Alberi monumentali
Gli alberi monumentali del Trentino
In Trentino esiste un notevole patrimonio di alberi, sia in foresta che fuori foresta, che per le loro peculiari caratteristiche hanno ottenuto il riconoscimento di “alberi monumentali” e fanno quindi parte dell’elenco degli Alberi Monumentali d’Italia (AMI ).
Si tratta di soggetti arborei, singoli o disposti in gruppi o filari, che presentano caratteristiche rilevanti sotto diversi aspetti: in prevalenza sono esemplari vetusti, di età particolarmente avanzata o di dimensioni eccezionali per la specie, ma spesso nell’attribuzione di monumentalità contribuiscono anche altri elementi di pregio naturalistico, culturale, storico, religioso o paesaggistico.
Da un punto di vista normativo i criteri per l’individuazione delle piante monumentali sono stati fissati dalla legge n. 10 del 14 gennaio 2013 , la norma che per la prima volta in Italia ha dato una definizione univoca di albero monumentale, ha istituito l’elenco nazionale degli Alberi Monumentali d’Italia (AMI ) e, con il successivo regolamento attuativo del 2014 , ha fissato i criteri per l’esecuzione del censimento da parte di comuni e amministrazioni regionali.
In provincia di Trento le operazioni di censimento sono state eseguite negli anni 2015/2016 con il coordinamento del Servizio Foreste e fauna (oggi Servizio Foreste) e la collaborazione dei comuni, ed ha portato all’individuazione di un primo contingente di 87 piante, gruppi o filari, che costituiscono l’elenco regionale. L’elenco della Provincia Autonoma di Trento, insieme agli elenchi delle altre regioni e province autonome, è andato a costituire il primo elenco nazionale AMI, approvato nel 2017 dal Ministero delle politiche agricole ambientali e forestali.
Si trattava, per la Provincia di Trento, di un patrimonio di 87 alberi, o gruppi o filari, distribuiti in 56 comuni su buona parte del territorio provinciale, ben rappresentativi del vasto mosaico ambientale in cui si articola il Trentino. Nel primo elenco erano infatti presenti 23 specie diverse, che spaziavano dagli ambienti più prettamente mediterranei come l'ulivo di Nago, testimonianza di una coltura storicamente radicata nell’Alto Garda, ai limiti dell'areale di diffusione della specie, fino al limite superiore del bosco dove vegetano gli ultimi pini cembri con esemplari di dimensioni eccezionali, tra cui si evidenzia il gigantesco cirmolo noto come Re Leone nel Lagorai.
Oltre ad esemplari monumentali delle specie più rappresentate nei boschi del Trentino (abete rosso e abete bianco, larice, faggio e castagno), sono censiti anche soggetti notevoli di specie presenti sporadicamente tra boschi e campagne, ma che contribuiscono ad arricchire gli habitat, tra cui l'acero di monte e l'acero campestre, il frassino, l'olmo montano, il ciliegio, il tiglio, la farnia, il tasso ed altre specie ancora. Sono inoltre censiti esemplari monumentali di specie non autoctone, utilizzate a scopo ornamentale in giardini e parchi urbani, come i giganteschi esemplari di sequoia e di ippocastano presenti nelle ville suburbane del capoluogo.
Tra gli alberi monumentali del Trentino quello forse più noto e conosciuto anche al di fuori della provincia è stato l’abete bianco di malga Laghetto in comune di Lavarone, noto come Avez del Prinzep, che con la sua statura di oltre 50 metri era uno degli alberi più alti d’Italia, e probabilmente il più alto in assoluto tra le specie indigene. Purtroppo una tempesta di vento nell’autunno del 2017 lo ha abbattuto, mettendo in evidenza l’enorme cavità nella parte basale del fusto che ne ha compromesso irrimediabilmente la stabilità.
La perdita dell’Avez del Prinzep è stata quindi registrata negli aggiornamenti dell’elenco nazionale approvati annualmente dal Ministero, così come avvenuto per altri alberi monumentali morti per cause naturali. Tra questi troviamo alcuni esemplari stroncati dalla tempesta Vaia, come ad esempio le “Colonne della Casaia” nel comune di Cavalese, una coppia di abeti, un bianco e un rosso, conosciuti con questo nome grazie al loro peculiare portamento detto appunto “colonnare”, caratterizzato da fusti diritti, cilindrici e chiome raccolte in alto.
La pullulazione del bostrico (Yps tipographus ), manifestatasi successivamente agli schianti di Vaia e tuttora in corso, ha causato la perdita di un altro esemplare monumentale, il pino cembro noto come il “Zirmo dei Zochi alti”, nella foresta demaniale della val Cadino. Un albero vetusto e maestoso, vero scrigno di biodiversità, ricco di microhabitat grazie al singolare portamento a candelabro, all’abbondanza di cavità nel legno e di necromassa, che ha affrontato e superato chissà quante calamità nei suoi svariati secoli di vita ma non ha resistito all’attacco congiunto del bostrico e di un altro coleottero buprestide, il Phaenops cyanea, che con la loro azione di scavo di gallerie sottocorticali ne hanno determinato la morte nel corso del 2023.
Oltre agli eventi meteorici estremi e alle infestazioni di insetti, anche altri agenti biologici, in particolare funghi agenti di carie, possono minacciare la stabilità e la sopravvivenza degli esemplari vetusti e senescenti.
Il patrimonio di alberi monumentali, tanto prezioso quanto vulnerabile, viene tenuto costantemente monitorato dal personale forestale del Servizio Foreste della Provincia Autonoma di Trento, allo scopo di individuare con tempestività eventuali danneggiamenti di origine fisica o biologica. Gli approfondimenti di ordine fitosanitario sono stati affidati, con apposita convenzione, ai tecnici della Fondazione Edmund Mach di S. Michele all’Adige, cui spetta anche l’individuazione di eventuali opere di manutenzione e consolidamento, sia di ordine biologico che strutturale.
Nei casi ritenuti più urgenti il Servizio Foreste ha affidato a ditte specializzate in arboricoltura interventi di potatura e di consolidamento strutturale su alberi monumentali: un esempio di questi ultimi è il consolidamento dinamico eseguito sul faggio del Mas dei Boci in comune di Pergine Valsugana, per contrastare il rischio di apertura e crollo delle grandi branche che costituiscono il fusto.
Così come per la rimozione delle piante morte l’elenco AMI è in costante adeguamento per quanto riguarda nuovi esemplari che vengono individuati e segnalati da parte di enti, associazioni e privati: con l’aggiornamento di settembre 2023 sono entrati in elenco 13 nuovi soggetti, tra alberi singoli e filari alberati, del comune di Trento, in gran parte del contesto urbano cittadino. (vedi foto)
In conclusione si ricorda che per la localizzazione cartografica degli alberi monumentali sul territorio provinciale si può fare riferimento alla apposita mappa del portale geocartografico di libera consultazione sul sito della Provincia Autonoma di Trento, al seguente indirizzo: