapporsi con altre funzioni,
in particolare con quelle di produzione.
Altre funzioni protettive svolte dai soprassuoli boscati possono eventualmente
essere messe in evidenza, come la protezione di sorgenti
e di falde, presenza di fasce tampone boscate tra terreni agricoli o
urbanizzati e corsi d'acqua, ecc. Il tecnico può inoltre evidenziare
ulteriori aree nelle quali la funzione protettiva renda necessari trattamenti
selvicolturali specifici, dettagliandoli all'interno delle schede
particellari.
Funzione ambientale
Una particolare attenzione, per le sue possibili implicazioni di ordine
gestionale, va rivolta alle sovrapposizioni tra la proprietà silvo-
pastorale e il territorio dei vari enti o ambiti urbanisticamente definiti
che hanno tra le loro funzioni principali la tutela e la conservazione
dell'ambiente.
Vanno perciò riconosciute ed evidenziate, quelle aree silvo-pastorali
che per il loro inquadramento urbanistico o per la presenza di particolari
emergenze naturali, ambientali o storico culturali, rivestono
una ruolo di tipo conservativo. In particolare con riferimento
(1) E' al momento disponibile sul sito del Servizio Foreste e fauna la sola cartografia del bosco
di protezione dalla caduta massi, aggiornata periodicamente. La carta del bosco di protezione
da valanghe verrà realizzata nei prossimi anni.
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alle norme di attuazione del Piano Urbanistico Provinciale, (L.P.
27 maggio 2008, n.5), si evidenzierà la presenza delle seguenti
sovrapposizioni:
~ Parchi naturali provinciali o Parchi nazionali (art.26)
~ Riserve naturali provinciali o locali (art.27)
~ Siti Natura 2000 - ZPS, SIC, ZSC (art.25)
~ Presenza beni ambientali (art.12)
~ Boschi di pregio (art.8)
~ Altre emergenze naturalistiche, storiche o ambientali
Una parte del capitolo sarà dedicata in particolare ad evidenziare le
eventuali zonizzazioni degli ambiti di proprietà che ricadono nei Parchi
naturali o nazionali, la presenza di eventuali riserve integrali o di
altri tipi di destinazione del territorio che possano condizionare la gestione,
la presenza di eventuali studi o normative specifiche di cui si
debba tener conto nella predisposizione delle proposte di intervento
del piano, da reperire anche attraverso contatti diretti con le strutture
tecniche preposte alla gestione di tali aspetti.
Per quanto riguarda invece le porzioni di proprietà ricadenti in Siti
Natura 2000, ci si limiterà ad evidenziarne la presenza, rimandando
la trattazione più approfondita allo studio di incidenza allegato al
piano.
Funzione di produzione legnosa
Riguarda quelle aree che per la loro posizione e accessibilità o destinazione
o per le caratteristiche tipologiche e di fertilità dei soprassuoli,
possono o potranno svolgere efficacemente una funzione di produzione
legnosa, indipendentemente dalla fase evolutiva nella quale si
trovano i popolamenti. E' all'interno di tali popolamenti che, nei Piani
di gestione aziendale, può essere realizzato un campionamento statistico
per rilevare i parametri necessari alla definizione della ripresa.
L'individuazione della funzione produttiva è riferita all'unità forestale.
Per la sua individuazione va considerata l'assenza di vincoli di tipo
urbanistico, che impediscano l'utilizzazione, le idonee condizioni di
tipo morfologico o stazionale, che non consiglino l'abbandono all'evoluzione
naturale dei soprassuoli, la situazione dell'accessibilità,
che renda plausibile un intervento di utilizzazione o di coltivazione,
nonché l'assenza di puntuali scelte di gestione in senso conservativo
da parte del proprietario.
La funzione è indipendente dallo stadio di sviluppo del popolamento,
in quanto non si riferisce solamente alla capacità di produrre reddito
per la proprietà, ma, più in generale, al fatto che il popolamento sia
includibile in un ciclo regolare di gestione produttiva, che può prevedere,
in particolare per i popolamenti coetanei, anche gli interventi di
coltivazione e di miglioramento a macchiatico negativo, ma necessari
alla stabilità delle fasi successive.
Zone limitate, nelle quali i soprassuoli pur essendo in grado di esprimere
delle buone potenzialità produttive, non risultano accessibili
con certezza nel periodo di validità del piano, possono venire inquadrate
come aree a vocazione produttiva (cfr.capitolo 4.3).
13
Classificazione viabilità di interesse forestale
Camionabili: si tratta di strade con fondo pavimentato o stabilizzato, dotate delle necessarie opere di regimazione idrica; le dimensioni
della carreggiata, i raggi di curvatura, la pendenza e le caratteristiche di portata consentono il transito ad autotreni (camionabili
principali) o ad autocarri (camionabili secondarie) per il trasporto di legname;
Trattorabili: sono strade simili alle precedenti ma con dimensioni di carreggiata e con raggi di curvatura inferiori; il transito è perciò
possibile solo con mezzi di dimensioni più contenute (trattori con rimorchio); generalmente sono strade che si inoltrano profondamente
nel bosco; presentano pendenze inferiori al 20% (salvo eventuali brevi tratti) e possiedono caratteristiche costruttive in
grado di renderle percorribili per gran parte dell'anno (banchine laterali, opere di drenaggio e di sgrondo dell'acqua, ecc.).
Piste di esbosco: sono strade a fondo migliorato ma con carreggiata di dimensioni non sufficienti al transito di trattori con rimorchio
(se non di piccole dimensioni); la pendenza può essere in alcuni punti elevata (>20%); la dotazione di opere drenanti è solitamente
contenuta e limitata alle situazioni indispensabili e, pertanto, il transito nei periodi particolarmente piovosi può risultare
limitato.
Le piste di esbosco a carattere non permanente e a fondo non stabilizzato non vanno rilevate.
Sentieri forestali: percorsi con sviluppo prevalente in bosco, con caratteristiche tecniche e dimensionali tali da permettere una
agevole percorribilità pedonale
L'analisi dell'accessibilità della proprietà riveste una particolare importanza
in quanto da essa deriva la definizione dell'ambito territoriale
con funzione produttiva e in quanto costituisce la base per poter
proporre in maniera corretta eventuali nuove proposte di sviluppo
(capitolo sui miglioramenti infrastrutturali).
Inoltre una corretta analisi dell'accessibilità dei territori silvo-pastorali
costituisce elemento essenziale per valutare la concreta fattibilità
degli interventi di utilizzazione e colturali proposti, pur con la necessaria
consapevolezza, in particolare per i secondi, che l'esigenza
colturale può anche condurre a proposte non autosufficienti sotto
il profilo della sostenibilità economica ma giustificate dalle positive
ricadute colturali.
Premessa per una corretta analisi è la verifica della viabilità esistente,
della sua localizzazione topografica e della sua effettiva idoneità
al servizio del bosco, escludendo ad esempio quelle strade a pubblico
transito che talvolta costituiscono più un'ostacolo che un ausilio
alle utilizzazioni forestali nonché quei tratti di strade che, ancorchè
destinate alla raccolta di legname, per il loro tracciato e le loro caratteristiche
geometriche, non consentono un effettivo servizio alle aree
boscate circostanti. Vanno invece considerate anche le strade aperte
al pubblico transito o interpoderali purchè di interesse per quanto
riguarda le operazioni di esbosco.
Per la viabilità esistente la base di partenza è lo strato informativo
della viabilità forestale provinciale, che potrà essere integrato della
viabilità mancante. Le infrastrutture già presenti potranno essere
modificate solo laddove si riscontrino difformità significative. In tal
caso le modifiche dovranno appoggiarsi al rilievo di punti notevoli, da
riportare nello strato informativo dedicato (.pnot).
Allo scopo di standardizzare la terminologia riguardante la viabilità
di interesse forestale, ai segmenti di viabilità rilevati e riportati in
cartografia, va attribuita una categoria utilizzando la classificazione
indicata nella tabella, correlata alle caratteristiche tecniche del
tracciato e indipendente sia dal tipo di classificazione riguardante
l'accesso (strade di tipo A o di tipo B), sia dal tipo di viabilità (a pubblico
transito, di tipo vicinale o forestale), purchè impiegabile nelle
operazioni di utilizzazione.
La rete viaria
14
L'analisi dell'accessibilità va effettuata per l'intera proprietà e per le
singole comprese, ed i parametri di valutazione sono sostanzialmente
due:
~ la densità della viabilità di servizio espressa in metri per ettaro,
distinguendo tra strade camionabili e strade trattorabili di prima
e seconda categoria;
~ la superficie delle aree servite in diversa misura.
Altro elemento di analisi è dato dalla localizzazione delle aree con
funzione o vocazione produttiva. L'analisi può utilmente considerare
non solo l'entità di tali aree in termini di superficie, ma anche in termini
di qualità e di valore degli assortimenti prodotti.
Gran parte delle informazioni necessarie derivano dalla carta delle
unità forestali, attraverso la quale è possibile valutare, a vari livelli
(proprietà, compresa, particella), la percentuale di superficie con
funzione o vocazione produttiva che rientra nelle seguenti fasce:
aree servite
~ aree mediamente servite
~ aree scarsamente servite
~ aree non servite
Il dato deriva da una attribuzione sintetica delle condizioni medie di
accessibilità relative alla singola unità forestale, tenuto conto anche
delle capacità tecnico-organizzative delle ditte normalmente operanti
in zona, nonché della qualità e quantità del materiale ritraibile e della
sua più probabile destinazione d'uso.
La parte finale del capitolo riporterà in maniera sintetica le proposte
di potenziamento infrastrutturale, descritte con maggior dettaglio nel
capitolo della terza parte riguardante i miglioramenti infrastrutturali.
Verranno date informazioni storico-statistiche sulle assortimentazioni
prevalenti del legname venduto nel corso della gestione passata, sui
suoi valori medi e sulle modalità di utilizzazione prevalenti, nonché
su quant'altro sia in grado di caratterizzare qualitativamente e quantitativamente
tale aspetto.
Funzione pascoliva
Riguarda le aree erbaceo-arbustive o forestali nelle quali il pascolo è
consentito, in genere coincidenti con superfici idonee alla produzione
di foraggio per il pascolo.
Per quanto concerne il bosco verranno indicate le particelle o le porzioni
di esse nelle quali, in base a specifiche circostanze colturali,
potrà essere consentito il pascolo.
Tutte queste aree vengono raggruppate in Unità di pascolo, ovvero
raggruppamenti di superfici sulle quali è consentito il pascolo, omogenee
in termini organizzativo-gestionali e in genere collegate ad una
malga. Queste unità vengono evidenziate nella carta delle funzioni e
vengono poi descritte ed analizzate nel dettaglio nella quarta parte
della relazione.
In questa sede ci si limita a sintetizzare e caratterizzare in termini
generali il significato della funzione pascoliva nell'ambito della proprietà
o ad evidenziarne l'assenza, anche in relazione alle altre funLa
commercializzazione dei
prodotti
15
zioni che la presenza di superfici pascolate consente di valorizzare.
Nello stesso tempo è importante evidenziare, qualora ciò avvenga,
eventuali interferenze tra la funzione pascoliva e le zone di protezione
idrogeologica della carta delle risorse idriche, orientando la gestione
in modo da escludere tali aree dal pascolo.
Funzione turistico ricreativa
Riguarda quelle aree nelle quali la presenza di infrastrutture turistiche
o l'elevata frequentazione a scopo ricreativo rende necessaria
l'adozione di particolari accorgimenti selvicolturali o la scelta di modelli
colturali specifici.
Funzione paesistica
Riguarda quelle aree nelle quali il bosco o le aree coperte da vegetazione
erbaceo-arbustiva, assumono una particolare rilevanza paesistica,
o perchè portatrici, nella loro espressione tipologico-strutturale
attuale, di valori storico-culturali particolari, o perchè adiacenti a
monumenti ambientali o naturalistici che possono essere valorizzati
da un particolare trattamento del bosco o ancora in quanto con la
loro presenza mascherano elementi negativi del paesaggio ovvero
contribuiscono all'articolazione in spazi aperti e chiusi.
Funzione scientifica
Aree o luoghi dove sono in corso ricerche scientifiche di interesse
forestale, che comportano una particolare cautela nella condotta di
interventi che possano alterare le condizioni del sito.
Funzione faunistica
Aree nelle quali la funzione faunisticà assume una valenza fortemente
condizionante sulla gestione forestale, come è il caso della presenza
di recinti faunistici, o di arene di canto del gallo cedrone, ecc.
Funzione storico-culturale
Presenza di manufatti di valore storico o culturale che possono condizionare
la gestione forestale (es.Beni culturali di cui all'art.13 delle
norme di attuazione del PUP, siti archeologici, ecc.),
16
FUNZIONI DEL BOSCO
Per quanto riguarda la funzione produttiva il tematismo di base è lo strato informativo delle unità forestali che tra gli elementi
descrittivi ha l'attributo "funzione produttiva" e "vocazione produttiva".
Per quanto riguarda la funzione pascoliva il tematismo di base è lo strato informativo delle unità di pascolo "idpiano_upas.shp), che
definisce le aree pascolabili della proprietà.
Altre informazioni possono essere derivate dagli strati informativi ufficiali della provincia (ad esempio limiti e zonazioni delle aree
a parco, Natura 2000, ecc.)
Informazioni aggiuntive che servano ad inquadrare meglio gli aspetti funzionali vengono definite dal tecnico redattore del piano e
possono essere evidenziati con tematismi di tipo:
- puntuale (idpiano_funzpt.shp), ad es.alberi monumentali, punti di interesse geologico o naturalistico, punti di valore o di disvalore
paesistico, ecc.
- lineare (idpiano_funzln.shp), ad es. trincee, linee di valore o di disvalore paesistico, ecc.
- poligonale (idpiano_funzpl.shp), aree ricreative, zone a valore o disvalore paesistico, aree faunistiche, ecc.
Non vanno inclusi gli elementi infrastrutturali già contenuti negli shape infl.shp e infp.shp.
In ognuno di questi strati informativi dovranno essere presenti 7 campi:
¿ id_piano (Long integer, precision 9): codice piano
¿ anno_par (Long integer, precision 9): anno di partenza
¿ id_entità: (Long integer, precision 9): identificativo dell'entità funzionale
¿ cod_funz (Long integer, precision 9): codice funzione (vedi tabella)
¿ funz (Text, 30). funzione prevalente (vedi tabella)
¿ desc (Text, 50): tipo di entità funzionale (ad es. albero monumentale, riserva integrale locale, area ricreativa, area a funzione
protettiva, ecc.)
¿ descest Text, 250): denominazione e descrizione estesa dell'entità geografica, laddove serva
I codici delle funzioni sono i seguenti:
Codice funzione Funzioni prevalenti
1 Turistico-ricreativa
2 Paesistica
3 Faunistica
4 Ambientale
5 Storico-culturale
6 Protettiva
7 Scientifica
Sotto l'aspetto topologico gli elementi di interesse funzionale per la gestione (idpiano_funz_xxx.shp) devono essere interni all'ambito
che definisce la proprietà, ma possono anche sovrapporsi.
17
Terza parte - Analisi colturale e programmazione
gestionale
Obiettivo del capitolo è giungere, nel rispetto dei principi selvicolturali
espressi nel regolamento DPP.14 aprile 2011, n.8-66/Leg. e
sulla base delle informazioni di tipo generale e relative alle funzioni,
nonché dell'analisi dello stato dei popolamenti, alla definizione delle
possibilità di prelievo per la proprietà nel periodo di validità del piano
(ripresa), delle modalità di prelievo (trattamento), delle tempistiche
(piano dei tagli) nonché degli interventi colturali necessari e dei miglioramenti
di tipo ambientale o infrastrutturale utili e possibili.
Tali elementi trovano una sintesi nella Carta degli interventi che localizza
geograficamente le previsioni di intervento, consentendo una
più corretta quantificazione dei valori, ma senza costituire un vincolo
determinante per la gestione, che farà comunque riferimento alla
particella e, soprattutto alla compresa.
La ripresa è definita come la somma degli interventi di utilizzazione
previsti nell'arco del periodo di validità del piano, nell'ambito della
fustaia, del ceduo o del governo misto.
Viene espressa in termini volumetrici, per le fustaie e per la componente
a fustaia del governo misto, dove il volume è definito dal valore
tariffario complessivo delle piante con diametro superiore a 17,5 cm
a 1,3 metri di altezza, prelevabile su una superficie indicativa.
Viene definita in termini planimetrici, per i cedui semplici, matricinati,
a sterzo, nonché per la componente a ceduo del governo misto,
dove la superficie è espressa in ettari o frazioni di ettaro da cui è
possibile prelevare un volume indicativo di legna o legname.
Nel caso di governo misto, ceduo + fustaia, la ripresa è quindi promiscua,
sia volumetrica, riferita alla componente a fustaia, sia planimetrica,
riferita alla componente a ceduo.
In termini temporali si distingue una ripresa annua, e una ripresa periodica,
riferita al periodo di validità del piano di gestione (in genere
10 anni).
In termini spaziali si distingue una ripresa aziendale, riferita all'intera
proprietà, una ripresa comprensiva, riferita alle singole comprese e
una ripresa particellare, riferita alla singola particella forestale. La
ripresa aziendale definisce la quantità massima di volume tariffario
nella fustaia o di superficie nel ceduo, complessivamente utilizzabile
nella proprietà durante l'intero periodo di validità del piano. Il
prelievo va effettuato in annualità, calcolate come rapporto tra la
ripresa totale e la durata in anni del piano. E' consentito alla proprietà
l'anticipo nel prelievo di una annualità, da recuperare nell'anno
successivo. Prelievi anticipati superiori ad una annualità vanno
espressamente autorizzati.
La ripresa comprensiva definisce la quantità massima di volume
tariffario nella fustaia o di superficie nel ceduo, complessivamente
utilizzabile nella compresa durante l'intero periodo di validità del
piano. Eventuali superi in una compresa dovuti ad eventi imprevisti
(schianti, attacchi di bostrico, ecc.) non si ripercuotono necessariamente
sulla disponibilità di ripresa delle altre comprese, a meno di
La ripresa
18
situazioni particolari, consentendo in tal modo la coltivazione della
parte di proprietà non compromessa.
La ripresa particellare definisce la quantità massima di volume tariffario
(fustaia) o di superficie (ceduo) utilizzabile nella singola particella
durante il periodo di validità del piano. Ha valore indicativo, in
quanto nel momento della sua realizzazione concreta con la definizione
dei progetti di taglio, può essere ridotta o aumentata in relazione
alle caratteristiche di dettaglio riscontrate nei popolamenti trattati,
con conguaglio su altre particelle della proprietà. Non può tuttavia
essere snaturata, nè in termini quantitativi, nè in termini qualitativi,
definiti dalla relazione tra il volume previsto e il tipo di trattamento
prescritto.
In situazioni particolari può essere quantificata anche una possibilità
di "prelievo condizionato". Tale entità non costituisce una ripresa in
senso proprio, in quanto la possibilità di utilizzazione non è garantita,
ma dipende dal verificarsi di condizioni non certe (ad esempio la
costruzione di una strada forestale che rende accessibile un'area non
raggiungibile al momento della redazione del piano, una modifica di
destinazione d'uso urbanistico, la disponibilità di finanziamenti particolari,
ecc.). Si tratta in genere di quantitativi limitati e plausibili e la
loro presenza deve essere citata nelle descrizioni particellari assieme
alle motivazioni del condizionamento.
La determinazione della ripresa è di tipo selvicolturale e deriva da
una analisi puntuale delle necessità di coltivazione dei singoli popolamenti,
unità forestali classificate come bosco, e dalla somma dei prelievi
previsti per ognuno di essi. Tale ottica, di tipo prevalentemente
colturale, va comunque integrata da una visione a scala più ampia,
di tipo assestamentale, e l'attuale organizzazione in comprese risulta
in gran parte dei casi un ottimo compromesso tra la necessità di riunire
formazioni forestali omogenee per quanto riguarda il loro comportamento
ecologico e nel contempo di considerare l'articolazione
strutturale di comparti accorpati, permettendo altresì di non perdere
il patrimonio di informazioni storico colturali legate alla pianificazione
pregressa. E quindi per comprese che si articolerà l'analisi dello
stato complessivo dei popolamenti e la definizione della ripresa, che
si svilupperà secondo una logica che partendo dall'analisi dello stato
e della storia passata dei popolamenti, attraverso un esame delle dinamiche
e delle funzioni svolte dai popolamenti arrivi a definire degli
obiettivi colturali ed un trattamento.
In continuità con il passato si cercheranno pertanto di mantenere,
nei limiti del possibile, le comprese dei piani in revisione, definendole
attraverso una lettera e una stringa di testo che riassuma gli aspetti
essenziali del comparto gestionale in termini di tipologia forestale, di
governo e di funzione prevalente. Alle comprese così definite andranno
poi collegate le singole particelle forestali.
L'importanza del mantenimento delle singole particelle forestali è
particolarmente evidente nel caso di boschi di produzione con serie
(1) Va sottolineata peraltro la non perfetta confrontabilità dei nuovi inventari con i precedenti,
per le diverse metodologie inventariali adottate.
Organizzazione in comprese
19
di cavallettamento e dati gestionali sui prelievi passati che rischierebbero
di andare persi. Nel caso di particelle di pascolo o improduttivo,
e di particelle boscate fuori dall'ambito produttivo, è invece
opportuna una semplificazione ed accorpamento del particellare che
va valutata caso per caso.
Analisi di compresa
Sulla base dei dati e delle aggregazioni di dati dell'inventario tematico
e dell'inventario campionario, va esaminato lo stato dei popolamenti
che fanno parte della compresa, in termini di estensione delle tipologie
forestali presenti, di composizione specifica, di articolazione per
forma di governo e per tipi strutturali/densità, di valore dei parametri
medi provvigionali, incrementali e di distribuzione della provvigione
per grosse classi dimensionali
Va evidenziata, attraverso la lettura in serie storica, l'evoluzione dei
rilievi dendrometrici e auxometrici derivanti dai precedenti periodi
assestamentali (1). Utile a tale scopo anche l'analisi dei dati di utilizzazione
effettiva raffrontati con quelli di programmazione, sia per
quanto riguarda gli interventi principali che quelli colturali, del manifestarsi
di perturbazioni naturali o artificiali significative, nonchè
delle osservazioni rilevate in sede gestionale e contenute nei registri
storici.
Va evidenziata la situazione di stabilità relativa o di modificazione
dinamica dello stato attuale dei popolamenti, in relazione ai possibili
tipi potenziali di riferimento e ai valori ipotizzabili di volume e alla
struttura cui tenderebbero naturalmente i popolamenti se lasciati alla
libera evoluzione. Utile a tale scopo è il raffronto tra i tipi forestali
attuali e potenziali, l'analisi dei dati di distribuzione delle classi cronologiche
o delle fasi strutturali nei comparti monoplani, la presenza
e la diffusione di preinventariali e rinnovazione nei popolamenti
multiplani, la diffusione della rinnovazione naturale nei popolamenti
monoplani degli stadi più avanzati, il valore di volume e incremento
dei popolamenti.
Capitolo riguardante l'articolazione delle funzioni presenti nella compresa
e le eventuali carenze strutturali o colturali dei popolamenti in
relazione alla capacità di esprimere al meglio le funzioni richieste.
Capitolo fondamentale per la definizione del trattamento e per la verifica
della ripresa, definisce gli obiettivi colturali plausibili nell'arco
del periodo di validità del piano o nel medio periodo, quantificabili in
termini di provvigione, di composizione e di struttura prefissa. Questi
costituiscono la sintesi organica delle valutazioni riguardanti lo stato
attuale dei popolamenti, le dinamiche probabili, le funzioni richieste.
Gli obiettivi colturali possono essere riferiti all'intera compresa, o a
porzioni omogenee di essa laddove gli elementi di analisi lo facciano
ritenere opportuno.
La loro definizione consente di definire il trattamento più idoneo e di
valutare la validità della ripresa selvicolturale proposta.
Stato dei popolamenti
Indagine storico-colturale
Dinamiche naturali
Funzioni
Obiettivi colturali
20
Il trattamento va definito in relazione agli obiettivi colturali prefissi
per i vari tipi di popolamento presenti. La ripresa, derivata dalle
valutazioni di ordine selvicolturale, va confrontata con gli indici e le
formule più in uso idonee alla situazione particolare della compresa.
Vanno inserite in ripresa solo le utilizzazioni che, in termini di accessibilità,
sono possibili al momento della redazione del piano (ripresa
ordinaria). Prelievi realizzabili solo a seguito di interventi di miglioramento
infrastrutturale, realisticamente attuabili in breve tempo,
possono pure essere inseriti nella ripresa ordinaria. In caso di prelievi
di incerta realizzazione perchè legati a opere di elevata complessità
progettuale, o inserite in programmi di miglioramento infrastrutturale
di ampio respiro, questi vanno indicati come prelievo condizionato.
Il prelievo condizionato non diventa disponibile per il proprietario che
al momento della realizzazione dell'opera cui è collegato, e per tale
motivo non va a far parte della ripresa annua e non va inserito nel
piano dei tagli, ma soltanto nelle descrizioni particellari differenziandolo
in tal modo dalla ripresa ordinaria.
Gli interventi colturali sono operazioni di taglio, finalizzate alla stabilizzazione
dei popolamenti, alla selezione specifica o qualitativa
delle piante, al prelievo fitosanitario, che avvengono generalmente
nelle formazioni giovanili e sono quindi caratterizzate da un obiettivo
di investimento sul popolamento futuro. Il prelievo di materiale
legnoso, che in genere ha macchiatico negativo, è il sottoprodotto
di tale investimento e pertanto non va considerato in ripresa, pur
potendo in molti casi risultare significativo se rapportato all'insieme
dei prelievi della proprietà, soprattutto laddove consente il soddisfacimento
dell'uso civico. Sono interventi colturali i diradamenti nelle
perticaie giovanili, gli avviamenti ad alto fusto della latifoglia sotto
fustaia, ecc.
Il capitolo evidenzia se sono previsti interventi di tipo colturale nella
proprietà, le tipologie di intervento previste, le loro motivazioni e obiettivi
generali, nonché una stima orientativa dei costi di realizzazione.
Gli interventi di miglioramento sono invece operazioni colturali che
non comportano il prelievo di legna o legname, perlomeno in quantità
significative, quali gli interventi di taglio degli arbusteti o della
rinnovazione naturale per il mantenimento di superfici erbacee, l'impianto
di specie scomparse per motivi storico-colturali dall'attuale
assetto compositivo dei popolamenti, la realizzazione di impianti e
di recinzioni di protezione laddove vi siano problemi all'insediamento
della rinnovazione naturale, il recupero di aree percorse da incendio
mediante riceppature o impianto, ecc.
Il capitolo evidenzia se sono previsti interventi di miglioramento nella
compresa, le tipologie di intervento previste, le loro motivazioni e obiettivi
generali, nonché una stima orientativa dei costi di realizzazione.
Sintesi di piano
Capitolo riassuntivo della ripresa complessiva della proprietà derivante
dalla somma delle riprese, nonché degli interventi colturali e di
miglioramento proposti sulle singole comprese.
Interventi di miglioramento
Trattamento e ripresa
Interventi colturali
Sintesi della ripresa e degli interventi
21
Necessario in particolare per i piani di maggiore estensione e complessità,
consiste nell'indicazione dell'anno o del periodo preferibile
per l'esecuzione dei prelievi previsti dal piano. Nella sua formazione
andrà tenuto presente il periodo intercorso dalla conclusione dell'ultima
utilizzazione sulla superficie oggetto dell'intervento, l'organizzazione
spaziale dei lotti, le modalità di prelievo e di esbosco, e la
presenza di una idonea accessibilità o la necessità di una sua sistemazione.
Il piano dei tagli può essere redatto con una organizzazione in annualità
o attraverso l'attribuzione ai prelievi di una priorità temporale
nell'ambito del periodo di validità del piano.
Le proposte di nuove infrastrutture (viabilità, sentieri, piazzali di deposito
di legname, ecc.), dovranno essere adeguatamente motivate,
facendo da un lato riferimento alle effettive necessità di servizio
della proprietà, così come messe in evidenza dal capitolo di analisi
dell'accessibilità (prima parte del piano), dall'altro valutando anche
le implicazioni di tipo ambientale e protettivo della realizzazione di
nuove infrastrutture viabili, la presenza di ipotesi alternative nonchè
la valutazione del rapporto costi benefici delle proposte fatte.
Nel caso il piano aziendale riguardi un'area già coperta dalla pianificazione
forestale e montana, andrà tenuta in debito conto la presenza
di eventuali orientamenti riguardanti tale aspetto, in particolare
se le proposte di viabilità interessano zone evidenziate come critiche
sotto il profilo ambientale o protettivo. Andranno pure tenute presenti
le indicazioni del nuovo Piano per la difesa dei boschi dagli incendi
approvati con deliberazione numero 2618 del 19/11/2010 ogni
caso la valutazione delle proposte di miglioramento della viabilità,
soprattutto per proprietà di dimensioni limitate, vanno fatte a scala
più ampia rispetto a quella del piano in esame.
Nel caso le proposte siano numerose va fatta una attribuzione di
priorità dei vari interventi programmati.
Oltre alle strade di nuova realizzazione vanno previsti anche gli interventi
di miglioramento infrastrutturale.
Analogamente agli interventi colturali e di miglioramento ambientale,
ad ogni proposta va legata una valutazione indicativa dei costi.
Registrazione utilizzazioni ed interventi
La registrazione dei prelievi effettivamente realizzati va effettuata
su base particellare, sul registro storico, attribuendo alla ripresa le
seguenti quantità:
- il volume tariffario complessivo espresso in m3 di tutte le piante
assegnate al taglio ed aventi diametro superiore a 17,5 cm a 1,3
metri di altezza, per gli interventi riguardanti l'altofusto;
- le superfici espresse in ettari assegnate al taglio di ceduazione o di
conversione, per gli interventi riguardanti il ceduo.
Tutte le piante prelevate con dimensioni inferiori ai 17,5 cm a 1,30
m di altezza, derivanti da altri interventi che non rivestano carattere
di utilizzazione del ceduo o di conversione (tagli di sfollo e diradamento
o i miglioramenti ambientali), verranno comunque registrate,
ed il loro volume complessivo, nonché le superfici percorse, saranno
Registrazioni
Piano dei tagli
Miglioramenti infrastrutturali
22
quantificati sulla base di una stima sintetica.
La cubatura verrà effettuata con le nuove tariffe di cubatura del Trentino
attribuite alla particella (allegato 6).
23
FORME DI TRATTAMENTO E MODALITA' DI TAGLIO
Fustaia. Nella forma di governo a fustaia il popolamento si rinnova attraverso il seme. La coltivazione dei popolamenti a fustaia
prevede le forme di trattamento e le modalità di taglio di seguito specificate. Nei casi particolari dei popolamenti di protezione,
o situati al limite superiore del bosco, le forme di trattamento sono di norma il taglio di curazione, il dirado selettivo ed il taglio
successivo perfezionato.
1) Fustaia
a) Taglio di curazione: Applicato alla fustaia multiplana o disetanea, il taglio di curazione assicura la rinnovazione continua
del bosco nell'ambito di una copertura permanente ed il massimo volume legnoso compatibile con la permanenza di una
struttura complessa. Il prelievo è praticato contemporaneamente su soggetti maturi, soprannumerari e difettosi, con intensità
dipendente dall'incremento legnoso e dal periodo di curazione o tempo di ritorno.
In base alla fisionomia del popolamento, il taglio di curazione prevede l'asportazione di alberi singoli o a gruppi (es: formazioni
con piante aggregate funzionalmente in piccoli gruppi o collettivi e con stratificazione disetanea, multiplana o biplana),
anche in modo combinato;
b) dirado selettivo. Applicato alla fustaia monoplana, il dirado selettivo riduce la densità del popolamento con gli obiettivi sia
di rafforzarne la stabilità rispetto le avversità climatiche e biotiche, sia di selezionare determinati alberi su cui si concentra la
produzione e si articola la struttura, nonché di eliminare le piante compromesse o di favorire l'insediamento e l'affermazione
della rinnovazione. Il dirado selettivo è praticato sia nel quadro del ciclo di sviluppo di una struttura coetanea o paracoetanea,
sia per il mantenimento di una struttura monoplana di lunga permanenza;
c) taglio di sgombero. Applicato al piano superiore della fustaia a struttura biplana, il taglio di sgombero prevede l'asportazione
di tutti gli alberi maturi su un'area con uno strato inferiore di rinnovazione affermata;
d) taglio a buche. Applicato alla fustaia monostratificata, prevalentemente di latifoglie o dei piani collinare, submontano o
montano inferiore, il taglio a buche prevede il rinnovamento del soprassuolo attraverso il taglio integrale su aree di forma
circolare (o quadrata), ovvero non sviluppate in una direzione prevalente, con diametro (o lato) dell'ordine di grandezza
non superiore all'altezza degli alberi circostanti. Il soprassuolo è generalmente trattato con più buche all'interno dell'area
d'intervento fra loro distanziate in modo da garantire la stabilità del soprassuolo rimanente. La forma e la distribuzione delle
buche è scelta in base alle condizioni stazionali ed alle esigenze delle specie costituenti il popolamento;
e) taglio a fessure. Applicato alla fustaia monostratificata, prevalentemente di conifere o dei piani montano superiore o altimontano,
il taglio a fessure ha le caratteristiche del taglio a buche, dal quale differisce per avere la forma dell'area di taglio
sviluppata secondo una direzione prevalente;
f) taglio successivo perfezionato. Applicato alla fustaia a struttura articolata, il taglio successivo perfezionato consiste nella
combinazione, sulla medesima superficie ed in modo localizzato, di tagli di curazione e di diradi selettivi, con funzione di
preparazione o di sementazione, abbinati localmente a tagli di sgombero e a tagli a buca o a fessura;
g) taglio raso marginale. Applicabile alla fustaia monostratificata per grandi superfici di pino silvestre, pino nero, larice o abete
rosso, il taglio raso marginale prevede il rinnovamento del soprassuolo maturo attraverso il taglio integrale su un'area di taglio
sviluppata prevalentemente in adiacenza al bordo che separa una generazione vecchia da una nuova. La larghezza della
striscia così individuata condiziona l'insediamento della rinnovazione per effetto delle piante laterali.
2) Fustaia giovanile. La fustaia giovanile, intesa come popolamento originato da seme nel quale prevalgono gli stadi di novelleto,
spessina o perticaia, è gestita attraverso i seguenti interventi colturali:
a) sfolli. Applicati ai soprassuoli coetanei o paracoetanei agli stadi di novelleto e spessina, gli sfolli consistono nel taglio di alcuni
soggetti, in modo da ridurne la densità, con gli obiettivi sia di aumentare la stabilità ed il valore del soprassuolo, sia di regolare
la composizione del popolamento;
b) diradamenti. Applicati ai soprassuoli coetanei o paracoetanei agli stadi di perticaie e giovane fustaia, i diradamenti consistono
nel taglio di alcuni soggetti, in modo da ridurne la densità, con gli obiettivi sia di aumentare la stabilità ed il valore del
soprassuolo, sia di regolare la composizione del popolamento.
Ceduo. Nella forma di governo a ceduo prevale la rinnovazione del bosco attraverso polloni. La coltivazione dei popolamenti a
ceduo prevede le forme di trattamento e le modalità di taglio di seguito specificate.
1) Ceduo coetaneo. Ceduo con soprassuolo prevalentemente coetaneo che deriva dal taglio integrale dei polloni, eseguito ciclicamente
sulla base di un turno, con il rilascio di matricine o anche di piante d'alto fusto.
La matricina è una pianta rilasciata dal taglio del ciclo precedente, nata da seme o originatasi da pollone vitale e ben formato. A
prescindere dalla sua origine, la matricina che rimane oltre i due turni del ceduo in condizioni di sviluppo vigoroso è considerata
pianta d'alto fusto. Sono altresì considerate piante d'alto fusto tutte le conifere.
In base al numero di matricine e di piante d'alto fusto, il ceduo coetaneo può essere matricinato o semplice. Nei cedui più magri,
dove il rilascio di singoli polloni non da garanzie per l'instabilità dei soggetti o per la scarsa fertilità della stazione, al posto delle
matricine possono essere rilasciate intere ceppaie indipendentemente dalla quantità di polloni presenti in ciascuna di esse. Tali
ceppaie, dette voliere, sono scelte fra le più stabili e vitali, facendo cadere al taglio preferibilmente quelle invecchiate o danneggiate.
a) Ceduo matricinato. Ceduo con un numero di matricine, o anche di piante d'alto fusto, compreso tra un valore minimo ed un
valore massimo, oltre il quale il soprassuolo tende più alla forma di governo mista ovvero alla conversione progressiva (cfr.
boschi a governo misto). Le matricine sono scelte tra le piante migliori e, nel caso di popolamenti a composizione mista, tra
le specie minoritarie, contemperando l'esigenza di una adeguata distribuzione spaziale con la capacità di resistenza all'isolamento,
per garantire l'adeguata produzione di seme e la sostituzione delle ceppaie.
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b) Ceduo semplice. Ceduo senza matricine ovvero con un numero di matricine, o anche di piante d'alto fusto, inferiore a quello
minimo previsto per il ceduo matricinato.
2) Ceduo a sterzo. Ceduo con ceppaie composte da polloni di dimensioni ed età diverse. Esso deriva dal taglio periodico di alcuni
polloni secondo un periodo di curazione. In ogni ceppaia, il taglio interessa i polloni che hanno superato il diametro di recidibilità
ed eventualmente quelli di misura inferiore, se presenti in soprannumero e con sviluppo compromesso.
Boschi a governo misto: Nel boschi a governo misto coesistono in maniera equilibrata sulla medesima area o su aree adiacenti di
limitata superficie, e pertanto non differenziabili, una componente costituita da fustaia e una componente costituita da ceduo. Il
bosco a governo misto rappresenta pertanto una categoria eterogenea, con forme di trattamento e modalità di taglio differenti e
comunque mai riconducibili solo al ceduo o solo alla fustaia. Non rientrano in questa categoria le fustaie con uno strato di ceduo
chiaramente accessorio e sottoposto. Sono invece riconducibili al governo misto anche le seguenti situazioni:
1) soprassuoli nei quali, dopo un avviamento all'alto fusto, consegue un generalizzato ricaccio delle ceppaie;
2) formazioni tipiche del piano submontano dove l'alternanza continua di aree a minore e a maggiore fertilità induce un trattamento
differenziato di conversione o di taglio del ceduo, senza isolare le singole aree in unità autonome a causa delle loro estensioni
limitate;
3) formazioni residuali di conifere in successione con latifoglie ceduate;
4) cedui con un numero di matricine, o anche di piante d'alto fusto, superiore al quantitativo massimo previsto per il ceduo matricinato
ed inferiore al quantitativo minimo previsto per il taglio di conversione a fustaia.
Definizione dell'area di intervento
L'attribuzione del prelievo e delle modalità di taglio avvengono a carico delle singole sezioni intraparticellari.
Rispetto alle superfici delle sezioni interessate dal prelievo l'area d'intervento è individuata dal poligono semplice convesso che
congiunge le singole ceppaie, le buche o le fessure più marginali afferenti alla stessa utilizzazione. All'interno dell'area d'intervento,
la modalità di taglio deve risultare applicata omogeneamente, nei limiti imposti dall'eterogeneità del bosco.
L'area d'intervento è individuata per ceduazione con matricinatura, ceduazione a sterzo, conversione da ceduo a fustaia, taglio di
curazione, dirado selettivo, taglio successivo perfezionato, taglio a buche, taglio a fessure, taglio di sgombero, sfolli e diradamenti.
Nel caso di ceduazione semplice o taglio raso marginale l'area di intervento coincide con la superficie ove è applicato il taglio integrale
della vegetazione (area di taglio).
In entrambi i casi le superfici possono corrispondere alla superficie totale della sezione intraparticellare o essere riferite ad una parte
della sua superficie.
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DATI RELATIVI ALLA RIPRESA
La ripresa della proprietà e delle diverse comprese ha carattere selvicolturale e viene definita come somma delle utilizzazioni previste
nelle varie sezioni forestali boscate nell'arco di validità del piano. Le informazioni relative alle utilizzazioni sono le seguenti:
Obiettivo funzionale
In ambito boscato, per default, l'obiettivo principale è produttivo. Considerando che comunque in provincia di Trento la selvicoltura
per fini produttivi, impostata su principi prossimi alla natura si caratterizza per un approccio di sostenibilità e per un'ottica di
multifunzionalità, vanno evidenziati obiettivi diversi da quello produttivo solo laddove tale fatto giustifichi criteri di trattamento
che si differenziano da quelli ordinari in maniera significativa.
Gli obiettivi possibili sono quindi quello Produttivo, Protettivo, Ricreativo, Paesistico, Faunistico, Naturalistico, Zootecnico, Ripristino
ambientale, Fitosanitario.
Tipo di prelievo
Definisce se l'indicazione di prelievo fa capo alla Ripresa Ordinaria (RO) ovvero se si tratta di un Prelievo Condizionato (PC),
dipendente dal realizzarsi di altri eventi non certi, come ad esempio la costruzione di una strada e quindi non disponibile che a
condizione che queste vengano realizzate. In questo caso il volume indicato nelle colonne corrispondenti non contribuisce alla
quantificazione della ripresa, ma diventa disponibile solo al verificarsi della condizione.
Fustaia, o componente a fustaia del governo misto
Superficie indicativa da utilizzare
Assume per default il valore di superficie dell'unità. Tuttavia è possibile modificare il dato tenendo presente che possono verificarsi
situazioni diverse. Qualora l'intervento non interessi l'intera superficie dell'unità ma solo una parte di essa e sia significativo
in termini di superficie (orientativamente superiore ad 1 ettaro), l'unità stessa va suddivisa.
Numero di passaggi
Il valore di default è uno. In caso di piani con durata ventennale o qualora si prevedano interventi ravvicinati sulla medesima
superficie può assumere un valore superiore.
Modalità di taglio
Viene indicata la modalità di taglio prevista. Non va confusa con il trattamento, anche se il termine può talvolta coincidere.
Quest'ultimo si riferisce alle modalità di gestione della compresa più che al singolo intervento. Ad esempio con un trattamento
a taglio successivo potrò avere in alcuni casi un taglio di diradamento, più o meno intenso a seconda che si tratti di un taglio
intercalare o di un taglio di preparazione, oppure un taglio di sgombero, o ancora uno sfollo, nelle fasi giovanili. Viceversa un
popolamento può essere tagliato a raso, per motivi di maturità o per problemi sanitari o di stabilità, senza che per questo il trattamento
complessivo della compresa sia un trattamento a taglio a raso.
Le modalità di taglio sono selezionabili tramite un menu a tendina. Eventuali specificazioni possono essere aggiunte nel campo
Particolarità intervento.
Prelievo previsto in fustaia
Quantità di materiale legnoso di diametro superiore a 17,5 cm che si prevede possa derivare dall'intervento nella fustaia o nella
componente a fustaia dei popolamenti a governo misto, espresso in mc tariffari. Contribuisce alla ripresa a meno che non si tratti
di "prelievo condizionato".
Massa intercalare
Quantità di materiale legnoso di diametro inferiore a 17,5 cm che si prevede possa derivare come conseguenza dell'intervento
principale sulla fustaia . Non contribuisce alla ripresa, ma serve a quantificare la disponibilità di eventuali prodotti accessori.
Peraltro qualora tale massa sia preponderante il taglio va più opportunamente considerato come un intervento colturale e come
tale registrato.
Percentuale di prelievo della fustaia
Dato calcolato che restituisce la percentuale di prelievo sul volume>17,5 cm presente sulla superficie indicativa da utilizzare.
Intensità di prelievo nella fustaia
Dato calcolato che restituisce l'intensità dell'intervento dato dal rapporto tra il prelievo previsto in fustaia e la superficie indicativa
da utilizzare.
Ceduo, o componente a ceduo del governo misto
Superficie da utilizzare
Superficie da utilizzare nell'area a ceduo o nella componente a ceduo dei popolamenti a governo misto. Tale superficie contribuisce
alla ripresa, a meno che non si tratti di aree a prelievo condizionato.
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Numero di passaggi
Numero che indica se, nel periodo di validità del piano, si prevede di percorrere la superficie da utilizzare in un unico passaggio o in
più passaggi. Il valore di defaut è 1. Può essere utile in particolare in piani di durata superiore al decennio, ad esempio in utilizzazioni
di conversione o in cedui a turno breve.
Modalità di prelievo
Viene indicata la modalità di prelievo prevista.
Prelievo indicativo in ceduo
Quantità indicativa di materiale legnoso, espressa in metri cubi dendrometrici con soglia inferiore di 2,5 cm, che si presume di prelevare
con il taglio nel ceduo o nella componente a ceduo del governo misto. In ogni caso non costituisce ripresa, dato che questa
per il ceduo viene definita in termini di superficie (superficie dell'unità).
Intensità di prelievo nel ceduo
Dato calcolato che restituisce l'intensità dell'intervento, come rapporto tra il prelievo indicativo del ceduo e la superficie dell'utilizzazione.
Particolarità dell'intervento
Dato facoltativo per eventuali specificazioni sulle modalità di prelievo e gli obiettivi funzionali.
DATI RELATIVI AGLI INTERVENTI COLTURALI
Vengono inquadrati come interventi colturali quelli che comportano il prelievo di materiale legnoso nelle fasi giovanili, quali gli
sfolli, i diradamenti nelle perticaie, gli avviamenti ad altofusto delle latifoglie sottofustaia o il taglio degli arbusti sottofustaia. Le
informazioni da raccogliere relativamente a tali interventi, che non vengono conteggiati nella ripresa, sono le seguenti:
Obiettivo funzionale
In ambito boscato, per default, l'obiettivo principale é colturale. Gli altri obiettivi possibili sono quello Protettivo, Ricreativo, Paesistico,
Faunistico, Naturalistico, Zootecnico, Ripristino ambientale, Antincendio, Fitosanitario.
Tipologia di intervento
Viene indicata la tipologia di intervento prevalente. Le tipologie di taglio sono selezionabili tramite un menu a tendina. Eventuali
specificazioni possono essere aggiunte nel campo Particolarità intervento.
Superficie intervento
Indicazione della superficie da percorrere con l'intervento di prelievo, che deve essere inferiore o uguale alla superficie della sezione.
Numero di passaggi
Numero che indica se, nel periodo di validità del piano, si prevede di percorrere la superficie in un unico passaggio o in più passaggi.
Il valore di defaut è 1.
Tipo di prelievo
Definisce se l'indicazione di prelievo è immediatamente disponibile (prelievo disponibile) ovvero se si tratta di un prelievo condizionato,
dipendente dal realizzarsi di altri eventi non certi, come ad esempio la costruzione di una strada.
Priorità
Indicazione sul grado di priorità dell'intervento, variabile da 1 (urgente) a 2 (mediam. urgente) 3 (poco urgente). Va definito in
relazione all'urgenza colturale dell'intervento.
Prelievo previsto
Quantità indicativa di materiale legnoso, espressa in metri cubi dendrometrici, che si presume di prelevare con la realizzazione
dell'intervento. Può essere immediatamente disponibile, oppure a disponibilità condizionata. In ogni caso, trattandosi di interventi
colturali, non costituisce ripresa.
Percentuale di prelievo
Dato calcolato che restituisce la percentuale di prelievo sul volume totale presente sulla superficie indicativa da utilizzare.
Intensità di prelievo
Dato calcolato che restituisce l'intensità dell'intervento dato dal rapporto tra il prelievo previsto e la superficie dell'intervento.
Particolarità dell'intervento
Eventuale breve descrizione che possa caratterizzare meglio l'intervento
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DATI RELATIVI AI MIGLIORAMENTI AMBIENTALI
Sono interventi di miglioramento quelli interventi, di natura colturale, non infrastrutturale, dove prevalgono altri tipi di lavorazioni
rispetto all'utilizzazione di materiale legnoso (impianti, impianti con recinzioni, miglioramenti a fini faunistici o ricreativi, ecc.).
Le proposte definite con l'identificazione degli interventi di miglioramento consentono di determinare gli interventi da realizzare
per particella, per le singole comprese e per il piano nel suo complesso.
Le informazioni relative agli interventi di miglioramento previsti dal piano sono le seguenti:
Obiettivo funzionale
Viene indicato l'obiettivo funzionale prevalente dell'intervento.
Tipo di intervento
Descrizione dei tipo di intervento. Le tipologie di intervento sono selezionabili tramite un menu a tendina. Eventuali specificazioni
possono essere aggiunte nel campo
Modalità intervento
Dato di tipo testuale libero che consente di specificare le modalità con le quali il tipo di intervento previsto va realizzato.
Superficie intervento
Indicazione della superficie in ettari interessata dall'intervento di miglioramento, che deve essere inferiore o uguale alla superficie
della sezione.
Unità di misura
Descrizione dell'unità di misura da utilizzare per quantificare l'intervento di miglioramento
Quantità
Quantità previste nel corso del periodo di validità del piano
Particolarità intervento
Eventuale breve descrizione che possa caratterizzare meglio l'intervento
DATI RELATIVI AI MIGLIORAMENTI INFRASTRUTTURALI DI TIPO LINEARE
Opere e miglioramenti infrastrutturali di tipo lineare
ID infrastruttura lineare
Codice identificativo della linea infrastrutturale esistente o proposta come nuova realizzazione. Consente il collegamento con
lo shapefile Idpiano_infl.shp.
Lunghezza GIS
Dato espresso in chilometri derivato in maniera automatica dal valore della tabella GIS collegata.
Tipo di struttura
1=camionabile, 2=trattorabile, 3=pista di esbosco, 4=sentiero, 5=acquedotto, 6=recinzione;
Classificazione viabilità
Qualora si tratti di infrastrutture viabili, definisce la classificazione come forestale, vicinale, comunale o provinciale/statale.
Vanno infatti censite le infrastrutture forestali propriamente dette, ma anche le infrastrutture che pur non essendo forestali
hanno un interesse forestale per l'esbosco, per il trasporto, antincendio boschivo, ecc.
Stato
Definisce se trattasi di una infrastruttura "esistente" o "da realizzare"
Denominazione struttura
Denominazione della struttura, eventuamente toponimo
Tipologia di intervento
0=nessuno, 1=manutenzione straordinaria, 2=adeguamento a categoria superiore/ristrutturazione, 3=costruzione,
Lunghezza prevista
Indicazione della lunghezza dell'eventuale intervento in chilometri
Finalità intervento
Ordinaria, Antincendio
Costo presumibile
Costo presumibile complessivo
Descrizione
Note descrittive dell'intervento
Lo shape (idpiano_infl.shp), di tipo polyline, deve contenere i seguenti campi obbligatori e tutti compilati:
- id_piano (Long integer, precision 9): codice piano
- anno_par (Long integer, precision 9): anno di partenza
- id_infl (Long integer , precision 9) = cod. infrastruttura lineare da compilare con un codice sequenziale ogni volta che si definisce
una nuova infrastruttura. Non potranno esistere più linee con lo stesso codice di infrastruttura lineare.
- k_infl = (Text, 50) = concatena id_piano/anno_par/id_infl
- length (double) = lunghezza in metri della linea
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DATI RELATIVI AI MIGLIORAMENTI INFRASTRUTTURALI DI TIPO PUNTUALE
Codice infrastruttura puntuale
Codice identificativo della struttura puntuale. Consente il collegamento con lo shapefile Idpiano_infp.shp.
Tipo di struttura
malga, casara, rifugio forestale, baito, fienile, rimessa, rifugio, agritur, edificio, piazzola di deposito legname, piazzale di deposito
legname, bacino interrato, bacino a cielo aperto, serbatoio, piazzola elicottero, presa d'acqua a fini antincendio.
Finalità
Ordinaria, Antincendio
Denominazione struttura
Denominazione della struttura, eventuamente toponimo
Tipologia di intervento
0=nessuno, 1=manutenzione straordinaria, 2=ristrutturazione, 3=costruzione
Costo presumibile
Costo presumibile complessivo
Descrizione
Note descrittive dell'intervento
Lo shape (idpiano_infp.shp), di tipo point, deve contenere i seguenti campi obbligatori e tutti compilati:
- id_piano (Long integer, precision 9): codice piano
- anno_par (Long integer, precision 9): anno di partenza
- id_infp (Long integer , precision 9) = cod. infrastruttura puntuale da compilare con un codice sequenziale ogni volta che si
definisce una nuova infrastruttura. Non potranno esistere più punti con lo stesso codice di infrastruttura puntuale.
- k_infp = (Text, 50) = concatena id_piano/anno_par/id_infp
29
Quarta parte - Gestione dei
pascoli e delle malghe
Nella quarta parte vengono presi in esame gli aspetti riguardanti la
gestione dei pascoli e delle malghe.
L'analisi può limitarsi ad evidenziare quali sono le aree sulle quali si
può espletare il pascolo all'interno della proprietà, con l'individuazione
delle unità di pascolo, descrivendo la situazione attuale in termini
di carico espresso in UBA e di modalità di gestione e determinando
sulla base di una analisi delle superfici disponibili:
~ i carichi teorici sostenibili (carico ottimale),
~ le aree boscate nelle quali è consentito il pascolo in bosco.
~ I tempi e i modi per l'esercizio del pascolo in difformità da quanto
indicato nel regolamento n. 35, DPP 8 del 2011.
Per evitare una eccessiva frammentazione dei poligoni delle unità di
pascolo, nella loro individuazione si possono includere anche aree
non idonee al pascolamento, come le unità forestali classificate come
improduttivi. Queste superfici verranno poi dedotte dalle aree utili al
pascolamento al momento della definizione dei carichi.
In una versione più evoluta, su richiesta del proprietario, l'analisi può
concretizzarsi in un vero e proprio piano di gestione delle malghe,
come premessa per la definizione di un capitolato per l'affidamento
in gestione.
Generalità sui pascoli della proprietà
Il paragrafo contiene una descrizione generale dei pascoli della proprietà,
evidenziando i tipi di pascolo prevalenti, le loro caratteristiche
e la loro situazione gestionale in termini di modalità di conduzione e
di stato del cotico, gli eventuali problemi presenti e le possibilità di
miglioramento.
Le unità di pascolo
Nel capitolo vengono descritte le aree di pascolo - in genere corrispondenti
a delle malghe - presenti sulla proprietà e di ognuna di
esse viene esaminata e descritta la potenzialità pascoliva attraverso
l'analisi quali-quantitativa delle superfici erbate. Tali aree possono
derivare dall'aggregazione di più poligoni individuati per la loro destinazione
a pascolo nello shapefile idpiano_upas.shp.
La funzionalità produttiva viene definita in rapporto a vari parametri
e indicazioni di campo. Per ogni area di pascolo si calcola il carico
teorico ottimale, definendo il tipo di bestiame più indicato, la presenza
di viabilità e di strutture, di punti acqua ed il loro stato. Tali dati
trovano una sintesi nelle Schede di pascolo.
Il carico teorico ottimale può essere ricavato in base all'estensione
delle singole categorie di pascolo presenti nell'unità. A titolo orientativo
nella tabella seguente vengono elencate le caratteristiche sintetiche
delle categorie di pascolo utilizzate per la classificazione delle
superfici erbacee della provincia di Trento nell'ambito della pianificazione
forestale.
L'estensione delle categorie di pascolo presenti nelle singole Schede
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di pascolo deriva dall'incrocio dei poligoni che individuano le unità
di pascolo (idpiano_upas.shp) con i poligoni delle unità forestali
(idpiano_ufor.shp), che contengono sia il dato relativo alle categoria
di pascolo presente sia il dato di copertura forestale, nel caso di unità
con uso del suolo boscato, sia gli altri usi del suolo.
Per la definizione dei valori di carico sostenibili per le diverse categorie
afferenti ad una Scheda di pascolo, vanno ovviamente considerate
anche le eventuali tare presenti sulle diverse superfici di pascolo, e la
presenza di viabilità o strutture o sorgenti che possono condizionare
positivamente o negativamente la gestione.
Va sottolineato che la delimitazione delle unità di pascolo (upas)
serve a definire gli ambiti nei quali il pascolo è consentito e il loro
eventuale collegamento con una determinata malga, non alla definizione
delle superfici effettivamente utili al pascolo per il loro valore
pabulare, che derivano piuttosto dagli attributi delle unità forestali
comprese nell'upas. Per tale motivo, soprattutto nelle zone di crinale,
i limiti delle upas vanno piuttosto appoggiati a limiti fisici od orografici
chiaramente definibili.
Categoria di pascolo
Tipi maggiormente rappresentati
Valore pabulare UBA/ha Animali adatti
Pascoli e praterie pingui Festuco-cinosureto, poeto
altimontano-subalpino
1,5 Da 1 a 2 Vacche da latte
Pascoli magri e praterie macro-mesoterme
dei suoli neutri o alcalini
Brometo mesofilo, molinieto a
umidità alternante
0,75 Da 0,5 a 1 Bovini asciutti
Pascoli magri e praterie meso-microterme
dei suoli neutri o alcalini
Seslerieto mesofilo, calamagrostideto,
firmeto
0,5 Da 0 a 1
Bovini giovani
e Ovini
Pascoli magri e praterie dei suoli acidi Nardeto montano, festuceto a
Festuca varia
0,4 Da 0,1 a 0,6 Ovini
Praterie di cresta e ambienti subnivali Elineto, loiseleurieto 0 Da 0 a 0,2 Ovini
Vegetazioni nitrofile Romiceto tipico, urticeto 0 0 Nessuno
Cenosi igrofile e palustri, canneti e
torbiere
0 0 Nessuno
Vegetazioni arbustive e prenemorali di
sostituzione del pascolo
0 0 Nessuno
Prati 0 0 Nessuno
Così pure verranno poste in evidenza le particolari condizioni di carico
animale, di durata del pascolo, di sorveglianza dello stesso ed
eventualmente di attraversamento delle aree boscate, che si renderanno
necessarie per la salvaguardia della coltura boschiva.
Verranno infine definite per le singole Schede di pascolo, lo stato e
la destinazione attuale delle strutture e dei pascoli, il carico attuale
espresso in UBA e per tipologie di bestiame e quello ottimale espresso
in UBA derivante dall'analisi delle caratteristiche delle unità di
superficie disponibili, nonchè l'indicazione di eventuali miglioramenti
infrastrutturali e miglioramenti colturali del pascolo.
Non tutte le aree pascolabili di una proprietà sono necessariamente
legate ad una struttura di malga. Oltre al caso dei pascoli d'alta
31
RIQUADRO UNITA' DI PASCOLO
La procedura da seguire per definire le aree pascolive e le loro caratteristiche è la seguente:
1. Si delimitano cartograficamente le aree nelle quali è consentito il pascolo, creando n poligoni (idpiano_upas.shp).
2. Si effettua l'intersezione GIS tra le unità di pascolo e i poligoni delle unità forestali creando lo strato delle sezioni di pascolo
(idpiano_sup.shp). In questa maniera sarà possibile derivare nelle unità di pascolo i dati inseriti per le unità forestali.
3. Si importano nell'applicativo SIPAF i dati delle unità di pascolo dal file idpiano_upas.dbf collegato al rispettivo shape;
4. Si importano nell'applicativo SIPAF i dati delle sezioni di pascolo dal file idpiano_sup.dbf collegato al rispettivo shape;
5. Si definiscono le schede descrittive delle unità di pascolo individuate nella proprietà;
6. Si collegano le singole unità di pascolo alle rispettive schede descrittive.
Lo shape dei poligoni di pascolo, denominato "idpiano_upas.shp", deve contenere i seguenti campi, obbligatori e tutti compilati:
¿ id_piano (Long integer, precision 9): codice piano
¿ anno_par (Long integer, precision 9): anno di partenza
¿ id_upas (Long integer , precision 9) = cod. unità di pascolo da compilare con un codice univoco ogni volta che si definisce
una nuova unità di pascolo. Non potranno esistere più poligoni con lo stesso codice di unità di pascolo.
¿ k_upas = (Text, 50) = concatena id_piano/anno_par/id_upas
¿ area (double) = area in metri quadri del poligono
Sotto l'aspetto topologico le unità di pascolo (idpiano_upas.shp) devono essere tutte incluse nell'ambito geografico che definisce
la proprietà.
Lo shape delle sezioni di pascolo, denominato "idpiano_sup.shp", deve contenere i seguenti campi obbligatori e tutti compilati:
¿ id_piano (Long integer, precision 9): codice piano
¿ anno_par (Long integer, precision 9): anno di partenza
¿ id_upas (Long integer, precision 9): numero dell'unità di pascolo
¿ id_ufor (Long integer , precision 9) = cod. unità forestale
¿ id_sup (Long integer , precision 9) = cod. sezione da compilare con un codice univoco. Non potranno esistere più poligoni
con lo stesso codice di sezione.
¿ k_upas (Text, 50) = id_piano/anno_par/id_upas
¿ k_ufor = (Text, 50) = concatena id_piano/anno_par/id_ufor
¿ k_sup (Text, 50) = concatena id_piano/anno_par/id_sup
¿ area (double) = area in metri quadri del poligono
quota, generalmente destinati al pascolamento di ovi-caprini, può
verificarsi il caso di aree di aree localizzate di media o bassa montagna,
oggetto di interventi di recupero paesistico o con particolari
destinazioni d'uso (funzione turistico ricreativa, funzione paesistica,
funzione faunistica), dove il pascolamento controllato non è fine a
se stesso, ma funzionale al mantenimento di determinati caratteri
del soprassuolo. E' il caso ad esempio del contenimento dei ricacci
arbustivi in lariceti di bassa quota o in castagneti da frutto inseriti in
bosco. Tali aree vanno segnalate con la definizione di unità di pascolo
specifiche, che si sovrappongono alla principale funzione obiettivo,
e per esse vanno comunque definite le modalità di pascolamento e i
carichi ammissibili, da richiamare nelle descrizioni particellari.
32
33
Strati a fustaia
Il rilevamento campionario
Presente solo nel caso di redazione di un piano di gestione aziendale
con inventario per campionamento, tale capitolo serve a fornire alcune
informazioni essenziali riguardanti le modalità di esecuzione del
rilievo e i risultati dell'elaborazione.
Il disegno campionario
Viene descritta l'aggregazione dei popolamenti presenti in strati inventariali,
il disegno di campionamento complessivo e le modalità
di rilievo e l'intensità di campionamento adottata per i diversi strati
individuati. Le tipologie di rilievo e l'intensità di campionamento
saranno proporzionate all'interesse produttivo a breve termine dei
popolamenti e alla loro variabilità.
I risultati inventariali
Qualora venga realizzato l'inventario statistico esso, dopo opportune
elaborazioni, fornirà esiti per ciascuno strato e per l'intero insieme
degli strati sottoposti a inventario statistico. In particolare.
~ G/ha media e totale di strato;
~ Ripartizione media (in assoluto e in percentuale) della G/ha media
di strato e della G/ha totale di strato nelle grandi classi dimensionali
delle Piccole (diametro 17.5-27.5 cm), delle Medie
(diametro 27.5-27.5-47.5 cm) e delle Grosse (diametro da 47.5
cm in su);
~ Ripartizione media (in assoluto e in percentuale) della G/ha media
di strato e della G/ha totale di strato per le specie o gruppi
specifici che siano stati presenti con propri soggetti in almeno
una PNA dello strato;
~ in valutazione a parte rispetto ai dati precedenti, eventuale G/
ha e V/ha medi di strato dei soggetti preinventariali (diametro tra
7.5 e 17.5 cm) negli strati inventariali a fustaia nei quali sia stato
realizzato il rilievo relascopico di tali soggetti;
~ V/ha medio e totale di strato;
~ N/ha medio e totale di strato;
~ Stima dell'Incremento corrente decennale medio ad ettaro e totale
di strato;
~ Stima dell'Incremento percentuale;
~ Valutazione media percentuale di strato della presenza/assenza
di soggetti preinventariali;
~ Valutazione media di strato della classe strutturale di afferenza
dello strato basata sulla ripartizione % media della G/ha in P. M,
G.
~ Errore standard di stima in assoluto e percentuale di G/ha, V/ha,
G totale, V totale di strato.
~ G/ha media e totale di strato;
~ Ripartizione media (in assoluto e in percentuale) della G/ha media
di strato e della G/ha totale di strato nelle classi dendroloStrati
a ceduo
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giche dei polloni/matricine (diametro da 2.5 cm in su), e delle
Conifere (diametro da 2.5 cm in su);
~ Altezza dominante dei polloni media di strato;
~ V/ha medio e totale di strato;
~ Errore standard di stima in assoluto e percentuale di G/ha, V/ha,
G totale, V totale di strato.
~ G/ha media e totale di strato;
~ Ripartizione media (in assoluto e in percentuale) della G/ha media
di strato e della G/ha totale di strato delle classi dendrologiche-
dimensionali dei polloni/matricine (con diametro da 2.5 cm a
17.5 cm), e delle Conifere (con diametro da 2.5 cm a 17.5 cm);
~ Ripartizione media (in assoluto e in percentuale) della G/ha media
di strato e della G/ha totale di strato delle grandi classi dimensionali
delle Piccole (diametro 17.5-27.5 cm), delle Medie
(diametro 27.5-27.5-47.5 cm) e delle Grosse (diametro da 47.5
cm in su);
~ Ripartizione media (in assoluto e in percentuale) della G/ha media
di strato e della G/ha totale di strato per le specie o gruppi
specifici che siano stati presenti con propri soggetti in almeno
una PNA dello strato nelle classi dimensionali da 17.5 cm in su;
~ Altezza dominante dei polloni, media di strato;
~ V/ha medio e totale di strato;
~ V/ha medio e totale di strato della componente da 2.5 a 17.5 cm
di diametro;
~ V/ha medio e totale di strato della componente oltre 17.5 cm di
diametro;
~ Errore standard di stima in assoluto e percentuale di G/ha, V/ha,
G totale, V totale di strato.
Nel capitolo vengono riportati e commentati i risultati dell'inventario
per campionamento sui diversi strati e nel complesso della proprietà,
nonché gli indici di variabilità e gli errori di stima.
Nel caso di realizzazione di un rilevamento campionario i risultati
inventariali relativi al volume e all'area basimetrica prevalgono sulle
stime soggettive effettuate con l'inventario tematico in tutte le unità
forestali che fanno parte di uno strato.
Strati a governo misto (di transizione
Ceduo-Fustaia)
35
Lo studio di incidenza
Il normale esercizio delle attività agro-silvo-pastorali, ai sensi dell'articolo
15, comma 1, lettera a) del D.P.G.P. n.50 del 23 dicembre
2008 e della delibera attuativa n. 2348 del 2 ottobre 2009, deve
essere considerato comunque esente dalla necessità di valutazione di
incidenza. Gli interventi di "selvicoltura ordinaria", ovvero di selvicoltura
effettuata ordinariamente seguendo i principi della selvicoltura
naturalistica sopra espressi, e riguardanti sia le utilizzazioni che gli
interventi colturali tradizionali (sfollamenti, diradamenti, conversioni
ad altofusto, avviamenti a fustaia delle latifoglie del sottobosco, riceppature,
rimboschimenti di riequilibrio colturale di sistemi alterati,
ecc.) si configurano infatti come attività che garantiscono le esigenze
di conservazione della direttiva habitat o che in ogni caso non producono
impatti significativi.
Se in generale l'impostazione naturalistica della selvicoltura giustifica
la compatibilità con le esigenze di conservazione di Natura 2000,
sia nei progetti di taglio che nei progetti di intervento colturale, che
nelle successive fasi di utilizzazione, oltre ai principi sopra enunciati,
è opportuno, adattandosi di volta in volta alle particolari situazioni
locali, porre le necessarie attenzioni ad ulteriori aspetti, quali:
~ impiego di metodi di utilizzazione in grado di evitare significativi
danni al suolo e al popolamento;
~ utilizzazione attenta di macchinari adatti alle caratteristiche della
selvicoltura naturalistica e alle caratteristiche dei popolamenti;
~ rispetto delle emergenze naturalistiche locali (ad es. torbiere boscate,
arene di canto), non solo nella fase di assegno, ma anche
in quella di utilizzazione ed esbosco, attraverso opportune prescrizioni
da inserire nei verbali di assegno;
~ rilascio nell'area percorsa dall'intervento di un certo quantitativo
di necromassa in piedi o a terra, e di alberi vivi con cavità.
Non si può tuttavia negare che esistono situazioni dove la composizione
delle diverse funzioni risulta di più difficile attuazione e dove
quindi gli interventi selvicolturali possono discostarsi dai principi sopra
ricordati. Spesso ciò avviene su scala locale, su superfici limitate
e quindi non tali da mettere in discussione l'impianto generale della
gestione territoriale silvo-pastorale. Tuttavia particolari interventi, che
fuoriescono dalla selvicoltura ordinaria, necessitano di una specifica
analisi, quando coincidenti con aree forestali in aree Natura 2000,
e per essi andrà predisposto uno studio di incidenza nel capitolo
dedicato del piano.
Si tratta nello specifico di interventi:
~ in aree con funzione preminente turistico-ricreativa, laddove il
miglioramento di tale funzione comporti un trattamento che si
allontana dai principi generali della selvicoltura naturalistica;
~ in arbusteti d'alta quota o in altre aree dove si prevedano miglioramenti
ambientali a fini faunistici;
~ in aree dove specifiche funzioni di difesa e protezione comportino
modifiche significative al sistema selvicolturale ordinario.
Tali interventi di selvicoltura "non ordinaria" vanno adeguatamente
36
valutati nel presente capitolo, altrimenti dovranno poi essere sottoposti
ad una valutazione successiva, in sede progettuale.
Un discorso a parte va fatto per quanto riguarda le proposte di infrastrutturazione,
che dovranno comunque essere sempre munite di uno
studio di incidenza specifico nella fase progettuale. A tale proposito
si ricorda che l'inserimento di tali previsioni ha carattere propositivo,
non regolamentale, ed è finalizzato ad una corretta definizione delle
previsioni colturali, che sono il vero oggetto del piano. Per tale motivo
l'atto di approvazione del piano non riguarda i progetti infrastrutturali
ivi contenuti e non fa venir meno per le proposte di infrastrutturazione
la necessità di acquisire i necessari pareri ed autorizzazioni previste
dalla normativa provinciale vigente in sede progettuale.
Il presente capitolo è finalizzato all'espletamento della procedura di
valutazione di incidenza per quelle proprietà o porzioni di proprietà
che ricadono in SIC o ZPS, e va pertanto effettuato per ognuno dei
siti Natura 2000 interessati dal piano, secondo uno schema, concordato
con il Servizio competente in materia di Conservazione della
Natura, che riprende i contenuti dell'allegato C del D.P.G.P. n.50 del
3 novembre 2008.
Tale schema tiene conto che i piani di gestione aziendale, per il loro
carattere particolare e per il vincolo, stabilito dalla normativa, di prevedere
degli interventi di tipo colturale che rispettino le esigenze di
sostenibilità ambientale, contiene costituzionalmente in sé numerose
informazioni utili alla valutazione, quale ad esempio la cartografia
dei tipi forestali, di cui si riporta in allegato al presente documento
la tabella di corrispondenza con gli habitat Natura 2000, ovvero
si riferisce in gran parte ad interventi non significativi in termini di
incidenza.
I contenuti minimi che deve avere lo studio di incidenza sono i seguenti:
a) Tabella riassuntiva degli interventi di selvicoltura ordinaria previsti
all'interno del SIC/ZPS
b) Evidenziazione degli interventi di selvicoltura non ordinaria o di
mantenimento degli habitat, previsti dal piano all'interno del SIC,
e valutazione dell'impatto o della funzione ai fini della conservazione
degli habitat.
c) Evidenziazione delle opere (viabilità, sentieri, opere antincendio,
piste...) che si propone di realizzare all'interno del SIC
d) Se disponibile un Piano di Conservazione, indicazione delle
emergenze naturalistiche considerate e delle indicazioni gestionali
consigliate e loro implementazione nei contenuti del piano di
gestione forestale aziendale.
e) Individuazione ed evidenziazione cartografica delle particelle forestali
sovrapposte ai/al SIC/ZPS e con gli habitat presenti;
f) Elenco degli habitat presenti nell'area interessata dal piano di gestione
forestale aziendale forestale, tra quelli inclusi nel SIC/ZPS
g) Elenco delle specie presenti nell'area interessata dal piano di gestione
forestale aziendale forestale, tra quelle incluse nel SIC/ZPS
In particolare, per gli interventi previsti ai punti b e c:
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~ Descrizione del valore del sito interessato per la Rete Natura
2000 (obiettivi, vulnerabilità, % di sottrazione habitat)
~ Descrizione sintetica del tipo di incidenza sui rispettivi habitat/
specie prioritari o non (quantificazione e motivazioni)
~ Valutazione degli effetti congiuntamente ad altri interventi/progetti
già realizzati sul sito (effetto cumulativo)
~ Motivazioni che rendono comunque necessaria la realizzazione
dell'intervento, selezionandole tra le seguenti e breve spiegazione:
~ esigenze di salute pubblica
~ esigenze di sicurezza pubblica
~ esigenze di primaria importanza ambientale
~ altri motivi di rilevante interesse pubblico
~ Indicazione di possibili alternative/motivazione del loro accantonamento.
~ Breve descrizione delle misure di compensazione (motivazioni,
validità):
Sono in ogni caso opportuni contatti diretti con le strutture provinciali
deputate alla gestione di tali tematiche.
38
39
La georeferenziazione e la segnaletica
La georeferenziazione
Generalità
L'obiettivo della georeferenziazione è di arrivare alla precisa determinazione
delle superfici, evidenziando ed eventualmente correggendo
eventuali discrepanze tra limiti catastali e limiti gestionali o assestamentali.
La corretta georeferenziazione dei confini gestionali è quindi un presupposto
necessario per poter proseguire nelle fasi successive di individuazione
e descrizione delle unità forestali in maniera corretta ed
evitando perdite di tempo. Tali confini andranno pertanto sottoposti
a verifica topologica e collaudo da parte del Servizio Foreste e fauna.
Non verranno pertanto prese in considerazione consegne di strati
informativi successivi (ad esempio cartografia delle unità forestali e
DB collegato) prima della conclusione del collaudo della georeferenziazione
del particellare forestale e dei limiti di proprietà.
Nella revisione o nella redazione del piano vanno georeferenziati correttamente
i limiti esterni di proprietà, i limiti interni di particellare,
con particolare attenzione all'ambito di produzione, e i tracciati della
rete infrastrutturale viaria.
Il riferimento per le cartografie e per la georeferenziazione è il sistema
ETRF89/UTM zone 32N, (alias ETRS89/UTM zone32N), codice
EPSG 25832, sistema ufficiale della Provincia Autonoma di Trento a
partire dal 1 maggio 2009.
Gli elementi che entrano in gioco nelle operazioni di georeferenziazione
e che si possono combinare in diverse modalità dando luogo a
situazioni diverse sono i seguenti:
1. Le linee catastali digitalizzate;
2. I cippi catastali materializzati a terra o gli altri segni di proprietà
visibili sul terreno.
3. Le linee assestamentali digitalizzate, esterne ed interne.
4. Le linee assestamentali materializzate a terra, esterne ed interne
(segni azzurri)
Va sottolineato che per come sono state costruite le mappe catastali
originali, esse non possono avere un esatto riporto nel sistema
ETFR89, motivo per cui anche la loro digitalizzazione non risulta
topologicamente corretta. E' evidente ad esempio la non coerenza
dei confini tra comuni catastali, spesso non coincidenti. Le mappe
possono poi risentire di tutta una serie di errori, per cui dovrebbero
essere utilizzate come supporto alle evidenze del terreno (cippi) e
non il contrario.
La gerarchia che ne deriva può pertanto essere la seguente:
a. presenza di cippi e altri segni certi di confine (cippi, sentieri con
40
solidati, strade antiche, muri, valli, crinali) si rilevano e si segnano.
I cippi riportati sulle mappe, se non evidenti, sicuramente
sono o sono stati presenti, indipendentemente dalla corrispondenza
del punto che li individua sulle mappe catastali digitalizzate
con quanto quanto rilevabile con GPS. Dovranno comunque
essere ricercati con attenzione, utilizzando, ove presente, anche
la descrizione dei confini dei catasti;
b. segnature di confine in colore, presenti da anni e non contestate,
in assenza di altri segni certi, si rilevano e si segnano;
c. assenza di quanto sopra, si materializza sul terreno il confine
della mappa catastale. In quest'ultimo caso, trattandosi di nuova
confinazione, verrà valutata l'opportunità di confronto con il proprietario
confinante.
E' evidente come risulti essenziale per una corretta georeferenziazione
e per la speditezza del lavoro successivo, la collaborazione con il
personale di custodia fin dalle prime fasi delle operazioni di georeferenziazione.
La georeferenziazione delle linee gestionali esterne, teoricamente
coincidenti con le linee di proprietà, e delle linee interne di confinazione
particellare o di tracciati viabili sono sostanzialmente due
operazioni diverse, che richiedono pertanto diversi livelli di garanzia
di precisione.
Per quanto riguarda la rappresentazione cartografica dei confini
esterni del piano, si ricorda che comunque il limite cartografato non
ha valore giuridico ai fini della dimostrazione della proprietà, ma
solamente valenza tecnico-gestionale. Le linee assestamentali materializzate
a terra, fatta eccezione per quando vengono a sovrapporsi a
cippi catastali, sono sempre una indicazione approssimata del limite
di proprietà, appoggiandosi esse agli alberi o alle rocce più vicine
presenti sul terreno.
Modificare le linee digitalizzate esterne del piano comporta non solo
l'adeguamento del piano in revisione ma anche di quello adiacente
ed è pertanto operazione che va evitata o comunque ridotta al minimo,
quando l'incongruenza tra situazione a terra e situazione in carta
riguardi una differenza significativa, tra i cippi catastali materializzati
a terra o altri segni di proprietà visibili sul terreno e le linee catastali
digitalizzate.
Tipi rilievo e limiti di tolleranza
Nella georeferenziazione si può operare con diversi sistemi:
~ Rilievo con poligonale di punti o linee, partendo da punti certi o
da punti definiti con rilievo GPS di precisione
~ Rilievo di punti con metodo GPS di "precisione" mediante la verifica
della posizione con GPS con un numero di fixing superiore
o uguale a 50.
~ Rilievi di linee con metodo GPS per percorrenza con singoli fixing
rilevati ad intervalli di 5-10 secondi, opportunamente "depurata"
dei valori chiaramente aberranti rispetto all'andamento prevalen
41
te del confine (punti la cui presenza è praticamente "fisiologica"
in un rilievo GPS per singoli fixing in zone forestali ad accentuata
orografia).
~ Rilievo a video, derivante da un confronto a tavolino, con il modello
digitale del terreno ottenuto con rilievo laser (che evidenzia
molto chiaramente ad esempio la viabilità, i compluvi/collettori,
ecc.).
È evidente che se per la georeferenziazione interna alla proprietà
può bastare un rilievo GPS per percorrenza o a video, salvo il riferimento
a punti rilevati con precisione per alcune posizione chiave
(ad es.incroci particellari), per quanto riguarda la confinazione o l'evidenziazione
delle incongruenze sulle linee esterne occorre appoggiarsi
primariamente ad un rilievo GPS di precisione, in grado di
evidenziare la posizione di punti notevoli di riferimento identificati
sul territorio e talvolta secondariamente ad un rilievo a video, in caso
di elementi fisici marcati che suddividono la proprietà e chiaramente
identificabili con telerilevamento.
Il limite di tolleranza è di circa 10-15 metri e tiene conto da un lato
della dimensione del tratto grafico più sottile chiaramente distinguibile
dall'occhio umano, pari a 0,2-0,3 mm alla scala di riferimento
della cartografia a 1:10.000, corrispondente a ± 4 metri, e dall'altro
dalla precisione degli strumenti di rilievo GPS professionali, ma
non di tipo topografico, utilizzati ordinariamente nel campo forestale,
dell'ordine appunto dei 10-15 m.
Documentazione
Per il collaudo il lavoro di georeferenziazione va documentato con
la consegna dei seguenti strati informativi GIS in formato shapefile:
- Lo shapefile poligonale delle particelle catastali di proprietà (idpiano_
cat.shp) su cui si basa la revisione del piano derivate dai fogli
di possesso aggiornati - elencate nel prospetto delle superfici.
- Lo shapefile puntuale dei punti notevoli (idpiano_pnot.shp), che
deve riguardare i vertici catastali o altri punti salienti della proprietà
ritrovati sul terreno e rilevati. La georeferenziazione dei punti notevoli
deve avvenire mediante la verifica della posizione con GPS con
un numero di fixing superiore o uguale a 50.
- L'eventuale shapefile lineare dei rilievi lineari effettuati attraverso
poligonali da punti certi o linee con rilievo GPS per percorrenza
(idpiano_linee.shp). Si tenga presente che ai fini del collaudo farà
fede sostanzialmente il tema idpiano_pnot.shp.
- Lo shapefile poligonale del particellare forestale della proprietà
(idpiano_part.shp).
- Lo shapefile lineare delle linee georeferenziate e dei metodi di georeferenziazione
adottati per rilevare le linee di confine forestali
(proprietà e particelle forestali) denominato "idpiano_geo.shp".
Collaudo della georeferenziazione
Alla consegna degli strati informativi suddetti, l'Ufficio pianificazione
provvederà ad eseguire i controlli topologici utilizzando come rife
42
rimento per il confine esterno quello catastale di proprietà, e restituendo
al tecnico uno shapefile idpiano_part.shp con evidenziate le
correzioni da apportare.
Effettuate le correzioni necessarie e riconsegnati gli shape, verrà ripetuto
dall'Ufficio il controllo topologico e, in caso di esito positivo,
verrà confermata al tecnico l'avvenuta conclusione del collaudo del
lavoro di georeferenziazione.
In casi specifici potranno essere effettuati dei controlli di georeferenziazione
di campagna sulla posizione di punti notevoli rilevati o su
linee modificate o confermate.
Documentazione cartacea riguardante la
georeferenziazione da allegare al piano
Nella versione cartacea del piano andranno inseriti i seguenti documenti:
1. Prospetto delle superfici organizzato per comparti riportante l'elenco
delle particelle forestali e dell'insieme delle particelle fondiarie
del comparto stesso.
2. In presenza di incongruenze non risolte tra confini assestamentali
a terra e confinazione digitale catastale ovvero tra confinazione
catastale digitalizzata e cippi catastali a terra, evidenziazione con
estratto cartografico dell'andamento delle linee nell'area dove si
presenta tale incongruenza e della posizione dei punti notevoli
rilevati.
3. Metodi di georeferenziazione adottati nel rilievo delle linee (idpiano_
geo.shp).
43
La segnaletica
La segnaletica dovrà essere realizzata secondo i criteri classici e distintivi
delle operazioni assestamentali.
Come prime annotazioni di base si rammenta che:
~ Il segno a doppio tratto evidenzia sempre un confine di proprietà
fra Enti (oppure fra Enti e grandi proprietà private assestate o fra
quest'ultime medesime).
~ Il segno a doppio tratto va usato lungo il confine esterno della
proprietà e lungo gli eventuali inclusi di altri Enti (o di altre proprietà
comunque assestate).
~ Il segno semplice con bollo indica il contatto con proprietà private
non assestate, incluse nella proprietà. Non è necessario indicare
con il bollo, oltre al doppio segno, i privati non assestati ed
esterni alla proprietà. Eventualmente posizionare il bollo su altra
superficie, distanziata dalla doppia linea.
~ Il segno semplice indica il limite di particella. Nessuna particolare
differenziazione verrà usata per i confini di particella che coincidono
con il limite del comune catastale. Se dunque la proprietà si
estende su più catasti, il confine fra questi non verrà evidenziato
se non con il tratto semplice delle particelle che vi si appoggiano.
Si osserverà inoltre quanto segue:
~ I segni saranno di colore azzurro e tratteggiati in modo permanente
su rocce, muretti, massi il più possibile stabili, piante
grosse e prevedibilmente non soggette ad utilizzazione a breve
termine. Dovranno essere applicati ad una superficie preventivamente
ripulita o sommariamente levigata (ripulitura della pietra
con spazzola metallica ed asportazione delle costolature corticali
sui tronchi).
~ Ogni tratto avrà una lunghezza di circa 20-25 cm e spessore di
circa 5 cm.
~ Nel doppio segno lo spazio fra i due tratti paralleli avrà spessore
all'incirca uguale a questi (né più né meno!).
~ Ogni tratto avrà le estremità arrotondate (rotazione del pennello),
sarà di forma regolare e verrà posto preferibilmente ad altezza
d'occhio.
~ Qualsiasi angolo particellare verrà rappresentato frontalmente
e con un segno di forma angolare evidente (e in nessun
altro modo!). Si eviteranno in particolare giri attorno ai tronchi
o qualsiasi altra cosa poco chiara di analogo tipo. I bracci
dell'angolo saranno di lunghezza uguale a quelli di un normale
tratto (circa 20-25 cm). Segni di lunghezza inferiore sono
ammessi solo se in mancanza di spazio sufficiente.
~ I tratti di qualsiasi segnaletica (soprattutto lungo le linee artificialmente
delimitate in boschi continui) dovranno essere
semplicemente visibili l'uno dall'altro (né più né meno!). Non
occorrono densità eccessive di tratteggiamento lungo strade
e confini fisiografici evidenti e stabili. Meglio invece infittirli
laddove serve, per esempio lungo i limiti di sezione delineati
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artificialmente in territori boscati omogenei.
~ I numeri particellari devono essere posti nei punti utili (preferibilmente
agli incroci e nei punti dubbi, oltre che con una
certa frequenza lungo le linee divisorie di particelle).
~ I numeri posti agli incroci verranno riquadrati con linea semplice
e devono potersi leggere, a vista normale, almeno da
una distanza di 10 m. In media lo sviluppo in altezza delle
cifre sarà compreso fra 10 e 20 cm. Per il numero potrà
opportunamente essere usata coloratura diversa (nera o bleu
scuro).
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DOCUMENTAZIONE GEOREFERENZIAZIONE
A supporto dell'attività di georeferenziazione sono previsti i seguenti tematismi gis:
1. Lo shapefile poligonale delle particelle catastali di proprietà (idpiano_cat.shp) su cui si basa la revisione del piano derivate dai
fogli di possesso aggiornati - elencate nel prospetto delle superfici - verrà ottenuto estraendo dai catasti digitalizzati le particelle
fondiarie incluse nel piano, e dovrà contenere i seguenti campi:
- id_piano (Long integer, precision 9) codice piano
- anno_par (Long integer, precision 9) anno di partenza
- cod_cat (Long integer, precision 9) codice catasto
- com_cat (Text, 50) comune catastale
- num (Text, 50) numero particella catastale
Attenzione: si eviti di partire dal vecchio pefo per definire il confine esterno della proprietà in quanto nella maggior parte dei casi
non si appoggia al catasto digitalizzato. I catasti digitalizzati verranno forniti direttamente dall'Ufficio Pianificazione e selvicoltura
al momento della consegna. Si tenga presente tuttavia che questi vengono aggiornati con cadenza semestrale dall'Ufficio del catasto.
2. La georeferenziazione dei punti notevoli deve avvenire mediante la verifica della posizione con GPS con un numero di fixing
superiore o uguale a 50. Ne deriva lo shapefile puntuale dei punti notevoli (idpiano_pnot.shp), che deve riguardare i vertici
catastali o altri punti salienti della proprietà ritrovati sul terreno e rilevati, dovrà contenere i seguenti campi:
- id_piano (Long integer, precision 9) codice piano
- anno_par (Long integer, precision 9) anno di partenza
- tipo_pnt (Long integer, precision 9) tipo di punto secondo la seguente decodifica: : 1-cippo catastale 2-vertice catastale, 3-
nodo confine particellare forestale, 4-incrocio di particelle, 5-incroci di particelle con viabilità, 6- incrocio di viabilità, 7=altro
- desc_pnt (Text, 50) campo descrittivo da utilizzare al bisogno
3. L'eventuale shapefile lineare dei rilievi lineari effettuati attraverso poligonali da punti certi o linee con rilievo GPS per percorrenza
(idpiano_linee.shp), dovrà contenere i seguenti campi:
- id_piano (Long integer, precision 9) codice piano
- anno_par (Long integer, precision 9) anno di partenza
- tipo_ril (Long integer, precision 9) tipo di rilievo secondo la seguente decodifica: 1=poligonale da punti certi, 2= rilievo GPS
per percorrenza.
- desc_lin (Text, 50) attributo facoltativo, qualificativo della linea rilevata (ad es. strada, sentiero, limite particellare interno,
ecc.).
Si tenga presente tuttavia che ai fini del collaudo della georeferenziazione farà fede sostanzialmente il tema idpiano_pnot.shp.
4. Lo shapefile poligonale del particellare forestale della proprietà (idpiano_part.shp) dovrà contenere i seguenti campi:
- id_piano (Long integer, precision 9) codice piano
- anno_par (Long integer, precision 9) anno di partenza
- id_part (Long integer, precision 9) numero di particella
- k_piano (Text, 50) id_piano/anno _par
- k_part (Text, 50) id_piano/anno_par/id_part
- area (double) = area in metri quadri del poligono
I campi k_ devono essere calcolati in automatico. In ArcGIS ad esempio, si effettua un "field calculator" con questa funzione:
k_part=id_piano & "/" & anno_par & "/" " id_part.
E' chiaro che se si modificano i numeri particellari sarà necessario rieffettuare il calcolo dei campi "k_" per riaggiornarne i valori.
Lo stesso dicasi per il campo area, che andrà ricalcolato ogni volta che si effettua una variazione dei poligoni.
Si ricorda la necessità di rispettare i vincoli topologici: i poligoni delle particelle non devono sovrapporsi tra loro ed essere perfettamente
adiacenti.
5. Lo shapefile lineare dei metodi di georeferenziazione adottati per rilevare le linee di confine forestali (proprietà e particelle forestali)
denominato "idpiano_geo.shp". Tali linee si sovrappongono allo shapefile poligonale idpiano_part.shp. Lo shapefile dovrà
contenere i seguenti campi:
- id_piano (Long integer, precision 9) codice piano
- anno_par (Long integer, precision 9) anno di partenza
- tipo_ril (Long integer, precision 9), tipo di rilievo effettuato per definire il confine o la linea (viabilità), secondo la seguente
decodifica: 0=non rilevato, 1=rilievo con GPS, 2=rilievo con poligonale, 3=rilievo a video.
6. Lo shapefile lineare idpiano_segn.shp, con i confini particellari percorsi con la segnaletica forestale, dovrà contenere i seguenti
campi:
- id_piano (Long integer, precision 9) codice piano
- anno_par (Long integer, precision 9) anno di partenza
- segnaletica (Long integer, precision 9), rilievo segnaletica secondo la seguente decodifica: 0= confine non percorso, 1=confine
rinfrescato, 2= confine modificato.
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L'inventario tematico
L'inventario tematico consiste nella descrizione qualitativa e quantitativa
dei diversi popolamenti forestali o aree di altro tipo riconoscibili
nella proprietà (unità forestali) e può servire anche come riferimento
per l'individuazione degli strati di campionamento.
Le unità forestali
Costituiscono l'elemento cardine della nuova pianificazione, in quanto
rappresentano le unità elementari di lettura e descrizione del territorio.
Può trattarsi di aree boscate (bosco o bosco basso) o di aree
erbaceo-arbustive, oppure di superfici afferenti all'improduttivo, alle
acque interne o ad altri usi del suolo. La loro identificazione porta
alla realizzazione della carta delle unità forestali. Incrociando le unità
forestali con i limiti particellari si ottengono le sezioni, che ereditano i
caratteri descrittivi delle unità forestali. Per una maggiore semplicità
nella gestione dei dati le unità forestali vanno ritagliate fin dall'inizio
sul limite di particella forestale. Nel caso di usi del suolo diversi dal
bosco o bosco basso, le due porzioni vanno mantenute entrambe
come unità distinte, per non perdere l'informazione sull'uso del suolo.
Nel caso si tratti di unità boscate se conservano una estensione
significativa vanno mantenute entrambe, nel caso si tratti di sfridi
o superfici poco significative possono essere assorbite dalle unità
boscate adiacenti.
Si sottolinea l'importanza, nella compartimentazione della proprietà
in unità, di considerare fin dall'inizio il fatto che molte di esse dovranno
poi essere aggregate in strati omogenei sotto il profilo della tipologia
forestale, del governo, della struttura, della densità e della fertilità.
I parametri descrittivi delle singole unità forestali sono riassunti in
una scheda descrittiva (vedi allegato 2) che può fare riferimento anche
a più unità omogenee.
Per quanto riguarda gli usi del suolo non a bosco (improduttivi, acque,
altri usi), vengono isolate le aree omogenee rilevabili con fotointerpretazione
indipendentemente dalla loro superficie, purchè chiaramente
discernibili per natura o destinazione dal contesto, associando
anche in questo caso ad ogni area una unità.
Il limite inferiore di area per il riconoscimento differenziato dal contesto
di una unità di tipo boscato in base ai parametri suddetti è di 2000 m2.
Le unità forestali boscate sono tratti accorpati di soprassuolo "tendenzialmente"
omogenei rispetto ad una valutazione complessiva
combinata dei seguenti attributi descrittivi:
~ Governo
~ Tipo forestale
~ Fase strutturale (nel governo a fustaia)
~ Classe di età (nel governo a ceduo)
~ Copertura
~ Fertilità
~ Presenza/assenza di funzione produttiva.
L'insieme delle unità forestali afferenti a superfici boscate definisce
l'area boscata della proprietà.
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L'insieme delle unità forestali afferenti a superfici boscate con funzione
produttiva definisce l'area boscata di produzione della proprietà.
Le unità forestali afferenti a delle superfici erbacee e arbustive possono
essere ulteriormente differenziate con riferimento alle categorie
erbaceo-arbustive.
L'uso del suolo
Novità sostanziale della nuova pianificazione forestale è lo stretto
aggancio con l'uso del suolo silvopastorale definito dagli strumenti
urbanistici. Più esattamente, le norme di attuazione del nuovo Piano
Urbanistico Provinciale, recitano all'articolo 40 commi 2 e 3:
comma 2. Le aree a bosco sono riportate nella tavola dell'inquadramento
strutturale sulla base di quanto contenuto nei piani forestali
e montani previsti dalla legislazione provinciale in materia di
foreste. I piani forestali e montani articolano la superficie boscata
in relazione alle diverse vocazioni che essa assume sotto il profilo
della protezione idrogeologica, della produzione, dell'interesse
scientifico, naturalistico e paesaggistico-ambientale e alla sua evoluzione,
e individuano i boschi di pregio che costituiscono invarianti
ai sensi dell'articolo 8.
comma 3. La Giunta provinciale, con la deliberazione di approvazione
dei piani forestali e montani, se essi integrano o modificano
l'inquadramento strutturale e le invarianti, dispone l'aggiornamento
delle corrispondenti previsioni del PUP.
Ne consegue la necessità di una maggiore sintonia tra l'uso del suolo
silvopastorale così come definito a livello urbanistico e l'uso del suolo
silvopastorale così come definito in ambito forestale, anche se risulta
evidente che non vi potrà mai essere una corrispondenza perfetta.
Per questo motivo le attribuzioni di uso del suolo fatte nell'ambito
dei piani di gestione aziendale non hanno una ricaduta diretta sulle
classificazioni d'uso del suolo a livello urbanistico, in quanto queste
ultime si interfacciano piuttosto con i Piani forestali e montani.
Le unità forestali vengono geograficamente individuate con lo shapefile idpiano_ufor.shp.
Lo shape deve contenere i seguenti campi obbligatori e tutti compilati:
¿ id_piano (Long integer, precision 9): codice piano
¿ anno_par (Long integer, precision 9): anno di partenza
¿ id_ufor (Long integer , precision 9) = cod. unità forestale da compilare con un codice sequenziale ogni volta che si definisce una
nuova unità forestale. Non potranno esistere più poligoni con lo stesso codice di unità forestale.
¿ k_ufor = (Text, 50) = concatena id_piano/anno_par/id_ufor
¿ area (double) = area in metri quadri del poligono
I campi K_ devono essere calcolati in automatico. In ArcGIS ad esempio si effettua un "field calculator" con questa funzione valida
per il campo k_ufor:
[id_piano] & "/" & [anno_par] & "/" & [id_ufor]
Qualora dopo la prima compilazione vengano modificati i numeri delle unità forestali sarà necessario rieffettuare il calcolo dei
campi k_ per aggiornarne i valori.
Ogni poligono deve essere una unità forestale differente con un proprio codice identificativo univoco. Le unità forestali, inoltre,
devono ricoprire tutta la proprietà silvo-pastorale.
Vincoli topologici da rispettare:
¿ i poligoni non devono sovrapporsi tra loro
¿ i confini delle unità forestali devono essere coincidenti con i confini esterni di proprietà.
Anche se teoricamente non necessario, è opportuno che, qualora non vi siano motivi particolari, le unità forestali siano comprese all'interno
della particella. In questo modo si facilità l'attribuzione delle riprese nella successiva fase di programmazione degli interventi.
49
E' indubbio tuttavia che anche la pianificazione aziendale deve trovare
uno stretto aggancio con i tematismi della pianificazione urbanistica
e con la pianificazione forestale di ordine superiore, e pertanto le
modifiche alla carta dell'uso del suolo boscato del PFM deriveranno
esclusivamente dall'applicazione delle definizioni di bosco della LP
23 maggio 2007, n. 11, art. 2 e del regolamento DPP 26 agosto
2008, n. 35-142/Leg. art. 2.
L'attribuzione dell'uso del suolo all'unità forestale, oltre che per quanto
detto in precedenza, diviene infatti un momento fondamentale nei
nuovi piani aziendali, in quanto su di essa si basano una serie di
analisi successive che hanno una ricaduta diretta sul processo inventariale
e pianificatorio.
Le classi d'uso del suolo forestali, che si correlano facilmente alle
classi d'uso del suolo urbanistico, sono le seguenti:
Classe Note
Superfici boscate
1.Bosco Copertura >20%
2.Bosco basso Ontanete di ontano verde, Mughete
Superfici erbacee e arbustive
3.Formazioni erbacee
4.Formazioni erbacee alberate Copertura 4 mc/ha/anno
~ Mediamente fertile Im tra 2 e 4 mc/ha/anno
~ Poco fertile Im 17,5 cm
(9)
G/ha:_____ V/ha:_____
7,5 al10%, I1, I2,
I3asecondacheprevalganolepiccole, medieogrosse.
Se2classidimensionali>10%, R12, R21, R13, R31, R23,
R32inbaseallaclasseprevalente, poiallasecondaclasse.
Se1classedimensionale>10%, R11, R22oR33Preinventariali.
Semprepresentinellefasimonoplanegiovanili,
nelcasodifustaiemonoplaneadulte, matureostramaturesiconsideranopresentise>
85/ha. Nelcasodifustaiemultiplanesiconsideranopresentiseinnumero>
140/HaDensitàstratoarboreo.
Coperturapercentualedellostratoarboreo.
Lacoperturadellostratoinferiorevienerilevatasonoincasodipopolamentibiplani.
Composizione%. Intesainterminidicopertura%
riferitaalladensitàdellostratoarboreo. Iltotalevafattougualea100%.
Perlostratoinferiorevienerilevatasolonelcasodipopolamentibiplani.
Specieconcopertureorientativamenteinferiorial5%,
vannorilevatenell'elencodellesporadiche.
Presenzaspeciesporadiche.
Presenzadispecienelpopolamentoconcoperturaorientativamenteinferioreal5%.
Varilevatalasolapresenza.
DATIRELATIVIALLEFUSTAIEFasestrutturale.
Darilevaresolonelcasodifustaiemonoplaneobiplane,
relativamentealpianosuperiore.
Stratoinferioredelbiplano. Darilevaresolonelcasodifustaiebiplane,
relativamentealpianoinferiore.
Classedietàdellafustaia. F1.da1a20anni, F2.
da21a40anni, F3.da41a60anni, F4.da61a100anni,
F5.da101a130anni, F6.da131a160anni, F7oltre160anni.
Tessituranelmultiplano. Tessituradeipopolamentimultiplani:
Finesefasidiareainferiorea500m2,
Grossolanasefasicompresetra500e2000m2,
Intermediasealternanzadiareecontessitureprecedenti.
Rinnovazione.
Fertilitànellafustaia. Nelladefinizionesifacciariferimentoalletariffestimatepiùidoneeperl'insiemedelleunitàdescritte:
Ottima(T1-T2), Buona(T3-T4),
Media(T5-T6), Scarsa(T7-T8), Infima(T9)
Statura. Darilevaresoloincasodistrutturemultiplane.
Altezzadominante. Darilevaresoloincasodistrutturemonoplane,
obiplaneconriferimentoallostratosuperiore.
DATIRELATIVIALCEDUOFertilitàdelceduo.
FertileseIm>4mc/ha/anno,
MediamentefertileseImcompresotra2e4mc/ha/anno,
PocofertileseIminferiorea2mc/ha/anno.
Statocolturale.
Ilceduoèdaconsiderarefuoriturnosehasuperatoleseguentietà:
Leccete(40anni), OrnoostrietieOstrioquerceti(
50anni), Formazionimesofilediquerce,
castagnoecarpinobianco(30anni), Acerifrassinetieaceritiglieti(
30anni), FaggeteePiceofaggeti(50anni),
Robinietiealtrelatifogliemesofile(30anni)
Classedietàdelceduo/annidaltaglioC1(
da0a5), C2(da6a10), C3(da11a15), C4(da16a20),
C5(da21a25), C6(da26a30), C7(da31a35), C8(
da36a40), C9(da41a45), C10(oltre45anni).
Allievimatricineperettaro.
Altezzadominantedelceduo.
Tipodendrometrico.
STIMEDENDROMETRICHEG/
haeV/hasoprasoglia17,5cm. Vastimatal'areabasimetricaeilvolumeperettaroconsogliaminimadi17,5cm.
Questiultimiduedativerrannosostituitidaquelliderivantidall'inventariopercampionamento,
qualoraquestovengaeffettuato.
G/haeV/hatra7,5e17,5cm. Vastimatal'areabasimetricaeilvolumeperettaroconsogliaminimadi7,5cmefino17,5cm,
salvoilcasonovelletiespessineodiceduiconetàinferioreaC3.
FUNZIONIPRODUTTIVEProduzionelegnosa.
Accessibilità.
DATIFORMAZIONIERBACEOARBUSTIVECategoriaerbaceoarbustiva.
Pascolieprateriepingui(
01), Pascolimagrieprateriemacro-mesotermideisuolineutrioalcalini(
02), Pascolimagrieprateriemeso-
microtermideisuolineutrioalcalini(03), pascolimagrieprateriedeisuoliacidi(
04), prateriedicrestaeambientisubnivali(
05), vegetazioninitrofile(06), cenosiigrofileepalustri,
cannetietorbiere(07), vegetazioniarbustiveeprenemoralidisostituzionedelpascolo(
08), prati(09).
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Allegato 3
PROTOCOLLO PER L'ESECUZIONE DEI RILIEVI
INVENTARIALI DENDROMETRICI
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PROTOCOLLO PER L'ESECUZIONE DEI RILIEVI
INVENTARIALI DENDROMETRICI
1 Strati inventariali a fustaia
Negli strati inventariali a fustaia1 la realizzazione delle aree di saggio avviene attraverso la seguente
sequenza:
1. Localizzazione del punto di campionamento
2. Materializzazione del punto di campionamento
3. Esecuzione della Prova di numerazione angolare
4. Rilievo delle preinventariali
5. Rilievo dell'incremento
1.1 Localizzazione del punto di campionamento
Dopo aver operato nella navigazione di raggiungimento del punto con GPS a posizione istantanea, quando
ci si trova a circa 10-15 metri dalle coordinate teoriche del centro della PNA si passerà alla procedura
di navigazione da posizione media (NPM):
~ cercare di porsi per il rilevamento della posizione media in un punto nell'intorno delle coordinate
teoriche da localizzare nel quale localmente la ricezione GPS sia la migliore possibile;
~ eventualmente elevare l'antenna GPS per migliorare le condizioni di ricezione; evitare di interferire col
corpo e possibilmente rivorgere lo strumento con antenna integrata verso sud.
In assenza di supporto software NPM agire secondo altre procedure in grado di garantire una individuazione
oggettiva di precisione delle coordinate teoriche del punto di campionamento.
1.2 Materializzazione del punto di campionamento
Dopo aver individuato il punto di campionamento tramite navigazione da posizione media (NPM) con
la massima oggettività, tale punto deve essere evidenziato ai fini del collaudo con cerchiature di vernice
poste a 1.5-2.0 m di altezza su due soggetti vicini:
~ scegliere i due alberi da marcare in maniera che l'angolo tra loro sia possibilmente compreso tra 60°
e 120° circa e che gli alberi si trovino preferibilmente ad una distanza dal punto di campionamento
compresa tra 3-5 metri;
~ se il punto cade praticamente in corrispondenza di un soggetto arboreo i cerchi di vernice vanno posti
entrambi sull'albero interessato a 20 cm di distanza.
1.3 Prova di numerazione angolare (PNA)
Eseguire la prova relascopica con controllo alberi limite, con indicazione della specie e della classe dimensionale
PMG.
~ Verificare la presenza nel software del valore prescritto di BAF da impiegare e il tipo di rilievo da
effettuare (in fustaia PNA + am I);
~ in assenza di supporto software scegliere e adottare uniformemente per l'intero strato un BAF che
determini l'inclusione di 8-12 soggetti IN per PNA come valore medio su tutte le PNA dello strato;
1 Tra gli strati a fustaia vengono considerate le fustaie transitorie derivanti da conversione del ceduo con un sufficiente
livello di sviluppo dimensionale
98
Realizzazione della prova relascopica
Traguardando i fusti a 1,3 metri, selezionare e censire gli alberi IN, specificandone la SPECIE e la classe
dimensionale PMG.
Vanno considerati solo gli alberi con diametro >= 17.5 cm salvo nel caso della variante di PNA con
preinventariali (vedi 6.1.), con le seguenti regole:
~ alberi IN: larghezza della banda adottata minore della larghezza apparente dell'albero traguardato a
1.3 m;
~ alberi OUT: larghezza della banda adottata maggiore della larghezza apparente dell' albero traguardato
a 1.3 m;
~ alberi di dubbia attribuzione: banda apparentemente esattamente sovrapposta al diametro apparente
a 1.3 m: occorre operare il controllo della distanza limite (vedi allegato C) per determinare l'inclusione/
esclusione del soggetto considerato.
Per gli alberi con anomalie si seguiranno le seguenti regole:
~ alberi biforcati: se la biforcazione è al di sotto di 1.3 m ogni fusto va trattato singolarmente agli effetti
del controllo IN-OUT; se la biforcazione si verifica al di sopra di 1.3 m considerare il soggetto come
unico;
~ alberi inclinati: inclinare lo strumento in modo da traguardare con banda parallela al diametro ad
1.3 m: l'operazione è delicata per il meccanismo di autocompensazione del tamburo (controllare che
non si blocchi in modo anomalo);
~ alberi secchi in piedi (totalmente secchi in piedi ma integri o troncati): se non sono visibili branche
viventi escludere tali soggetti dal controllo relascopico;
~ alberi non totalmente secchi in piedi (almeno una branca vegetata): considerare tali soggetti come
gli altri se troncati oltre metà dell'altezza che avevano presumibilmente prima della troncatura; in
caso contrario considerarli come alberi secchi in piedi;
~ alberi con malformazioni a 1.3 m: valutare rispetto alla banda il fusto prolungato idealmente a livello
della malformazione (sia in senso maggiorativo che riduttivo), in pratica mentalmente eliminando
l'effetto visivo reale della malformazione.
Per la valutazione dei polloni in strati a fustaia si seguiranno le seguenti regole:
~ eventuali  polloni di diametro superiore od uguale a 17,5 cm presenti  in strati classificati e rilevati col
protocollo delle fustaie saranno indistinti rispetto ai soggetti di fustaia veri e propri  e quindi, come
questi, normalmente rilevati per specie o gruppo specifico e per classe dimensionale appropriata
P,M,G (vedi oltre).
~ Allo stesso modo (indistinto), verranno considerati, sempre in fustaia, i polloni ev. presenti che non
superino la soglia di 17.5 cm (ma che abbiano comunque un diametro maggiore di 7.5 cm, limite
inferiore delle preinventariali), in vista della normale  classificazione di presenza/assenza di preinventariali,
classe cui vanno assimilati anche gli eventuali polloni.
Prova di numerazione angolare con preinventariali
Tale variante delle prove di numerazione angolare ordinarie della fustaia riguarda  i popolamenti ove la
componente di preinventariali costituisce la parte prevalente della massa del soprassuolo (perticaie,
fustaie transitorie da conversione, ev. altri casi simili). In tali situazioni, e solo in queste, la prova relascopica
va estesa alla considerazione delle classi preinventariali con il conteggio (in classe separata propria,
ma con lo stesso BAF) dei soggetti preinventariali IN (da 7.5 a 17.5 cm di diametro).
Si sottolinea che l'ampliamento della considerazione alla classi preinventariali nella prova relascopica in
fustaia  dovrà avvenire esclusivamente  nei tipi di popolamenti di cui sopra  e si tratterà  sostanzialmente
di assolute eccezioni al procedimento normale  che prevede la  limitazione della considerazione relascopica 
dei soggetti esclusivamente  a quelli inventariali (diametro maggiore di 17.5 cm) e il conteggio a vista
99
delle preinventariali per la classificazione "base" di presenza/assenza.
Attribuzione della GCD e della specie o gruppo di specie
La Grande classe dimensionale (GCD) viene valutata a vista dall'operatore e attribuita ad ogni soggetto
IN: è consigliabile che l'operatore all'inizio dei rilievi (e periodicamente) si "calibri" eseguendo alcune
attribuzioni di prova della GCD con il supporto dell'assistente che controllerà mediante rilevazione con il
cavalletto dendrometrico. Si consideri che saranno particolarmente da tenere sotto controllo i comportamenti
distorsivi di tipo sistematico.
Durante la prova relascopica, in caso di dubbia attribuzione della GCD, l'assistente effettuerà il cavallettamento
di controllo degli alberi di dubbia attribuzione, avendo avuto l'accortezza di "seguire",
spostandosi progressivamente, l'evoluzione della prova di numerazione in corso.
GCD
NUOVA CLASSIFICAZIONE
Diametro (cm) Classe diametrica
Piccole 17,5-27,5 20-25
Medie 27,5-47,5 30-35-40-45
Grosse 47,5 in su 50 e oltre
ATTENZIONE: rispetto alla classificazione "classica" trentina il limite superiore delle piccole è 27.5 cm
e non 32.5 cm e di conseguenza è stato variato (ampliandolo in basso) il limite inferiore delle medie
Ad ogni soggetto IN verrà inoltre attribuita la specie o il gruppo specifico secondo la seguente casistica:
~ Abete rosso;
~ Abete bianco;
~ Larice;
~ Pino silvestre;
~ Pino nero;
~ Pino Cembro;
~ Altre Conifere (gruppo specifico);
~ Faggio;
~ Altre latifoglie (gruppo specifico).
Indicazione di specie particolari (specie "custom" nel sw) a scelta dell'operatore: l'operatore può valutare
di distinguere isolatamente nel rilievo relascopico con indicazione particolareggiata propria soggetti di
specie minori o di elevato pregio, significativamente presenti nello strato, che non si desidera confondere
sistematicamente con le AL o le AC, utilizzando la funzionalità software SC o comunque prevedendo
un censimento relascopico differenziato. Tali specie potranno essere al massimo 2 per strato. Si tenga
presente che in linea di massima l'impiego della funzionalità va stabilito a priori e deve valere per tutto
lo strato, individuando in via previsionale le specie che, ove saranno effettivamente presenti in qualsiasi
PNA e con qualsiasi numero di soggetti, saranno sempre rilevate come "custom". È assolutamente da
evitare l'impiego episodico della modalità solo per alcune PNA dello strato ove le specie minori in oggetto
si costatino, all'atto del campionamento, presenti con un numero consistente di soggetti. Ciò porterebbe
ad un censimento distorto e vanificato dalla parzialità di considerazione delle specie in questione, dato
che parte dei soggetti di tali specie avrebbero considerazione isolata propria (in certe PNA), mentre altri,
solo perché sporadici (in altre PNA dello strato) verrebbero confusi nelle Altre Latifoglie (o, se è il caso,
nelle Altre Conifere). Per ovvi motivi in sede di elaborazione non si arriverebbe a determinare correttamente
la presenza effettiva di tali specie.
Si ricorda che peraltro, ai fini della quantificazione del volume, i soggetti di tali specie entrano a far parte
comunque delle AL o delle AC e di fatto verranno dendrometricamente assimilate al Faggio (come tutte le
AL) o all'abete rosso (come tutte le AC) pur potendo essere individuate con tariffa propria; ciò non toglie
100
che sarà possibile una valutazione propria separata corretta dell'area basimetrica di tali specie minori. Si
sottolinea che pur nell'assimilazione dendrometrica obbligata all'abete rosso (AC) o al Faggio (FA), potendo
definire separatamente la tariffa per tali specie, il tecnico potrà in qualche modo agire sulla tariffa
per determinare una assimilazione il più possibile realistica.
Attribuzioni tariffarie
Per ogni PNA occorrerà indicare per tutte le specie o gruppi di specie presenti nella PNA stessa la tariffa
attribuita (nel caso di uso del supporto software il dato sarà già visualizzato). Si ricorda che la tariffa viene
"ereditata" da quella attribuita a quella specie nell'ultimo piano realizzato in riferimento alla particella
nell'ambito della quale si trova il punto di campionamento. E' quindi possibile che una stessa specie
assuma tariffe diverse in PNA attribuite allo stesso strato.
Il supporto potrebbe non indicare la tariffa, che in tal caso va attribuita a vista dal tecnico, in presenza
di specie non presenti nell'ultimo cavallettamento (es. Faggio, attualmente "in ingresso" nel soprassuolo
a livello di classi inventariali, ma in precedenza non presente con soggetti di diametro censibile). Le
proposte di modifica di tariffe particellari vanno presentate assieme ai dati rilevati nelle aree di saggio,
corredate di una curva ipsometrica realizzata sulla base di rilievi di altezze effettuati in maniera distribuita
sulla intera particella, prima della elaborazione dei dati delle aree di saggio da parte dell'Ufficio
Pianificazione e selvicoltura.
Occorre accertarsi sempre che, se ci sono soggetti IN di una certa specie, allora deve esserci una indicazione
di tariffa diversa dal valore di default zero. Questo aspetto è altamente critico per la correttezza
delle elaborazioni dei dati! Ciò vale anche nel caso di eventuali specie "custom" per le quali inoltre occorre
esplicitamente sempre controllare che sia stato effettuato l'inserimento del gruppo di afferenza (altre
conifere o altre latifoglie) oltre che della specie. Si tenga poi presente che se viene indicato il gruppo
altre latifoglie (sia che si tratti di specie custom o no), deve essere presente l'indicatore di serie tariffaria
corretta per quest'ultime e analogamente deve accadere per le altre conifere. Si fa presente che la tariffa
delle altre latifoglie idonea da inserire sarà quella indicata dal piano (in tal caso già evidenziata automaticamente),
oppure, in assenza, quella che comunque inserirà l'operatore come più idonea, facendo
riferimento alle serie ipsometriche standard tariffarie del Faggio (quindi non necessariamente la stessa
del faggio!): Nel caso di piante IN appartenenti alle specie (custom o meno) del gruppo altre conifere,
relaskope non indicherà mai una tariffa e proporrà sempre il valore di default zero. Il tecnico assegnerà
alle altre conifere la tariffa più idonea scelta tra quelle standard previste per l'abete rosso.
Controllo della distanza limite
La procedura di controllo della distanza limite per la verifica dei soggetti IN di dubbia attribuzione va
applicata solo per le fustaie, mentre per i cedui si attuerà comunque una attribuzione in un senso o
nell'altro senza attuare controlli specifici. La procedura da seguire sarà la seguente.
Per trovare la distanza limite in/out ORIZZONTALE in metri (LD) relativa ad un albero di dubbia attribuzione,
si deve:
1. Calcolare la distanza limite (D): moltiplicare il diametro (d) in cm del soggetto considerato - misurato
perpendicolarmente alla visuale del relascopio che lo traguarda per la radice quadrata del rapporto
tra la costante 0,25 e il BAF impiegato: D (in metri!) = d x ( 0,25 / BAF )^ 0,5. La tabella in
calce a questo Protocollo indica in ogni caso i valori caratteristici della distanza limite per qualsiasi
diametro e BAF.
2. Confrontare la distanza orizzontale reale misurata tra il centro della PNA e l'ASSE dell'albero in questione
e la distanza limite (D): se la distanza orizzontale è più PICCOLA della distanza limite, l'albero
è IN; in caso contrario è OUT.
Per avere un riferimento orizzontale misurando la distanza:
~ col telemetro laser occorre avere impostata la modalità HD e mirare all'albero in qualsiasi punto (se
è verticale), alla base o (massimo) a 1.30 m se è inclinato;
~ con cordella metrica si cerchi in primo luogo di effettuare una misura orizzontale. Se non è possibile
101
si moltiplichi la distanza misurata inclinata per il coseno dell'angolo di inclinazione misurato col clisimetro
e si otterrà la distanza orizzontale da confrontare con quella limite (vedi allegato C).
Qualora si utilizzi il relascopio elettronico esiste una funzionalità che, senza l'ausilio di tabelle, fornisce
la distanza limite dato il BAF impiegato e il diametro ad 1.3 m del soggetto considerato: si consideri che
la distanza fornita si riferisce in questo caso alla parte anteriore del soggetto e non al suo asse e come
tale va rilevata nel controllo.
Situazioni particolari del rilievo relascopico in fustaia
1. Sovrapposizione visuale di alberi: spostarsi dal centro della PNA fino ad eliminare la sovrapposizione
mantenendo però invariata la distanza dal soggetto coperto (rispetto a quella dal centro PNA); risolta
la valutazione IN/OUT della pianta coperta, tornare al centro PNA e proseguire la prova.
2. Correzione per l'inclinazione del terreno nelle prove relascopiche:
Se si opera col relascopio di Bitterlich: mantenere premuto il pulsante che libera la rotazione del tamburo
con le bande (frenare leggermente rilasciando a scatti il bottone se il tamburo ruota eccessivamente)
e traguardare a 1.3 m a tamburo fermo; l'inclinazione del terreno è compensata dal sistema.
Se si opera con il relascopio elettronico: lo strumento si autocompensa nello stesso modo ma un po'
più lentamente (attendere un po' per la stabilizzazione della larghezza del marker di banda).
Se si opera in emergenza con un sistema relascopico che non corregge per l'inclinazione si deve:
impiegando il sofware Relaskope, imputare l'inclinazione del terreno in gradi misurata lungo la linea
di massima pendenza passante per il centro PNA, misurata col clisimetro (scala gradi!); se la linea
di massima pendenza ha una inclinazione a monte e una diversa a valle fare la media e inserire in
Relaskope quest'ultima. I conteggi che farà Relaskope dei dati PNA terranno automaticamente conto
dell'inclinazione inserita. Non imputare alcuna inclinazione se si opera con l'attrezzatura dei punti 1
e 2.
In assenza di supporto software occorrerà moltiplicare l'area basimetrica trovata per la secante trigonometrica
dell'angolo di inclinazione del terreno misurato come sopra.
3. Assenza di visibilità per presenza di rami bassi/sottobosco: si deve operare la prova virtualmente con
controllo della distanza limite di ogni soggetto teoricamente candidato alla selezione.
4. I limiti della PNA eccedono i margini dello strato: in tal caso (PNA prossima al limite di popolamento
con popolamento di altro strato) si procederà a un "giro" relascopico limitato all'interno dello strato in
questione e si valuterà la percentuale che si ritiene rappresenti il "giro" effettivamente eseguito rispetto
al giro completo imputandola (per approssimazione in uno dei 4 valori possibili) in Relaskope. In
assenza del software citato, si moltiplicherà l'area basimetrica trovata col giro relascopico "limitato"
per il rapporto tra 1 e il valore (inferiore a 1) che si ritiene rappresenti l'aliquota (rispetto a 1) della
parte di "giro" non effettuata o comunque estranea allo strato.
Si tenga presente che se si contano nel giro parziale ad es. 4 soggetti IN con BAF 4 e si valuta
una percentuale di giro del 50% rispetto a quello completo, la G/ha calcolata da Relaskope sarà
4*4*1/0.5= 32 m2, in pratica raddoppiando la stima desunta dai 4 soggetti IN. Si usi quindi con
prudenza questa funzionalità limitandola ai casi in cui lo strato estraneo a quello del centro PNA sia
notevolmente diverso in area basimetrica (es. vuoti). Peraltro la presenza di uno strato estraneo deve
essere segnalata dal tematismo strati e non dalla semplice evidenza di una diversità sul terreno (es.
strade) che, se non ha dato luogo ad un confine di strato all'atto della stratificazione, in pratica non
esiste.
1.4 Rilievo preinventariali
Sono da considerare pre-inventariali tutti gli alberi con diametro compreso tra 7.5 e 17.5 cm compresi
gli eventuali polloni se presenti in fustaia (al di sotto di 7.5 cm di diametro tutti i soggetti presenti in
102
fustaia e quindi anche i polloni si considerano afferenti alla Rinnovazione).
Al termine della prova relascopica nel foglio "STR" di Relaskope insieme ai dati di area basimetrica appare
in basso a sinistra la CATEGORIA STRUTTURALE del punto appena campionato.
1. Leggere il valore indicato (es. 50).
2. Andare nel foglio "PI" e leggere le indicazioni relative alla categoria identificata (es. presenti se n>10
entro 15 metri).
3. Contare le piante pre-inventariali nell'arco dei 15 metri valutati a vista e verificare la corrispondenza
dei valori.
4. Indicare se le pre-inventariali vanno considerate presenti o assenti.
In assenza di supporto software si valutino le situazioni secondo il seguente schema:
perticaie, biplani (adulti o maturi su spessina o perticaia): preinventariali da indicare come sempre presenti;
altri casi in popolamenti monoplani: preinventariali presenti se si contano più di 6 soggetti entro un area
di 15 m di raggio, valutati a vista;
multiplani: preinventariali presenti se si contano più di 10 soggetti entro un area di 15 m di raggio, valutati
a vista.
Nei casi di rilievo relascopico particolare delle preinventariali, la classificazione di cui sopra andrà fatta
comunque, anche se è probabile che in detti casi le preinventariali risultino da classificare presenti.
1.5 Rilievo dell'incremento
La determinazione campionaria dell'incremento è prevista solo per gli strati di FUSTAIA. L'incremento
viene calcolato a livello di strato tramite la misura diretta di due carotine operata sempre su alberi modello
dell'incremento diametrico.
Nel caso delle PNA di campionamento statistico ordinario gli alberi modello dell'incremento vengono
identificati seguendo una procedura di selezione casuale denominata "Regola dell'orologio" (vedi riquadro).
Possono essere selezionati tutti gli alberi d'altofusto, ad esclusione di polloni e grandi arbusti,
purché appartenenti alle classi inventariali, quindi con diametro uguale o superiore a 17.5 cm, che non
presentino anomalie evidenti (malformazioni, biforcazioni alla base, secco in piedi, troncato, ecc.), indipendentemente
dalla specie e dal fatto che siano stati contati IN o OUT durante l'esecuzione della prova
relascopica.
Nel caso delle PNA soggettive (campionamento soggettivo) si sceglieranno soggettivamente sempre 2
soggetti per PNA indirizzando la scelta verso alberi di diametro e altezza il più vicino possibile alla condizione
media dello strato e situati fino a 15-20 m dal centro della PNA soggettiva. Si tratta in sostanza
degli alberi più "anonimi" (che non attirano l'attenzione ne in senso positivo che negativo), che siano
privi di malformazioni e, naturalmente, che abbiano un diametro superiore a 17.5 cm.
Una volta selezionati, gli alberi modello dell'incremento devono essere cavallettati per determinarne il
diametro. Nel caso in cui il fusto presenti una eccentricità evidente, il diametro deve essere calcolato
facendo la media dei due diametri. Per quanto attiene la specie si cercherà di bilanciare la composizione
specifica media percentuale (valutata a vista) dello strato anche nella scelta degli alberi modello. Es.
composizione stimata di strato AR 80%, AB 20%: su es. 20 alberi modello: 16 AR e 4 AB.
Il carotaggio degli alberi modello deve essere eseguito con un metodo di prelievo in grado di restituire una
carotina il cui spessore consenta la lettura dell'ampiezza degli ultimi 10 anelli espressa in mm.
Una volta estratta la carotina, deve essere misurato, di norma, lo spessore in mm di 10 anelli, con
esclusione della corteccia. Il numero di anelli misurati può essere diverso da 10, in diminuzione, fino al
minimo consentito di 5, se con dieci anelli si dovesse ottenere una misura, per qualche motivo, incerta.
103
Se il primo o al massimo i primi due anelli risultano alterati nello spessore dalla compressione determinata
dall'operazione di prelievo, si considerino i successivi 10 o N anelli anche se non sono i più esterni.
Si segnalano alcune operazioni altamente critiche ai fini della correttezza dei rilievi incrementali:
1. gli alberi modello dell'incremento devono avere sempre tutti i seguenti dati obbligatori: specie, diametro
in cm, spessore in millimetri, numero anelli ai quali è riferito lo spessore; l'altezza non è richiesta
(anche se il campo è presente nella finestra di Relaskope).
2. non è una procedura corretta scegliere uno spessore di succhiellamento standard (per es. 2 cm) e
poi contare gli anelli in tale spessore; ciò porta a considerare archi temporali fino a 30-40 anni. Deve
sempre essere inserito lo spessore dei 10 anelli più esterni con variazioni episodiche in diminuzione fino
a un minimo di 5-7 se alcuni anelli interni risultano illeggibili, oppure, sempre rilevando lo spessore di
10 anelli, escludendo ev. i primi 2-3 anelli esterni se questi presentano problemi di lettura (per compressione
o altro); quindi, di fatto, in quest'ultimo caso, si misura lo spessore dei 10 anelli formatisi tra 2-3
anni fa e 12-13 anni fa.
3. Se un albero selezionato con la regola dell'orologio si rivela inadatto, prendere al suo posto il terzo più
vicino alla direzione (e così via).
LA REGOLA DELL'OROLOGIO
La regola dell'orologio serve a garantire una procedura casuale di selezione di un punto sul terreno.
Si applica conoscendo l'ora e disponendo di una bussola.
- Considerare la componente MINUTI dell'orario attuale. Es. 11:10 - si consideri il valore 10
- Moltiplicare il valore dei minuti per 6 ottenendo un valore di azimut in gradi. Es. 10 x 6 = 60°
- Individuare tale azimuth con la bussola, dal centro PNA.
- Selezionare come primo albero modello quello più vicino seguendo tale direzione (non quello più vicino al centro della PNA!)
a dx o a sn della stessa, indifferentemente. Se occorre selezionarne un altro, prendere il secondo più vicino seguendo la stessa
direzione e così via.
1.6 Localizzazione delle PNA nel caso campionamento soggettivo
Si ricorda che:
Una volta effettuata la stratificazione della proprietà assestamentale, in base alle informazioni contenute
nella "tabella strati", questi potranno avere destini inventariali diversi:
~ il campionamento statistico per Prove di Numerazione angolare Relascopiche (PNA): per gli strati da
inventariare ordinariamente;
~ il campionamento soggettivo per PNA: per gli strati di esigua superficie, in larga massima non più
estesi di 10-15 ha, ma che avrebbero altrimenti rilevanza inventariale ordinaria, ove l'approccio
statistico determinerebbe la necessità di un numero di PNA/ha così elevato da porsi al di fuori della
logica sul piano dei costi inventariali;
~ nessun inventario:
o superfici boscate marginali sotto il profilo della rilevanza produttiva in relazione ai
costi di utilizzazione;
o vuoti;
o novelleti;
o spessine;
o usi forestali permanentemente non boscati;
o superfici erbacee;
o pascoli, praterie;
o improduttivi per natura;
o usi suolo non forestali;
o altro fuori inventario.
Si chiarisce che nel caso del campionamento statistico il Servizio Foreste e Fauna PAT fornirà le coordinate
di precisa localizzazione delle PNA da realizzare e che gli esiti di tale tipo di inventario saranno
corredati da una valutazione statistica della loro attendibilità (errore standard di stima).
104
Nel caso del campionamento soggettivo sarà predeterminato dal Servizio solo il numero di PNA da
eseguire (la metà di quelle che prevederebbe il campionamento statistico nelle stesse condizioni) e tali
PNA saranno localizzate appunto soggettivamente a cura dal tecnico nell'ambito dello strato in modo da
cogliere tendenzialmente manifestazioni locali dello strato prossime alla situazione media generale dello
strato stesso in temini di dotazione provvigionale, struttura/composizione.
Si noti che una volta scelta la localizzazione (soggettiva) della PNA il tecnico procederà al rilievo della
sua posizione con rilievo GPS stazionario (ad antenna ferma) mediato su almeno 50 posizioni istantanee
e si procederà poi alla marcatura con bolli di vernice nel modo consueto di tale punto.
2 Strati inventariali a ceduo
Vanno considerati cedui in senso stretto ed aggregati a strati (eventualmente differenziati sulla base della
consistenza dendrometrica e/o della composizione e/o della fertilità) i soprassuoli:
~ la cui modalità di manifestazione largamente prevalente (80% e oltre) in termini di copertura del
suolo sia data dalla presenza di polloni ed eventuali matricine (in caso di coperture sovrapposte si
consideri prevalente la componente di cui al successivo punto 3);
~ che siano trattati selvicolturalmente come cedui (taglio raso o a sterzo dei polloni eventualmente con
rilascio più o meno intenso di matricine) a turni più o meno elevati;
~ nei quali la eventuale presenza di conifere o di soggetti di altofusto di latifoglie2 (*) sia sporadica (al
di là di eventuali limitati adensamenti locali) e globalmente tale da non dare origine a più del 20%
della copertura del suolo.
2.1 Localizzazione del punto di campionamento
Dopo aver operato nella navigazione di raggiungimento del punto con GPS a posizione istantanea, quando
ci si trova a circa 5-7 metri dalle coordinate teoriche del centro della PNA si passerà alla procedura
di navigazione da posizione media (NPM):
a) cercare di porsi per il rilevamento della posizione media in un punto nell'intorno delle coordinate
teoriche da localizzare nel quale localmente la ricezione GPS sia la migliore possibile;
b) eventualmente elevare l'antenna GPS per migliorare le condizioni di ricezione; evitare di interferire col
corpo e possibilmente rivorgere lo strumento con antenna integrata verso sud.
In assenza di supporto software NPM agire secondo altre procedure in grado di garantire una individuazione
oggettiva di precisione delle coordinate teoriche del punto di campionamento.
Si ricorda che in ceduo può essere relativamente frequente la collocazione del punto anche all'interno di
ceppaie.
2.2 Materializzazione del punto di campionamento
Dopo aver individuato il punto di campionamento tramite navigazione da posizione media (NPM)
con la massima oggettività, tale punto deve essere evidenziato ai fini del collaudo con cerchiature di
vernice poste a 1.5-2.0 m di altezza su due soggetti vicini (polloni, matricine o conifere):
a) scegliere i due soggetti da marcare in maniera che l'angolo tra loro sia possibilmente compreso tra
60° e 120° circa e che gli alberi si trovino preferibilmente ad una distanza dal punto di campionamento
compresa tra 3-5 metri;
b) se il punto cade all'interno di una ceppaia i cerchi di vernice vanno posti entrambi sul pollone più
grosso a 20 cm di distanza.
2 intendendo per quest'ultimi anche ev. quelli di origine agamica che si siano fortemente differenziatisi cronologicamente e
dimensionalmente rispetto alle normali matricine del ceduo, secondo facies più o meno riconducibili a quelle del "ceduo composto".
105
2.3 Prova di numerazione angolare (PNA)
Eseguire la prova relascopica SENZA controllo alberi limite, e SENZA indicazione della specie e
PMG.
a) Verificare la presenza nel software del valore prescritto di BAF da impiegare e il tipo di rilievo da
effettuare (in ceduo PNA + am H);
b) In assenza di supporto software scegliere e adottare uniformemente per l'intero strato un BAF che
determini l'inclusione di 8-12 soggetti IN per PNA come valore medio su tutte le PNA dello strato;
c) eseguire la prova relascopica con il BAF indicato.
Selezionare e censire i soggetti IN specificando se sono POLLONI/MATRICINE O CONIFERE: traguardare
gli alberi a 1.30 m
~ alberi da considerare: SOLO soggetti arborei (polloni e matricine, conifere) con diametro > 2.5 cm e
fino a qualsiasi diametro;
~ attribuzioni IN/OUT come per le fustaie con censimento isolato proprio di polloni e matricine (indistinti!)
da una parte e delle ev. conifere, indistinte per la specie e per la classe dimensionale, dall'altra;
~ soggetti con anomalie: come per le fustaie.
2.4 Rilievo dell'altezza dominante (Hd)
Rilevare le altezze dei 2 POLLONI di diametro più grosso entro 8 metri di raggio (stimati a vista) dal
centro della PNA, indipendentemente dal fatto che siano stati considerati IN o OUT durante l'esecuzione
della PNA. Non è necessario misurare il diametro di tali polloni ne attribuirne la specie.
N.B. Gli alberi da considerare devono essere ESCLUSIVAMENTE polloni (né matricine, né conifere) e
possono avere qualsiasi diametro
3 Strati inventariali a governo misto
Vanno considerati situazioni di transizione tra Ceduo e Fustaia3 ed aggregati a strati (eventualmente
differenziati sulla base della consistenza dendrometrica e/o della composizione e/o della fertilità) i soprassuoli:
~ la cui modalità di manifestazione prevalente (50% e oltre) in termini di copertura del suolo sia data
dalla presenza di polloni ed eventuali matricine (in caso di coperture sovrapposte si consideri prevalente
la componente di cui al successivo punto 2);
~ nei quali la presenza di conifere o di soggetti di altofusto di latifoglie4 (**) NON sia sporadica e globalmente
sia tale da dare origine ad almeno il 20% della copertura del suolo;
~ che non siano comunque classificabili come fustaie vere e proprie con strato di ceduo chiaramente
accessorio e sottoposto.
In tali situazioni valgono integralmente le procedure di rilievo dei CEDUI con le seguenti varianti:
~ saranno censiti isolatamente con le procedure del ceduo i soggetti (polloni o matricine e conifere) fino
3 Si tratta di formazioni a ceduo nelle quali è presente una forte componente d'alto fusto che tuttavia non è ancora
sufficiente a caratterizzare come fustaia il popolamento e dove la componente a ceduo mantiene comunque un suo significato
produttivo autonomo.
Nel caso dei cedui coniferati, può trattarsi tipicamente di quelle formazioni residuali di conifere in successione con
popolamenti di latifoglie originariamente ceduate già preesistenti. Cedui "compositi" derivanti da matricinatura intensiva, ma non
sufficiente a deprimere la ripresa del ceduo, tipicamente alcune delle conversioni di faggeta più datate (che venivano effettuate
con bassa intensità di matricinatura), oppure di quelle situazioni, tipiche delle fasce basali, di alternanza continua di aree a minore
e a maggiore fertilità, dove è opportuno attuare un trattamento differenziato di conversione o di taglio del ceduo, ma non è
possibile isolare le singole aree in unità autonome a causa delle loro estensioni limitate.
4 Intendendo per quest'ultimi anche ev. quelli di origine agamica che si siano fortemente differenziatisi cronologicamente
e dimensionalmente rispetto alle normali matricine del ceduo secondo facies più o meno riconducibili a quelle del "ceduo composto".
106
al diametro di 17.5 cm (da 2.5 cm);
~ saranno censiti con le regole della fustaia i soggetti di qualsiasi tipo con diametro superiore a 17.5;
~ alle specie o gruppi specifici che si manifestano nelle PNA con soggetti di diametro superiore a 17.5
andrà attribuita la tariffa a cura del tecnico; tale attribuzione sarà univoca per tutte le PNA dello
strato.
L'altezza dominante sarà rilevata sui 2 polloni più grossi entro 8 metri dal punto di campionamento che
abbiano un diametro fino a 17.5 cm.
Si sottolinea che non sarà necessario:
~ eseguire controlli di alberi limite (le situazioni di dubbia attribuzione vanno risolte in un senso o
nell'altro con la sola valutazione visiva);
~ rilevare alcun dato di incremento, nemmeno sulla componente sopra i 17.5 cm ev. presente;
~ misurare il diametro e attribuire la specie ai polloni selezionati per la rilevazione di altezza dominante;
~ rilevare o classificare la presenza di preinventariali.
4 Localizzazione delle PNA in campionamenti
soggettivi in fustaia
Il campionamento soggettivo è possibile solo per le fustaie ma non per i cedui e per i cedui/fustaia (vedi
paragrafo "Dimensionamento del campione e localizzazione delle unità campionarie").
Mentre nel caso del campionamento statistico il Servizio Foreste e Fauna PAT fornirà le coordinate di
precisa localizzazione delle PNA da realizzare e gli esiti di tale tipo di inventario saranno corredati da
una valutazione statistica della loro attendibilità (errore standard di stima), nel caso del campionamento
soggettivo sarà predeterminato dal Servizio Foreste e Fauna della PAT solo il numero di PNA da eseguire
(la metà di quelle che prevederebbe il campionamento statistico nelle stesse condizioni) e tali PNA saranno
localizzate appunto soggettivamente a cura dal tecnico nell'ambito dello strato in modo da cogliere
tendenzialmente manifestazioni locali dello strato prossime alla situazione media generale dello strato
stesso in temini di dotazione provvigionale, struttura/composizione.
Per quanto attiene il rilievo dell'incremento, nel caso delle PNA soggettive (campionamento soggettivo) si
sceglierà soggettivamente sempre 1 soggetto per PNA indirizzando la scelta verso un albero di diametro
e altezza il più vicino possibile alla condizione media dello strato e situato fino a 15-20 m dal centro
della PNA soggettiva. Si tratta in sostanza degli alberi più "anonimi" (che non attirano l'attenzione ne
in senso positivo che negativo), che sia privo di malformazioni e, naturalmente, che abbia un diametro
superiore a 17.5 cm. Si ricorda che NON si procede ad ALCUN rilievo dell'incremento nel caso dei cedui
e dei cedui/Fustaia.
Si noti che una volta scelta la localizzazione (soggettiva) della PNA il tecnico procederà al rilievo della
sua posizione con rilievo GPS stazionario (ad antenna ferma) mediato su almeno 50 posizioni istantanee
e si procederà poi alla marcatura con bolli di vernice nel modo consueto di tale punto.
107
Tabella di utilità per il calcolo della distanza limite nelle prove relascopiche (CRA-MPF)
distanza limite D
(in metri) riferita
all'ORIZZONTALE
bande distanza limite D
(in metri) riferita
all'ORIZZONTALE
bande
1+4nb 1+3nb 3 2 1+4nb 1+3nb 3 2
diametro d dell'albero
(in cm)
BAF diametro d dell'albero
(in cm)
BAF
4 3,0625 3 2 4 3,0625 3 2
3 0,75 0,86 0,87 1,06 52 13,00 14,86 15,01 18,38
4 1,00 1,14 1,15 1,41 53 13,25 15,14 15,30 18,74
5 1,25 1,43 1,44 1,77 54 13,50 15,43 15,59 19,09
6 1,50 1,71 1,73 2,12 55 13,75 15,71 15,88 19,45
7 1,75 2,00 2,02 2,47 56 14,00 16,00 16,17 19,80
8 2,00 2,29 2,31 2,83 57 14,25 16,29 16,45 20,15
9 2,25 2,57 2,60 3,18 58 14,50 16,57 16,74 20,51
10 2,50 2,86 2,89 3,54 59 14,75 16,86 17,03 20,86
11 2,75 3,14 3,18 3,89 60 15,00 17,14 17,32 21,21
12 3,00 3,43 3,46 4,24 61 15,25 17,43 17,61 21,57
13 3,25 3,71 3,75 4,60 62 15,50 17,71 17,90 21,92
14 3,50 4,00 4,04 4,95 63 15,75 18,00 18,19 22,27
15 3,75 4,29 4,33 5,30 64 16,00 18,29 18,48 22,63
16 4,00 4,57 4,62 5,66 65 16,25 18,57 18,76 22,98
17 4,25 4,86 4,91 6,01 66 16,50 18,86 19,05 23,33
18 4,50 5,14 5,20 6,36 67 16,75 19,14 19,34 23,69
19 4,75 5,43 5,48 6,72 68 17,00 19,43 19,63 24,04
20 5,00 5,71 5,77 7,07 69 17,25 19,71 19,92 24,40
21 5,25 6,00 6,06 7,42 70 17,50 20,00 20,21 24,75
22 5,50 6,29 6,35 7,78 71 17,75 20,29 20,50 25,10
23 5,75 6,57 6,64 8,13 72 18,00 20,57 20,78 25,46
24 6,00 6,86 6,93 8,49 73 18,25 20,86 21,07 25,81
25 6,25 7,14 7,22 8,84 74 18,50 21,14 21,36 26,16
26 6,50 7,43 7,51 9,19 75 18,75 21,43 21,65 26,52
27 6,75 7,71 7,79 9,55 76 19,00 21,71 21,94 26,87
28 7,00 8,00 8,08 9,90 77 19,25 22,00 22,23 27,22
29 7,25 8,29 8,37 10,25 78 19,50 22,29 22,52 27,58
30 7,50 8,57 8,66 10,61 79 19,75 22,57 22,81 27,93
31 7,75 8,86 8,95 10,96 80 20,00 22,86 23,09 28,28
32 8,00 9,14 9,24 11,31 81 20,25 23,14 23,38 28,64
33 8,25 9,43 9,53 11,67 82 20,50 23,43 23,67 28,99
34 8,50 9,71 9,81 12,02 83 20,75 23,71 23,96 29,34
35 8,75 10,00 10,10 12,37 84 21,00 24,00 24,25 29,70
36 9,00 10,29 10,39 12,73 85 21,25 24,29 24,54 30,05
37 9,25 10,57 10,68 13,08 86 21,50 24,57 24,83 30,41
38 9,50 10,86 10,97 13,44 87 21,75 24,86 25,11 30,76
39 9,75 11,14 11,26 13,79 88 22,00 25,14 25,40 31,11
40 10,00 11,43 11,55 14,14 89 22,25 25,43 25,69 31,47
41 10,25 11,71 11,84 14,50 90 22,50 25,71 25,98 31,82
42 10,50 12,00 12,12 14,85 91 22,75 26,00 26,27 32,17
43 10,75 12,29 12,41 15,20 92 23,00 26,29 26,56 32,53
44 11,00 12,57 12,70 15,56 93 23,25 26,57 26,85 32,88
45 11,25 12,86 12,99 15,91 94 23,50 26,86 27,14 33,23
46 11,50 13,14 13,28 16,26 95 23,75 27,14 27,42 33,59
47 11,75 13,43 13,57 16,62 96 24,00 27,43 27,71 33,94
48 12,00 13,71 13,86 16,97 97 24,25 27,71 28,00 34,29
49 12,25 14,00 14,15 17,32 98 24,50 28,00 28,29 34,65
50 12,50 14,29 14,43 17,68 99 24,75 28,29 28,58 35,00
51 12,75 14,57 14,72 18,03 100 25,00 28,57 28,87 35,36
se la dist. vera dell'albero (riferita all'orizzontale) è = alla dist. limite indicata, allora l'albero è IN, altrimenti è OUT D = radice quadrata (d x ( 0,25 / BAF ))
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Allegato 4
MODELLO DI CUBATURA PER POPOLAMENTI
D'ALTO FUSTO, "MPF"
Tratto da "Scrinzi G., Galvagni D., Marzullo L., 2010 - I nuovi modelli dendrometrici per la stima delle masse assestamentali in Provincia Autonoma
di Trento. CRA-MPF/Servizio Foreste e fauna - PAT. 96 p."
110
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MODELLO DI CUBATURA PER POPOLAMENTI
D'ALTO FUSTO, "MPF"
Il modello consente la stima della massa ad ettaro (V) nel quadro degli inventari per campionamento con
aree di saggio relascopiche che forniscono i seguenti dati:
1. valore stimato di G/ha;
2. aliquote relative di G/ha ascrivibili alle tre "grandi" classi dimensionali delle piante piccole, medie
e grosse;
3. aliquote relative di G/ha riferite alle specie presenti.
Dal pregresso impianto assestamentale viene inoltre desunto l'indicatore di tariffa di ogni specie presente.
Da questo insieme di elementi è possibile individuare degli indici in grado di esprimere il rapporto funzionale
specifico locale tra G/ha e V/ha
Tale rapporto infatti è stato ritenuto essere principalmente influenzato:
~ sempre e comunque dall'area basimetrica totale;
~ a parità di area basimetrica, composizione specifica e tariffa applicata, dalla dimensione media
dei soggetti presenti (maggiore è tale dimensione maggiore sarà la massa ad ettaro) - indice di
baricentro dimensionale, Bd.
~ a parità di area basimetrica, dimensione media e di tariffa: in funzione della composizione specifica
(in quanto determinate specie presentano masse mediamente maggiori di altre) - indice di
potenzialità stereometrica, Ps;
~ a parità di area basimetrica, dimensione media e composizione specifica: in funzione della tariffa
applicata - indice tariffario, It.
Tale tipo di approccio è stato tradotto in variabili esplicative numeriche sintetiche in grado di interpretarlo
sulla base dei dati nativi o derivati di output del campionamento relascopico e dei corrispondenti valori
dendrometrici del database.
Al fine di ottimizzare la capacità predittiva del modello, includendo tutte le informazioni necessarie, ma
riducendo il più possibile il numero delle variabili indipendenti coinvolte, i dati sopra elencati sono stati
quindi ulteriormente manipolati al fine di ottenere appunto indici sintetici secondari successivamente
impiegabili come variabili esplicative. Tali indici sono stati rispettivamente denominati Ps, Bd e It.
Ps: Indice di Potenzialità dendrometrica di specie
Ps=(G%AR+G%AB)x1,0 + (G%PS+G%PN+G%PC+G%FA+G%AL)x0,9+G%Lx0,8
Bd: Indice di Baricentro dimensionale
Bd = GP x 0,167 + GM x 0,5 + GG x 0,833
dove GP è l'area basimetrica relativa alle piante appartenenti alle classi diametriche 20 e 25, GM è l'area
basimetrica relativa alle piante appartenenti alle classi diametriche 30, 35, 40 e 45, e GG è l'area basimetrica
delle piante appartenenti alle classi diametriche superiori o uguali a 50 cm.
It= Indice tariffario (a ponderazione basimetrica)
It=(GARxIAR)+(GABxIAB)+(GLxIL)+(GPSxIPS)+(GPNxIPN)+GPCxIPC)+(GFAxIFA)+(GALxIAL)
dove
Gn è l'area basimetrica relativa delle specie presenti e In è il corrispondente indice tariffario, variabile
nell'intervallo 1-9.
112
Per la costruzione del modello MPF è stato utilizzato un approccio modellistico di regressione multipla,
includendo nel modello base come variabili esplicative G/ha, Ps, Bd, It, nonché tutte le interazioni possibili
di primo (es. var1*var2 ) e secondo grado (es. var1*var2*var3) delle quattro variabili primarie. Gli
algoritmi di regressione hanno determinato la struttura dei coefficienti di tutti i modelli possibili con tale
struttura base. Una tecnica di selezione, detta di selezione del best subset, ha individuato poi il modello
composto dal sottoinsieme di tutte le variabili predittrici possibili (senza ridondanze) che riusciva a fornire
le migliori stime della variabile dipendente (V/ha) in termini di statistica "R2 adjusted".
La funzione di regressione selezionata alla fine del processo (struttura algebrica finale del modello MPF)
è risultata la seguente:
V=b0+b1G+b2GPs+b3GPsIt+b4GPsBd
dove
b0= -1,94605, b1= -0,72941, b2= 0,17240, b3= -0,01295, b4= 0,02914.
Qualora, ciò che è lo stesso, l'indice Ps venisse espresso in termini relativi nell'intervallo 0-1 e non in
percentuale, i coefficienti del modello diventerebbero rispettivamente:
b0= -1,94605, b1= -0,72941, b2= 17,240, b3= -1,295, b4= 2,914.
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Allegato 5
MODELLI DI CUBATURA PER POPOLAMENTI CEDUI, "MPC"
Tratto da "Sottovia L., Tabacchi G.,1996 - Tavole per la determinazione diretta della massa legnosa in piedi dei boschi cedui del Trentino. ISAFA
Comunicazioni di ricerca 96/1. 96 p."
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Cedui puri di faggio
V = 10,2224 + 0,4708GH
dove
G= area basimetrica ad ettaro
H= altezza dominante
V=volume dendrometrico ad ettaro
CEDUI PURI DI FAGGIO
Altezza dominante (m)
7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22
Area
basimetrica
ad
ettaro
( m2/
ha)
4 23,4 25,3 27,2 29,1 30,9 32,8 34,7 36,6 38,5 40,4 42,2
6 30,0 32,8 35,6 38,5 41,3 44,1 46,9 49,8 52,6 55,4 58,2
8 36,6 40,4 44,1 47,9 51,7 55,4 59,2 63,0 66,7 70,5 74,3 78,0
10 43,2 47,9 52,6 57,3 62,0 66,7 71,4 76,1 80,8 85,6 90,3 95,0
12 49,8 55,4 61,1 66,7 72,4 78,0 83,7 89,3 95,0 100,6 106,3 111,9 117,6
14 56,4 63,0 69,5 76,1 82,7 89,3 95,9 102,5 109,1 115,7 122,3 128,9 135,5
16 63,0 70,5 78,0 85,6 93,1 100,6 108,1 115,7 123,2 130,7 138,3 145,8 153,3 160,9
18 78,0 86,5 95,0 103,4 111,9 120,4 128,9 137,3 145,8 154,3 162,8 171,2 179,7
20 85,6 95,0 104,4 113,8 123,2 132,6 142,0 151,5 160,9 170,3 179,7 189,1 198,5 208,0
22 103,4 113,8 124,2 134,5 144,9 155,2 165,6 175,9 186,3 196,7 207,0 217,4 227,7
24 111,9 123,2 134,5 145,8 157,1 168,4 179,7 191,0 202,3 213,6 224,9 236,2 247,5 258,8
26 132,6 144,9 157,1 169,4 181,6 193,8 206,1 218,3 230,6 242,8 255,0 267,3 279,5
28 142,0 155,2 168,4 181,6 194,8 208,0 221,1 234,3 247,5 260,7 273,9 287,1 300,2
30 165,6 179,7 193,8 208,0 222,1 236,2 250,3 264,5 278,6 292,7 306,8 321,0
32 175,9 191,0 206,1 221,1 236,2 251,3 266,3 281,4 296,5 311,5 326,6 341,7
34 202,3 218,3 234,3 250,3 266,3 282,3 298,4 314,4 330,4 346,4 362,4
36 213,6 230,6 247,5 264,5 281,4 298,4 315,3 332,2 349,2 366,1 383,1
38 242,8 260,7 278,6 296,5 314,4 332,2 350,1 368,0 385,9 403,8
40 255,0 273,9 292,7 311,5 330,4 349,2 368,0 386,9 405,7 424,5
116
Cedui misti di faggio e carpino nero
V = 4.0000 + 0,4678GH
dove
G= area basimetrica ad ettaro
H= altezza dominante
V=volume dendrometrico ad ettaro
CEDUI MISTI DI FAGGIO E CARPINO NERO
Altezza dominante (m)
5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18
Area
basimetrica
ad
ettaro
( m2/
ha)
4 13,4 15,2 17,1 19,0 20,8
6 18,0 20,8 23,6 26,5 29,3 32,1
8 22,7 26,5 30,2 33,9 37,7 41,4 45,2
10 27,4 32,1 36,7 41,4 46,1 50,8 55,5 60,1 64,8
12 32,1 37,7 43,3 48,9 54,5 60,1 65,7 71,4 77,0 82,6 88,2 93,8
14 36,7 43,3 49,8 56,4 62,9 69,5 76,0 82,6 89,1 95,7 102,2 108,8 115,3 121,9
16 48,9 56,4 63,9 71,4 78,8 86,3 93,8 101,3 108,8 116,3 123,8 131,2 138,7
18 54,5 62,9 71,4 79,8 88,2 96,6 105,0 113,5 121,9 130,3 138,7 147,1 155,6
20 69,5 78,8 88,2 97,6 106,9 116,3 125,6 135,0 144,3 153,7 163,1 172,4
22 76,0 86,3 96,6 106,9 117,2 127,5 137,8 148,1 158,4 168,7 179,0 189,2
24 93,8 105,0 116,3 127,5 138,7 150,0 161,2 172,4 183,6 194,9 206,1
26 101,3 113,5 125,6 137,8 150,0 162,1 174,3 186,4 198,6 210,8 222,9
28 121,9 135,0 148,1 161,2 174,3 187,4 200,5 213,6 226,7 239,8
30 130,3 144,3 158,4 172,4 186,4 200,5 214,5 228,5 242,6 256,6
32 153,7 168,7 183,6 198,6 213,6 228,5 243,5 258,5 273,5
34 163,1 179,0 194,9 210,8 226,7 242,6 258,5 274,4 290,3
117
Cedui mesofili di castagno e robinia
V = -2.9641 + 0,5085GH
dove
G= area basimetrica ad ettaro
H= altezza dominante
V=volume dendrometrico ad ettaro
CEDUI MESOFILI DI CASTAGNO ROBINIA
Altezza dominante (m)
7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
Area
basimetrica
ad
ettaro
( m2/
ha)
6 18,4 21,4 24,5 27,5 30,6 33,6
8 25,5 29,6 33,6 37,7 41,8 45,9 49,9
10 32,6 37,7 42,8 47,9 53,0 58,1 63,1 68,2
12 39,7 45,9 52,0 58,1 64,2 70,3 76,4 82,5 88,6
14 54,0 61,1 68,2 75,3 82,5 89,6 96,7 103,8 110,9
16 62,1 70,3 78,4 86,5 94,7 102,8 110,9 119,1 127,2 135,3
18 79,4 88,6 97,7 106,9 116,0 125,2 134,3 143,5 152,6 161,8
20 88,6 98,7 108,9 119,1 129,2 139,4 149,6 159,8 169,9 180,1 190,3
22 97,7 108,9 120,1 131,3 142,5 153,7 164,8 176,0 187,2 198,4 209,6 220,8
24 106,9 119,1 131,3 143,5 155,7 167,9 180,1 192,3 204,5 216,7 228,9 241,1
26 129,2 142,5 155,7 168,9 182,1 195,4 208,6 221,8 235,0 248,2 261,5
28 139,4 153,7 167,9 182,1 196,4 210,6 224,8 239,1 253,3 267,6 281,8
30 164,8 180,1 195,4 210,6 225,9 241,1 256,4 271,6 286,9 302,1
32 176,0 192,3 208,6 224,8 241,1 257,4 273,7 289,9 306,2 322,5
34 204,5 221,8 239,1 256,4 273,7 290,9 308,2 325,5 342,8
36 216,7 235,0 253,3 271,6 289,9 308,2 326,5 344,8 363,2
38 248,2 267,6 286,9 306,2 325,5 344,8 364,2 383,5
40 261,5 281,8 302,1 322,5 342,8 363,2 383,5 403,8
42 296,0 317,4 338,7 360,1 381,5 402,8 424,2
44 310,3 332,6 355,0 377,4 399,8 422,1 444,5
118
Cedui misti termofili
V = 5.0100 + 0.4503GH
dove
G= area basimetrica ad ettaro
H= altezza dominante
V=volume dendrometrico ad ettaro
CEDUI MISTI TERMOFILI
Altezza dominante (m)
4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17
Area
basimetrica
ad
ettaro
( m2/
ha)
4 12,2 14,0 15,8 17,6 19,4 21,2 23,0 24,8 26,6
6 15,8 18,5 21,2 23,9 26,6 29,3 32,0 34,7 37,4 40,1
8 19,4 23,0 26,6 30,2 33,8 37,4 41,0 44,6 48,2 51,8 55,4
10 23,0 27,5 32,0 36,5 41,0 45,5 50,0 54,5 59,0 63,5 68,1 72,6
12 26,6 32,0 37,4 42,8 48,2 53,6 59,0 64,4 69,9 75,3 80,7 86,1 91,5
14 36,5 42,8 49,1 55,4 61,7 68,1 74,4 80,7 87,0 93,3 99,6 105,9 112,2
16 41,0 48,2 55,4 62,6 69,9 77,1 84,3 91,5 98,7 105,9 113,1 120,3 127,5
18 45,5 53,6 61,7 69,9 78,0 86,1 94,2 102,3 110,4 118,5 126,6 134,7 142,8
20 50,0 59,0 68,1 77,1 86,1 95,1 104,1 113,1 122,1 131,1 140,1 149,1 158,1
22 64,4 74,4 84,3 94,2 104,1 114,0 123,9 133,8 143,7 153,6 163,5 173,4
24 69,9 80,7 91,5 102,3 113,1 123,9 134,7 145,5 156,3 167,1 177,9 188,7
26 87,0 98,7 110,4 122,1 133,8 145,5 157,2 168,9 180,6 192,3 204,0
28 93,3 105,9 118,5 131,1 143,7 156,3 168,9 181,5 194,1 206,7 219,4
30 113,1 126,6 140,1 153,6 167,1 180,6 194,1 207,6 221,2 234,7
32 120,3 134,7 149,1 163,5 177,9 192,3 206,7 221,2 235,6 250,0
34 142,8 158,1 173,4 188,7 204,0 219,4 234,7 250,0 265,3
36 150,9 167,1 183,3 199,5 215,8 232,0 248,2 264,4 280,6
38 176,1 193,2 210,3 227,5 244,6 261,7 278,8 295,9
40 185,1 203,1 221,2 239,2 257,2 275,2 293,2 311,2
119
Formazioni riparie
V = 21.0024+ 0,3919GH
dove
G= area basimetrica ad ettaro
H= altezza dominante
V=volume dendrometrico ad ettaro
FORMAZIONI RIPARIE Altezza dominante (m)
10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
Area
basimetrica
ad
ettaro
( m2/
ha) 18 91,5 98,6 105,7
20 99,4 107,2 115,1 122,9 130,7
22 107,2 115,8 124,5 133,1 141,7 150,3 159,0
24 115,1 124,5 133,9 143,3 152,7 162,1 171,5 180,9
26 122,9 133,1 143,3 153,5 163,7 173,8 184,0 194,2 204,4
28 130,7 141,7 152,7 163,7 174,6 185,6 196,6 207,5 218,5 229,5
30 138,6 150,3 162,1 173,8 185,6 197,4 209,1 220,9 232,6 244,4 256,1
32 159,0 171,5 184,0 196,6 209,1 221,7 234,2 246,7 259,3 271,8
34 167,6 180,9 194,2 207,5 220,9 234,2 247,5 260,8 274,2 287,5
36 190,3 204,4 218,5 232,6 246,7 260,8 275,0 289,1 303,2
38 199,7 214,6 229,5 244,4 259,3 274,2 289,1 304,0 318,8
40 224,8 240,5 256,1 271,8 287,5 303,2 318,8 334,5
120
121
Allegato 6
NUOVE TARIFFE DI CUBATURA DEL TRENTINO
Tratto da "Scrinzi G., Galvagni D., Marzullo L., 2010 - I nuovi modelli dendrometrici per la stima delle masse assestamentali in Provincia Autonoma
di Trento. CRA-MPF/Servizio Foreste e fauna - PAT."
122
123
NUOVETARIFFE DI CUBATURA DELL'ABETE ROSSO - Picea abies (L.) KarstenMODELLO
A DOPPIA ENTRATA MV2Struttura
funzionale
~ ~
cbhddav
~
~
~
~ 0Unità
di misuravdhm3
cm m
Parametri della funzioneabcd00.000177367991170896
1.564253705720131.051564736158773.69465NUOVETARIFFE
DI CUBATURA DELL'ABETE ROSSO - Picea abies (L.) Karstenclassi
diametriche 5 cm
123456789dh1v1h2v2h3v3h4v4h5v5h6v6h7v7h8v8h9v95027.80.002
7.4 0.0027.0 0.0026.4 0.0025.8 0.0025.1 0.0014.5 0.0014.00.0013.5 0.001
100114.1 0.051 13.2 0.04812.30.04411.30.04010.20.0368.9 0.0327.8 0.0276.70.0235.7 0.020
15019.7 0.181 18.4 0.16817.10.15615.80.14314.20.12912.50.11210.90.0979.30.0837.9 0.069
20124.6 0.405 22.9 0.37621.40.35019.80.32217.80.28915.70.25313.60.21811.70.1859.8 0.155
25228.6 0.723 26.7 0.67224.90.62523.10.57620.80.51718.40.45515.90.39013.70.33211.50.276
30331.9 1.127 29.8 1.04827.80.97625.80.90023.30.80920.70.71317.80.60915.30.51912.80.431
35434.5 1.603 32.2 1.49530.21.39327.91.28225.21.15422.41.01919.20.86616.50.74113.80.612
40536.3 2.138 34.1 1.99931.91.86529.41.71226.71.54323.71.36420.21.15417.50.99014.50.816
45637.7 2.720 35.5 2.54933.22.38230.52.17927.71.96724.71.74121.01.46718.21.26315.11.037
50738.7 3.342 36.4 3.13734.22.93531.32.67728.52.42325.42.14521.51.80318.71.55715.51.276
55839.5 4.004 37.2 3.75934.93.52031.93.20729.12.90825.92.57522.02.16619.21.87415.91.535
60940.1 4.707 37.7 4.41535.54.13932.43.76929.63.42526.43.03422.52.56119.62.21816.21.817
651040.7 5.459 38.2 5.10935.94.79332.94.37030.13.97926.83.52823.02.99420.02.59316.62.127
701141.2 6.262 38.6 5.84536.45.48633.45.01530.64.57427.34.05823.53.46920.53.00117.02.468
751241.8 7.114 39.0 6.62436.86.22133.85.70031.05.20527.74.62324.03.97720.93.43717.42.834
801342.2 7.994 39.4 7.43737.16.99134.26.41031.45.85628.15.20524.44.49321.23.88217.73.207
851442.3 8.855 39.6 8.26337.47.779
124
NUOVETARIFFE DI CUBATURA DELL'ABETE BIANCO - Abies alba Mill.
MODELLO A DOPPIA ENTRATA MV2Struttura
funzionale
~ ~
cbhddav
~
~
~
~ 0Unità
di misuravdhm3
cm m
Parametri della funzioneabcd00.000162898357199892
1.70656012564636 0.94190457472194 3.69465NUOVETARIFFE
DI CUBATURA DELL'ABETE BIANCO - Abies alba Mill.
TAVOLA 3 - classi diametriche 5 cm123456789dh1v1h2v2h3v3h4v4h5v5h6v6h7v7h8v8h9v95026.8
0.002 6.3 0.0015.8 0.0015.30.0014.9 0.0014.4 0.0013.70.0013.2 0.0013.0 0.001100112.1
0.040 11.2 0.03710.40.0349.50.0318.7 0.0297.7 0.0266.50.0225.6 0.0194.9 0.01715016.9
0.147 15.8 0.13714.70.12913.60.11912.40.10911.00.0989.50.0858.1 0.0736.8 0.06220121.2
0.339 19.9 0.32018.70.30117.30.28015.80.25614.10.23012.40.20410.40.1748.5 0.14425224.9
0.623 23.6 0.59122.10.55720.60.52118.70.47616.80.43014.90.38412.50.32610.10.26630328.0
0.997 26.6 0.94925.00.89523.30.83921.20.76819.20.69717.10.62414.30.53011.40.42635430.5
1.455 29.1 1.38827.31.30825.51.22823.31.12621.11.02518.80.91915.70.77912.40.62240532.5
1.987 31.0 1.89929.01.78727.21.67824.81.54222.51.40620.01.26016.81.06813.20.84845634.0
2.584 32.4 2.46930.32.32128.42.17926.02.00723.61.83321.01.63817.61.38913.81.10250735.1
3.237 33.4 3.09031.22.90029.22.72226.92.51424.42.29621.62.04718.21.73814.21.38055835.9
3.941 34.1 3.75431.93.52029.83.30327.53.05924.92.79022.02.48218.62.11414.61.68260936.5
4.690 34.6 4.45832.34.18030.23.92227.93.63925.33.31522.32.94418.92.51814.92.012651037.0
5.487 35.0 5.20332.74.88130.54.58128.34.25825.53.87022.53.43819.22.95315.22.370701137.4
6.333 35.2 5.99133.05.62730.85.28528.64.91725.74.46022.73.96619.43.42315.52.759751237.7
7.230 35.5 6.82533.26.42131.16.03528.85.61625.95.08422.94.52919.73.92515.73.172801338.0
8.176 35.7 7.70733.57.25731.46.82429.06.34726.15.74023.15.11719.94.44415.93.593851438.2
9.163 35.9 8.62833.68.11631.57.62729.17.08826.26.412
125
NUOVETARIFFE DI CUBATURA DEL LARICE- Larix decidua Mill.
MODELLO A DOPPIA ENTRATA MV2Struttura
funzionale
~ ~
cbhddav
~
~
~
~ 0Unità
di misuravdhm3
cm m
Parametri della funzioneabcd00.000107820129127088
1.40775581651764 1.34137722851875 3.69465NUOVETARIFFE
DI CUBATURA DEL LARICE- Larix decidua Mill.
TAVOLA 3 - classi diametriche 5 cm
123456789dh1v1h2v2h3v3h4v4h5v5h6v6h7v7h8v8h9v95027.2
0.002 6.9 0.0026.6 0.0026.20.0025.8 0.0025.6 0.0025.20.0014.7 0.0014.4 0.001100112.1
0.041 11.6 0.03811.00.03610.40.0339.8 0.0319.3 0.0288.60.0267.7 0.0226.9 0.01915016.2
0.137 15.4 0.12914.70.12113.90.11213.10.10412.40.09611.50.08710.20.0749.0 0.06220119.6
0.297 18.7 0.27917.90.26316.90.24416.00.22715.10.20913.90.18812.30.16010.70.13125222.5
0.521 21.5 0.49120.70.46419.60.43218.50.40217.40.36916.00.33014.10.27912.00.22530325.1
0.810 24.0 0.76423.00.72221.90.67520.70.62619.40.57517.80.51115.70.43113.10.34035427.3
1.161 26.2 1.09625.11.03523.90.96922.50.89721.20.82419.30.72816.90.61214.00.47440529.3
1.569 28.1 1.48326.81.39725.61.31124.11.20922.61.11220.50.97618.00.81714.70.62545631.0
2.031 29.7 1.92128.41.80627.11.69625.41.55823.91.43321.61.25018.91.04515.30.79150732.5
2.539 31.2 2.40429.72.25428.32.11726.51.93724.91.78122.41.54719.61.29015.80.97055833.7
3.083 32.4 2.92130.82.73529.42.56727.42.34225.72.14923.11.86220.21.55016.31.16360934.7
3.653 33.3 3.46531.73.24330.23.03728.22.76526.42.53023.72.19120.61.82116.71.368651035.4
4.240 34.1 4.02432.53.77030.83.52128.73.20326.82.91824.12.53121.02.100701136.0
4.836 34.6 4.59233.04.31131.34.01329.23.65027.13.31024.42.87721.32.385751236.4
5.442 35.0 5.16633.54.86031.74.51229.54.10327.43.70624.73.228801336.8
6.066 35.4 5.75333.85.42031.95.02129.74.56227.54.11424.83.582851437.2
6.735 35.7 6.37334.15.99532.25.55629.95.02727.84.54824.93.938
126
NUOVETARIFFE DI CUBATURA DEL PINO SILVESTRE- Pinus sylvestris L.
MODELLO A DOPPIA ENTRATA MV2Struttura
funzionale
~ ~
cbhddav
~
~
~
~ 0Unità
di misuravdhm3
cm m
Parametri della funzioneabcd00.000101825735269425
1.91818421016015 0.8301641439580943.69465NUOVETARIFFE
DI CUBATURA DEL PINO SILVESTRE- Pinus sylvestris L.
TAVOLA 3 - classi diametriche 5 cm
123456789dh1v1h2v2h3v3h4v4h5v5h6v6h7v7h8v8h9v95027.8
0.001 6.9 0.0016.3 0.0015.50.0015.0 0.0014.5 0.0014.30.0013.6 0.0002.9 0.000100113.4
0.030 12.2 0.02811.20.02610.00.0249.1 0.0228.2 0.0207.40.0186.2 0.0165.0 0.01315018.2
0.118 16.9 0.11115.70.10514.20.09713.00.09011.70.08210.30.0748.8 0.0657.1 0.05420122.0
0.280 20.8 0.26719.50.25417.90.23616.40.22014.80.20212.80.17911.10.1598.9 0.13225225.0
0.521 23.8 0.50022.50.47720.80.44819.10.41617.30.38414.90.33913.00.30210.40.25130327.4
0.842 26.1 0.80824.70.77223.00.72921.10.67719.10.62516.50.55314.30.49211.50.40835429.2
1.240 27.7 1.18726.21.13424.61.07422.50.99720.40.92017.70.81815.30.72412.20.60140530.6
1.711 28.9 1.63327.31.55925.61.47723.41.37321.21.26418.61.13215.90.99612.70.82645631.6
2.254 29.8 2.14728.12.04526.41.93824.21.80421.81.65819.31.49416.41.30613.01.08050732.4
2.866 30.6 2.73128.82.59827.02.45824.82.29422.42.10419.81.90416.81.65813.31.36755833.1
3.549 31.3 3.38829.43.21927.53.04125.42.84622.82.60720.32.36217.22.05613.51.68960933.7
4.302 31.9 4.11430.03.90527.93.68525.93.45523.23.16120.62.86317.52.49513.82.046651034.1
5.119 32.2 4.88630.24.62528.14.36426.04.08523.43.73920.73.38317.62.95513.92.423
127
NUOVETARIFFE DI CUBATURA DEL FAGGIO- Fagus sylvatica L.
MODELLO A DOPPIA ENTRATA MV2Struttura
funzionale
~ ~
cbhddav
~
~
~
~ 0Unità
di misuravdhm3
cm m
Parametri della funzioneabcd00.0000552712344957134
1.94208862027426 1.00642023166998 4.0091
NUOVETARIFFE DI CUBATURA DEL FAGGIO - Fagus sylvatica L.
TAVOLA 3 - classi diametriche 5 cm
123456789dh1v1h2v2h3v3h4v4h5v5h6v6h7v7h8v8h9v95027.40.00046.80.00046.2
0.00035.6 0.00035.0 0.00034.40.00023.80.000210
0112.5 0.02311.50.02110.30.0199.30.0178.2 0.0157.1 0.0136.1 0.01115
016.8 0.09915.40.09113.90.08212.40.07310.90.0649.4 0.0568.0 0.04720
120.4 0.25018.60.22816.80.20615.00.18413.20.16111.40.1399.6 0.11725
223.3 0.48521.30.44319.20.39917.10.35715.10.31313.00.27011.00.22830
325.6 0.80823.40.73721.10.66518.90.59416.60.52214.30.45012.10.37935
427.4 1.21825.01.11122.61.00220.20.89617.80.78715.30.67912.90.57340
528.8 1.71026.21.55923.71.40721.21.25818.71.10616.10.95513.60.80545
629.8 2.27927.12.07724.51.87522.01.67719.31.47516.71.27314.11.07350
730.5 2.91727.82.65725.12.39922.52.14719.81.88717.11.63114.41.37255
830.9 3.61628.23.29325.42.97322.82.66220.12.33917.32.02214.61.69860
931.2 4.37328.43.98125.63.59323.03.21920.22.82717.52.44414.72.04765
1031.3 5.18328.54.71725.74.25523.13.81620.33.34817.52.89614.72.42070
1131.3 6.04728.55.50325.74.96123.14.45320.33.90417.63.37714.72.81775
1231.3 6.96828.56.34225.75.71523.15.13420.34.49817.63.89180
1331.3 7.95428.57.24325.76.52523.25.86820.35.13717.64.44685
1431.4 9.01728.68.21825.87.40523.26.66620.45.83617.75.055
128
NUOVETARIFFE DI CUBATURA DEL PINO CEMBRO - Pinus cembra L.
MODELLO A DOPPIA ENTRATA MV2Struttura
funzionale
~ ~
cbhddav
~
~
~
~ 0Unità
di misuravdhm3
cm m
Parametri della funzioneabcd00.0001881676198762391.61371288034635
0.985265642143746 3.69465
NUOVETARIFFE DI CUBATURA DEL PINO CEMBRO - Pinus cembra L.
TAVOLA 3 - classi diametriche 5 cm
123456789dh1v1h2v2h3v3h4v4h5v5h6v6h7v7h8v8h9v9502
5.5 0.0024.9 0.0014.3 0.0013.8 0.0013.10.0011001
9.4 0.0338.4 0.0307.2 0.0266.3 0.0225.10.01815013.00.11811.60.10510.00.0918.6
0.0797.10.06520116.10.26314.40.23512.50.20510.70.1769.00.14825218.80.47116.70.42114.60.36812.50.31610.60.26730320.90.73718.70.6
816.40.57814.00.49611.90.42135422.61.05520.20.94117.70.82915.20.71212.90.60440523.91.41421.31.26118.71.11216.10.95613.60.809456
4.91.80822.11.61019.51.42216.71.22214.01.03050725.52.22922.61.98320.01.75217.11.50614.31.26555825.92.67423.02.37720.32.09917.41
80414.51.51260926.23.14123.32.79120.52.46417.62.11714.71.7716510
26.43.63323.43.22720.62.84717.72.44614.82.0477011
26.64.15123.63.68820.83.25117.82.79314.92.3437512
26.84.69723.84.17520.93.67917.93.15915.02.6598013
26.95.26623.94.68521.04.12718.03.54515.12.9888514
27.05.84624.05.20721.14.58418.13.93915.13.310
129
NUOVETARIFFE DI CUBATURA DEL PINO NERO - Pinus nigra ArnoldMODELLO
A DOPPIA ENTRATA MV2Struttura
funzionale
~ ~
cbhddav
~
~
~
~ 0Unità
di misuravdhm3
cm m
Parametri della funzioneabcd00.000128924310780902
1.76308589457555 0.938444909041497 3.69465NUOVETARIFFE
DI CUBATURA DEL PINO NERO - Pinus nigra ArnoldTAVOLA
2 - classi diametriche 5 cm123456789dh1v1h2v2h3v3h4v4h5v5h6v6h7v7h8v8h9v95027.8
0.001 6.9 0.0016.3 0.0015.50.0015.0 0.0014.5 0.0014.30.0013.6 0.0012.9 0.001100113.4
0.038 12.2 0.03511.20.03210.00.0299.1 0.0268.2 0.0247.40.0226.2 0.0185.0 0.01515018.2
0.141 16.9 0.13215.70.12314.20.11213.00.10311.70.09310.30.0838.8 0.0727.1 0.05820122.0
0.322 20.8 0.30519.50.28817.90.26516.40.24414.80.22212.80.19411.10.1708.9 0.13725225.0
0.582 23.8 0.55522.50.52620.80.49019.10.45117.30.41114.90.35813.00.31410.40.25430327.4
0.919 26.1 0.87724.70.83323.00.78021.10.71819.10.65616.50.57114.30.50111.50.40635429.2
1.326 27.7 1.26226.21.19924.61.12722.51.03720.40.94617.70.82915.30.72212.20.58540530.6
1.798 28.9 1.70527.31.61725.61.52223.41.40121.21.27718.61.12715.90.97512.70.78945631.6
2.329 29.8 2.20428.12.08726.41.96424.21.81021.81.64619.31.46316.41.25713.01.01450732.4
2.918 30.6 2.76228.82.61127.02.45324.82.26822.42.05719.81.83716.81.57213.31.26455833.1
3.564 31.3 3.38229.43.19227.52.99325.42.77722.82.51420.32.25017.21.92213.51.54060933.7
4.266 31.9 4.05630.03.82327.93.58125.93.32923.23.01120.62.69217.52.30413.81.841651034.1
5.016 32.2 4.75930.24.47328.14.18926.03.88723.43.51720.73.14117.62.69513.92.154
130
131
Allegato 7
LEGENDE TIPO PER CARTOGRAFIE
132
133
Legenda tipo della carta delle unita' forestali
134
Legenda tipo della carta degli interventi
135
Legenda tipo della carta delle funzioni

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