Delibera 2432 del 2001

Art. 8 della L.P. n. 60/78: approvazione della prima revisione della Carta ittica della provincia di Trento.

Delibera n. 2432 del 21-09-2001 proposta da DELLAI

Art. 8 della L.P. n. 60/78: approvazione della prima
revisione della Carta ittica della provincia di Trento.

La Carta ittica, prevista dall'art. 8 della L.P. n.
60/78 venne approvata con deliberazione della Giunta
provinciale n. 8260 dd. 30 luglio 1982. Detta Carta, primo
esempio di tale documento in Italia, ha costituito lo
strumento tecnico fondamentale per l'accertamento del
patrimonio ittico provinciale e la definizione dei criteri
che, ai sensi dell'art. 6 della citata L.P. n. 60/78 "deve
basarsi, di norma, sull'incremento della produttività
naturale, sul riequilibrio biologico e sul mantenimento
delle linee genetiche originarie delle specie ittiche".
Pur rappresentando un elemento assolutamente
innovativo, fondamentale e vincolante per i criteri
gestionali da applicare da parte delle associazioni
sportive locali concessionarie dei diritti di pesca, la
Carta ittica ha perso la sua efficacia propulsiva,
palesando con il tempo alcuni limiti (certi aspetti non
sufficientemente definiti che man mano hanno fatto emergere
difficoltà di interpretazione e di concreta gestione
ittiofaunistica) non essendo intervenuti aggiornamenti,
peraltro auspicati dagli Autori stessi, dal 1982 ad oggi.
Il principale parametro per la gestione veniva
individuato nella produzione ittica naturale, definita come
"quantità di pesce che è possibile prelevare annualmente
senza diminuire la popolazione ittica ottimale", che
tuttavia costituisce un concetto di difficile applicazione
pratica rendendo necessarie valutazioni teoriche spesso
soggettive foriere di possibili sotto o sovrastime. La
particolare attenzione agli aspetti quantitativi ha
prodotto, d'altra parte, la sottovalutazione degli aspetti
qualitativi che prioritariamente dovrebbero tradursi in una
precisa e indispensabile definizione dei popolamenti ittici
spontanei tipici dei singoli corpi idrici. Questa lacuna si
ripercuote, ovviamente, nelle prescrizioni gestionali. Ne
consegue, ad esempio, che per le acque di "tipo A" e "tipo
B", dove è rigorosamente preclusa l'immissione di pesci
appartenenti a specie alloctone, non sia stato chiarito
quali siano le specie da ritenere effettivamente autoctone,
se non relativamente alla Trota fario e alla Trota
marmorata. Anche in questo caso, tuttavia, non c'è
distinzione e per tutte le acque correnti Trota fario e
marmorata sono considerate ugualmente autoctone. Il
dettaglio territoriale e conseguentemente anche delle
relative indicazioni gestionali, appare insufficiente. Gran
parte della rete idrografica minore viene trascurata, pur
essendo, in molti casi, di notevole interesse ittico. La
Carta Ittica del 1982 non sviluppa, inoltre, piani
coordinati di rilievo provinciale, che appaiono necessari,
oggi, per affrontare alcuni gravi problemi diffusi legati
alla riduzione della diversità ittica, alla possibile
estinzione di popolazioni o addirittura di specie
endemiche, alla generalizzata alterazione dell'assetto
fisico degli alvei fluviali etc.
Proprio dall'evidenza delle serie conseguenze
gestionali di queste lacune è nata l'esigenza di provvedere
ad una revisione complessiva della Carta Ittica a partire
dai suoi aspetti metodologici, senza stravolgere i criteri
generali cui la medesima è ispirata; ciò al fine di fornire
sia ai Servizi provinciali che alle Associazioni dei
pescatori idonei strumenti di programmazione e di indirizzo
per orientarne l'attività, nonché strumenti tecnico /
conoscitivi che precisino le politiche di settore
individuando obiettivi, interventi e priorità.
La Giunta provinciale ha quindi deciso, con propria
deliberazione n. 10423 del 19 settembre 1997, di avviare il
processo di revisione della Carta ittica avvalendosi di tre
diversi soggetti.
L'Istituto Agrario di S. Michele all'Adige, cui fa
capo l'ex Stazione sperimentale ora Centro sperimentale,
che a suo tempo realizzò, in collaborazione con i Servizi
forestali, la prima Carta Ittica. La Struttura, da sempre
riferimento, non solo a livello provinciale, per problemi
di carattere ittico e idrobiologico, ha avuto un ruolo
nella fornitura di dati storici di interesse e nella
partecipazione, verifica e collaborazione relativamente
alle proposte concettuali e operative emergenti.
Ha affidato una consulenza specifica all'ittiologo
dott. Lorenzo Betti, in considerazione della profonda
conoscenza sia delle problematiche connesse alla tutela
degli ecosistemi acquatici trentini sia della realtà
alieutica locale nonché della sua particolare esperienza
nel campo della ricerca nel settore degli studi
ittiofaunistici, per la sintesi ed elaborazione dei dati
storici raccolti, la programmazione degli interventi di
rilevamento, la proposizione di programmi e piani e loro
sviluppo, la redazione del documento preliminare e della
revisione finale della Carta Ittica.
Ha incaricato infine il Servizio Faunistico del
coordinamento generale dell'attività, della fornitura di
dati storici di interesse, della funzione di centro di
riferimento nonché tramite per i soggetti di volta in volta
coinvolti, di verifica dello stato di avanzamento dei
lavori e, d'intesa con l'ittiologo incaricato, della
programmazione degli interventi di rilevamento, della
predisposizione di programmi e piani e del loro sviluppo.
Si è quindi avviato un lungo lavoro di raccolta di
tutte le informazioni di interesse ittico e ambientale,
oltre a quelle storiche reperibili in letteratura, in
possesso di varie Strutture dell'Amministrazione
provinciale, dell'Istituto di S. Michele all'Adige e delle
Associazioni pescatori, procedendo poi ad una loro sintesi
e per quanto possibile omogeneizzazione.
Parallelamente, si è provveduto a implementare un
data-base per raccogliere organicamente le informazioni
reperite, attribuendo un codice alfanumerico ad ognuna
delle oltre 800 aree omogenee in cui è stato suddiviso il
territorio provinciale (ad ognuna delle quali è dedicata
una doppia scheda specifica) e collegando detto data-base a
un sistema di georeferenziazione, che consente la
rappresentazione cartografica per tematismi vari dei dati
così organizzati.
Sono state condotte inoltre alcune indagini
preliminari per testare e affinare il protocollo delle
indagini ittiche da standardizzare e adottare per
l'attività di monitoraggio ittico da attuarsi dal 2001 sino
a tutto il 2006.
Il lavoro congiunto di tali soggetti ha dato vita a
un nuovo documento: la "nuova" Carta Ittica, con duplice
valenza conoscitiva e gestionale, che individua da subito
indirizzi operativi, più o meno dettagliati, a seconda
delle conoscenze e delle informazioni disponibili,
sufficienti comunque a proseguire nella gestione e tutela
della fauna ittica nelle acque, nonché a definire, le
ulteriori indagini da eseguire, nell'arco probabile di
cinque anni, allo scopo di integrare le conoscenze e
giungere quindi ad un progressivo aggiornamento, stavolta
più di dettaglio e con prescrizioni ed indicazioni
gestionali più puntuali e significative.
A differenza dell'originario documento, nell'attuale
revisione viene posta maggiore attenzione, come detto, agli
aspetti qualitativi dei popolamenti ittici, in modo tale
che per ogni corpo idrico sia disponibile un preciso elenco
delle specie che ne costituiscono la fauna spontanea.
Nella revisione della Carta Ittica risulta evidente
l'approccio di tipo ecologico allo studio della complessità
quali - e quantitativa dei popolamenti ittici ed alla
pianificazione del loro utilizzo, con il risultato finale
di una rivalutazione del concetto di "coltivazione
naturalistica" delle acque, cioè di una gestione
sostenibile del patrimonio acquatico ed il più possibile
vicina alle caratteristiche naturali ed alle esigenze dei
popolamenti ittici spontanei.
Le tendenze più avanzate dell'ittiologia applicata
alla gestione delle risorse ittiche delle acque interne,
indicano in quella che si può definire "acquacoltura
naturalistica" la pratica più corretta e vantaggiosa della
gestione ittica, considerata sul medio e lungo termine e su
scala geografica estesa. Si tratta, in estrema sintesi, di
una serie di azioni coordinate che mirano a conservare,
agevolare e ripristinare i naturali processi che
coinvolgono la fauna ittica, favorendo l'instaurazione di
condizioni ottimali per lo sviluppo e la riproduzione della
fauna ittica spontanea.
Il principio essenziale di questo tipo di approccio
sta nell'evidenza, maturata attraverso le ricerca
ittiologica e numerose esperienze ittiogeniche, che i
popolamenti ittici ottimali, da un punto di vista si
anaturalistico, sia ecologico, sia economico - sociale,
sono quelli che spontaneamente vivono e si riproducono
nelle acque interne. Sono proprio le specie autoctone,
infatti, cioè quelle spontaneamente presenti in un definito
ambito geografico o in un ecosistema, le più adatte a
vivere in quelle acque, capaci di sfruttare al meglio le
risorse disponibili grazie al lungo e continuo processo
dell'adattamento biologico.
Tale principio, che non avrebbe alcun significato in
termini temporali brevi o in un ambito di attività
economica come la pescicoltura intensiva, è invece
assolutamente centrale per chi si ponga l'obiettivo di una
razionale gestione del patrimonio ittico su vasta scala e a
lungo termine. A conferma di tale assunto è sufficiente
considerare alcune conseguenze dell'introduzione di specie
ittiche alloctone nelle acque interne europee. Questa
pratica, particolarmente sostenuta tra Ottocento e
Novecento, ma ancora oggi ampiamente attuata in Europa, ha
prodotto danni importanti alla fauna ittica autoctona, con
gravi conseguenze naturalistiche (estinzione di intere
popolazioni e rischio di estinzione di specie endemiche),
ecologiche (sconvolgimento degli equilibri spontanei di
molti ambienti acquatici, ecc.) e quindi economiche (danni
alla pesca, costi di ripristino dei popolamenti ittici
naturali, perdita di risorse ittiche rinnovabili, ecc.).
Tutto ciò, in molti casi, con vantaggi economico-
sociali limitati, soprattutto nel tempo. Anche le
esperienze più avvedute di gestione ittica, tuttavia, hanno
spesso attribuito eccessiva importanza a pratiche di
ripopolamento artificiale, trascurando, invece, aspetti
assolutamente preponderanti di conservazione o ripristino,
almeno parziale, delle condizioni ambientali naturali.
Sono questi, infatti, i primi e indispensabili
presupposti per l'insediamento, la riproduzione e lo
sviluppo di un popolamento ittico equilibrato e,
conseguentemente, per la pianificazione di un suo razionale
utilizzo. Per questo un approccio naturalistico alla
gestione ittica deve porsi l'obiettivo della conoscenza
delle relazioni che legano le specie ittiche al loro
ambiente, indicando innanzitutto i criteri di gestione
ambientale necessari a salvaguardare o ricostruire le
condizioni minimali atte a garantire la presenza e la
riproduzione della fauna ittica spontanea.
La Carta ittica, dunque, è prima di tutto strumento
di conoscenza scientifica degli ambienti acquatici, del
loro stato qualitativo e delle loro risorse ittiche. Quindi
giunge a indicare criteri generali e particolari di
conservazione o miglioramento ambientale ai fini ittici,
nonché delle pratiche più strettamente ittiogeniche quali
la riproduzione artificiale delle specie, la bonifica dei
popolamenti ittici o i ripopolamenti.
La revisione della Carta Ittica quindi, rispetto
all'originaria formulazione dell'82, affronta e in qualche
modo risolve aspetti allora non sufficientemente definiti.
Essa è strutturata per sezioni. La prima, generale,
reca appunto i criteri e i principi generali della gestione
ittiofaunistica ed illustra le metodologie tecniche e
scientifiche applicate, anche al fine di stabilire un
protocollo standardizzato per le future acquisizioni di
dati. La seconda è costituita da un data base che raccoglie
l'elenco degli ecosistemi omogenei: tali zone, individuate
con criteri di tipo idrografico, georeferenziati,
costituiscono le porzioni elementari della rete idrografica
cui fare riferimento nell'indagine ambientale e
ittiofaunistica e nelle indicazioni e prescrizioni finali.
La completa informatizzazione della Carta consente, tra
l'altro, l'aggiornamento della stessa in tempo reale.
A ciascun ecosistema omogeneo fa capo uno specifico
piano di gestione nel quale le specie spontanee originarie
definiscono il popolamento ittico teorico, con indicazioni
relative al ruolo di dominanza di ciascuna di esse.
Tutti i dati e le informazioni relative agli
ecosistemi o corpi idrici omogenei - distintamente per le
acque correnti e per le ferme - sono riassunti in due
schede sintetiche, una relativa ai caratteri stabili
(morfologia, morfometria, geologia, uso del territorio e
popolamenti ittici teorici) ed una a quelli variabili
(qualità ambientale e qualità dei popolamenti ittici
attuali).
Le schede presentano una serie di lacune di
conoscenza che si prevede di colmare nei prossimi
cinque-sei anni attraverso una serie di monitoraggi ittici
ed ambientali.
Per oltre 200 ecosistemi omogenei sono definite delle
stazioni rappresentative di riferimento, che costituiranno
l'area fissa per il rilevamento dei dati. I risultati dei
rilievi ittiologici saranno registrati, elaborati e
rappresentati graficamente nella terza sezione della Carta
ittica.
Un'ulteriore sezione raggruppa i piani di gestione
riferiti ai corpi idrici omogenei. Si distinguono piani di
gestione specifici, attribuibili ad ecosistemi omogenei per
i quali le conoscenze sono tali da consentirne la stesura e
piani di gestione a carattere generale (distinti per
tipologia ambientale ed ittica), ai quali si riferisce la
maggior parte delle aree omogenee considerate e per cui i
dati a disposizione sono insufficienti a definire dei piani
dettagliati (circa 70 piani di gestione specifici e 19
generali). Ciascun piano di gestione comprende una breve
descrizione della situazione ambientale ed ittica
dell'ecosistema omogeneo, gli obiettivi finali e transitori
della pianificazione, le indicazioni per il miglioramento
ambientale, le prescrizioni ittiogeniche transitorie e
vincolanti, le indicazioni sulla regolamentazione della
pesca e del monitoraggio ittiologico, la durata del piano
di gestione ed infine le prospettive future. Si precisa che
le indicazioni relative al Deflusso Minimo Vitale hanno
funzione propositiva e di contributo tecnico di settore e
non costituiscono norma per il regime dei corsi d'acqua
essendo essa demandata al Piano Generale Di Utilizzazione
Delle Acque Pubbliche.
Sono stati redatti anche particolari piani di tutela
di specie ittiche (Trota fario autoctona, Trota marmorata e
Salmerino alpino), diretti all'omogeneizzazione degli
eventuali interventi necessari al loro recupero, nonché
definiti i principi informatori per azioni di tutela di
zone di particolare pregio ecologico-naturalistico o
recupero di ambienti degradati e/o artificializzati per il
miglioramento delle condizioni di vita dell'ittiofauna.
Parallelamente al procedere dei lavori di stesura del
documento si è provveduto a mantenere un continuo contatto
e flusso di informazione con le Associazioni pescatori che,
in più occasioni, informalmente e formalmente, sono state
aggiornate sullo stato di avanzamento dei lavori (incontro
del 15/12/97, Comitato Pesca 2/3/98; incontri informativi
per l'assunzione di dati storici e di interesse maggio-
giugno '98; incontro Sala Verde 14/5/99; tavolo di ascolto
Sala Verde 3/3/00; consegna bozze Carta ittica ad ogni
associazione per le acque di competenza Sala Verde 20/4/00;
osservazioni scritte pervenute dal giugno 2000 all'aprile
2001; Convegno di presentazione della Carta Ittica Aula
Magna Istituto Agrario di S. Michele all'Adige 18/05/01;
Comitato Pesca 3/8/01).
Alla luce della situazione emersa dall'analisi
conoscitiva, tenuto altresì conto delle osservazioni
formulate da parte delle Associazioni dei pescatori, è
emerso come l'applicazione immediata di quanto previsto
dalla Carta Ittica appaia difficile per alcune situazioni
socio - gestionali e per certi aspetti tecnici (difficoltà
consistenti sostanzialmente nello stato di alterazione di
alcuni tratti del reticolo idrografico, nell'attuale
insufficienza di materiale ittico autoctono da
ripopolamento, prevalentemente Trota marmorata e Salmerino
alpino, nell'impossibilità di reperire ciprinidi indenni
dalle malattie infettive SEV e NEI). E' parso opportuno
quindi prevedere un periodo di transizione regolato da una
sorta di "Norme transitorie di attuazione" che, fermi
restando i principi della Carta ittica, consentano un
graduale adeguamento agli strumenti di sostegno tecnico
economico al settore da parte della Provincia e
contemporaneamente una progressiva riduzione, fino ad
aderenza a quanto previsto dalla Carta ittica, di pratiche
di gestione ittica non corrette tecnicamente ma oggi
rilevanti da un punto di vista sociale.
Nell'elaborazione di dette "Norme transitorie di
attuazione" si è tenuto conto delle richieste formulate al
Servizio Faunistico dalle associazioni dei pescatori
durante il periodo di presa in visione della Carta ittica.
La bozza di tali "Norme transitorie di attuazione" è
stata predisposta dal Servizio Faunistico ed inviata alle
associazioni il 19 marzo 2001, convocando per il 4 aprile
2001 in Sala Verde, presso la sede centrale della
Provincia, un apposito incontro per discuterne. A questo se
ne sono aggiunti parecchi altri decentrati sul territorio
(l'ultimo dei quali il 15 giugno 2001 a Tione) diretti ad
approfondire ulteriormente la conoscenza dei problemi e
delle esigenze delle Associazioni in relazione a Carta
ittica e Norme di attuazione.
Tutto ciò per assicurare che l'approvazione della
versione definitiva della revisione della Carta ittica
rappresentasse il momento finale di un processo di
partecipazione e coinvolgimento dei pescatori trentini che
hanno rivestito e rivestono un ruolo basilare nella
gestione, conservazione e valorizzazione del patrimonio
ittico provinciale.
Si sono, infine, concluse alcune importanti azioni
prodrome all'attivazione della revisione della Carta
ittica:
1. la realizzazione di uno specifico corso formativo
teorico pratico tenutosi il 22 e 23 gennaio 2001,
indirizzato al personale dei Servizi forestali della
Provincia e dei guardapesca delle Associazioni
pescatori, al fine di istruire detto personale
all'acquisizione dei dati ambientali (su apposita scheda
di campagna definita dall'ittiologo incaricato)
necessari per il completamento e l'aggiornamento delle
schede descrittive degli ecosistemi omogenei nonché a
rendere idoneo detto personale a coadiuvare
efficacemente l'ittiologo incaricato nell'individuazione
delle stazioni rappresentative degli ecosistemi omogenei
stessi;
2. l'individuazione sul territorio delle stazioni (di cui
sopra) rappresentative degli ecosistemi omogenei a
priorità 1 e 2, ossia di maggior rilevanza ittica e
biologica;
3. la predisposizione di tutti gli atti formali e
burocratici per un rapido avvio dei rilievi dei
parametri ittici e biologici condotti in collaborazione
tra Istituto di S. Michele, Associazioni dei pescatori e
Servizio Faunistico.

LA GIUNTA PROVINCIALE

- udita la relazione;
- considerate e condivise le motivazioni rappresentate
nella Parte generale della Carta ittica e nella premessa
delle Norme transitorie di attuazione della stessa;
- visti l'art. 8 della L.P. 12/12/78, n. 60 e s.m. e int.;
- vista la deliberazione n. 8260 del 30 luglio 1982;
- visto il verbale del Comitato prov. Pesca dd. 3/8/01;
- visti gli elaborati della revisione della Carta Ittica
così definiti:
- Sezione generale: reca i criteri generali della
gestione ittiofaunistica e illustra le metodologie
tecniche e scientifiche applicate, anche al fine di
stabilire un protocollo standardizzato per le future
acquisizioni di dati;
- Data base: raccoglie l'elenco degli ecosistemi
omogenei individuati, con tutte le informazioni
relative alle sezioni di rilevamento, alle
caratteristiche ambientali stabili, alle
caratteristiche qualitative variabili, al popolamento
ittico teorico, alle presenze ittiche attuali e alle
indicazioni e prescrizioni per la gestione ambientale
e ittica;
- Risultati dei rilievi ittiologici: contiene dati ed
elaborazioni relative a rilievi ittiologici
realizzati in alcune stazioni tra il 1998 e il 1999 e
accoglierà i dati dei rilievi da svolgere nel periodo
2001-2006;
- Repertorio del reticolo idrografico della provincia,
sia informatico, sia cartografico;
- Piani di gestione elaborati per i corpi idrici
omogenei e relative appendici generali;
- Piani di intervento coordinati di rilievo
provinciale;
- Conclusioni;

- dato atto che alcune delle parti di cui al precedente
capoverso (Data base - Risultati dei rilievi ittiologici
- Repertorio del reticolo idrografico provinciale),
considerato l'elevatissimo numero di pagine da cui sono
costituite o per la particolare estensione fisica della
loro restituzione su carta sono allegate alla presente
solo su CD-ROM;

- visto il documento relativo alle "Norme transitorie di
attuazione" per l'applicazione della revisione della
Carta Ittica di cui alla premessa;

- a voti unanimi, espressi nelle forme di legge,

delibera

1. di approvare, a norma dell'art. 8 della L.P. n. 60/78 e
s.m. e int., la revisione della Carta Ittica, così come
sopra definita, che, allegata sui supporti e nei modi
descritti in premessa, fa parte integrante e sostanziale
della presente deliberazione, e che sostituisce ai fini
metodologici, conoscitivi e gestionali la Carta ittica
approvata con deliberazione n. 8260 del 30 luglio 1982;

2. di fare propri i principi tecnico-scientifici e le
indicazioni generali per la gestione ittiofaunistica del
patrimonio ittico del Trentino individuate dalla
revisione della Carta Ittica, al fine di una più
efficace tutela, valorizzazione e razionale utilizzo
della risorsa rappresentata da detto patrimonio;

3. di demandare al Servizio Faunistico l'aggiornamento
costante di tutti i data-base, le schede, i piani di
gestione con l'esclusione, in quest'ultimi, delle sole
"Prescrizioni ittiogeniche transitorie e vincolanti";

4. di disporre, a fine ciclo delle indagini ittiche
previste dalla revisione della Carta ittica,
l'aggiornamento dei piani di gestione relativamente alla
parte "Prescrizioni ittiogeniche transitorie e
vincolanti";

5. di approvare le "Norme transitorie di attuazione della
Carta Ittica" allegate alla presente deliberazione che
costituiscono parte integrante e sostanziale della
stessa;

6. di disporre che all'individuazione dei tratti sui quali
applicare le Norme di attuazione di cui al precedente
punto provveda il dirigente del Servizio Faunistico con
propria determinazione;

7. di disporre la pubblicazione del presente provvedimento
sul Bollettino Ufficiale della Regione.

- - - - -
Norme transitorie di attuazione della Carta Ittica
parte integrante non gestita dal sistema